Cronaca

Commissione Ecoreati, da Valnestore a Gesenu “la spazzatura” dell’Umbria sotto inchiesta

Occhi chiusi e nasi tappati perchè c’erano da difendere i posti di lavoro e la ricchezza e “Molte aziende negli anni Settanta-Ottanta hanno dato lavoro a tanta gente”. Il presidente della Commissione ecoreati Alessandro Bratti scatta la sua foto della Valnestore. Con il lavoro della Commissione in questi anni, lui e il team di magistrati e colleghi parlamentari, ne hanno visti parecchi di casi drammatici in giro per l’Italia. A loro probabilmente quello della Valnestore non sembra certo il peggiore. Eppure qui, sotto l’erba verde, ci sono stati 30 milioni di tonnellate lignite. Queste hanno prodotto 4 milioni e 300 mila tonnellate di ceneri che adesso arrivano anche ad undici metri sotto i piedi dei commissari.

E’ questo il nodo, perchè “Lì – ha detto Bratti – c’è Enel che credo abbia una serie di responsabilità su quello che è capitato e si farà carico di dare una risposta alla popolazione locale”. Sono arrivati in quattro i parlamentari esperti di tematiche ambientali, con loro agenti di polizia giudiziaria e i sindaci di Panicale e Piegaro, gli esperti Arpa e Asl e i carabinieri del Noe a fargli da “ciceroni” tra le terre e le strutture e le proprietà oggetto di sequestri da parte della Procura. 

Ma i componenti della commissione d’inchiesta guidata dall’onorevole Alessandro Bratti (Pd), con lui i colleghi Paolo Arrigoni (Lega), Stefano Vignaroli (M5S), Miriam Cominelli (Pd) dopo il sopralluogo di ieri mattina hanno ascoltato nel pomeriggio il procuratore Luigi De Ficchy ed il pm titolare delle indagini Paolo Abbritti, a seguire i sindaci di Panicale Giulio Cherubini e Piegaro, Roberto Ferricelli, il direttore dell’Arpa Ganapini. Il comandante del Noe Francesco Motta ed i rappresentanti dell’Asl regionale e del comitato Soltanto la salute.  “Non c’è dubbio – le parole del presidente Bratti – che la quantità di materiale sepolto qui è impressionante. Che vi è stata una forte attività che fa parte dei conti che dobbiamo fare con l’eredità del passato fatta di sottovalutazioni di errori e di poca conoscenza sui temi ambientali. Legata anche ad interessi economici del tempo. Uno dei temi più importanti è proprio quello del tipo di emissioni. Non c’è dubbio che bruciare carbone e lignite non è come bruciare metano quello che è difficile oggi è trovare evidenze oggi delle emissioni di allora”.  E allora adesso c’è da pensare a come risarcire il territorio a come far ripartire la valle. Del resto Enel è ancora nel sito, con la nuova centrale a biogas e in cantiere c’è un progetto (Futur-e) che punta alla riconversione delle aree ex centrali. Prima però potrebbero esserci importanti bonifiche da assolvere.

Gesenu e “spazzatura d’oro connection”. “Gesenu è brutta storia” ha detto Bratti. “C’è stata lentezza nel prendere le adeguate contromisure o fare le adeguate verifiche – le parole del parlamentare – Siamo stati qui un anno fa e quelle situazioni che si sono concretizzate con l’arresto dell’altro giorno erano le stesse e da allora forse tante cose non erano cambiate. Ci sembra di capire che dall’ultima volta in cui siamo stati qua ad oggi – spiega Bratti – non siano stati fatti tutti i controlli da parte di chi doveva. Non tanto da parte della magistratura inquirente, ma dalle amministrazioni interessate. Ci sembra che sia stato tutto sottovalutato, nonostante un segnale fosse già stato dato”. Perchè se  la storia della Valnestore,  è simile a molte altre presenti in Italia di condotte “ignoranti ma non dolose”, fatte per proteggere interessi e posti di lavoro , quello di Gesenu appare come “una situazione non a spot. Ma un sistema organizzato per poter lucrare il più possibile con condotte non lineari”.