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CHIUDE DOMANI IL PRIMO PREMIO NAZIONALE “HARTIGIANATO”

In dirittura di arrivo la prima edizione del Premio Nazionale “hartigianato” voluto e promosso dalla Cooperativa Sociale Il Cerchio, premio riservato a prototipi di manufatti artigianali che – oltre ad essere belli e ben fatti – siano realizzati in ambiti socio riabilitativi e educativi. L'esposizione dei 5 “prototipi finalisti” avverrà nel corso dell'iniziativa “Il profumo di un'idea” ai giardini dell'Ippocastano a Spoleto, sabato prossimo 6 giugno. Il premio è stato siglato come edizione otto punto zero, ovvero ottava edizione di “hartigianato” (nella precedente versione “mercatino”) edizione n.0 nella nuova veste di Premio Nazionale.

Partecipanti:-l'Istituto Bonilli di Trevi presenta la lavorazione manuale della carta; -Articolo Uno di Spoleto presenta la realizzazione di “oggettistica in legno”;-la Cooperativa Il Quadrifoglio di Orvieto presenta una particolare tecnica di tessitura;-l'Isola Che C'è di Giano dell'Umbria presenta “Volo”, un originale portatovaglioli ad incastro;-la Cooperativa Re.Leg.Art. di Perugia il “Gran Libro” in legatoria in pelle con “incisioni” vegetali uniche e brevettate. Gli Elfi di Foligno inoltre presentano e “svelano” la storia della “giro pittura”.

La premiazione è prevista per le ore 17,30. Attraverso l'impegno della Cooperativa Sociale Il Cerchio, con”Hartigianato” la città di Spoleto si riappropria della storia dei suoi Centri Diurni per Disabili che furono tra i primi a proporre le attività artigianali come strumenti di emancipazione e promozione sociale. Una testimonianza resa ancora più viva dal progetto presentato da “Articolo Uno” (i Centri ospitati nella Torre Telematica del Centro Civico di S. Nicolò), che illustra una tecnica originale di decorazione “.che si può fare anche a occhi chiusi!”, ideata proprio in quei laboratori negli anni '90.

In questo testo che segue e che presenta il premio “Hartigianato”, c'è il significato e il valore della contaminazione tra artigianato e handicap: “Certo quell'acca iniziale potrebbe suggerire il “segnale” checontraddistingue internazionalmente l'handicap, ma nulla è mai così semplice e banale. E' una lettera muta, un piccolo segno che acquista vigore se si integra con altri, e infine pur senza cambiare il suono della parola, ci accompagna ad immaginare nuove contaminazioni. A ben vedere in molti gesti di vecchie arti e mestieri c'è una piccola opportunità in attesa di essere spesa per dare dignità a uomini e donne per le quali un solo gesto è già il tutto. Individui che potremmo chiamare “disabili”, ma che noi vorremmo poter chiamare “hartigiani”.”