Terni

Ast, Rossi chiede lumi su fusione ThyssenKrupp | E Fiom punta il dito sulle criticità

Preoccupano a Terni i futuri assetti societari della ThyssenKrupp per quanto riguarda l’Ast. In particolare a chiedere dettagli sulla possibile prossima  compravendita degli asset europei di ThyssenKrupp a Tata Steel è il senatore del Pd Gianluca Rossi. “La fusione tra Tata Steel e ThyssenKrupp – evidenzia – sembra non essere più solo un gossip, ma una realtà pronta a compiersi, come annuncia Siderweb, dove si scopre che sarebbe ormai solo una questione di dettagli. Sto per depositare un’interrogazione al Ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, per chiedere un intervento del governo con l’obiettivo di verificare lo stato dell’arte, ed in particolare come si intende proteggere le produzioni italiane di ThyssenKrupp, tra cui l’Ast“.

Non è la prima volta che pongo questo quesito e credo sia ora di agire senza esitazione – conclude il senatore – per salvaguardare le produzioni di inox ternane e ed i lavoratori, che costituiscono, entrambi, un asset strategico eccezionale di questo Paese. Bisogna evitare a tutti i costi che si ripeta quanto già accaduto nell’accordo di qualche anno fa tra Outokumpu e ThyssenKrupp”.

E intanto sulla Acciai speciali Terni fa il punto anche la Fiom, che questa settimana ha concluso il ciclo di “assemblee di organizzazione” svolte all’interno del gruppo AST, “occasioni utili – spiega il sindacato di categoria – a fare il punto della situazione, insieme alle lavoratrici e ai lavoratori, sulle tematiche aziendali, ma anche sulle iniziative, non scollegate, che come organizzazione stiamo mettendo in campo in tema di legislazione del lavoro, a partire dall’abrogazione dei voucher e dal ripristino della responsabilità solidale negli appalti. Dalle assemblee è emersa una soddisfazione rispetto all’andamento generale del sito che, ad oggi, testimonia una situazione economica, finanziaria, produttiva e di prospettiva sicuramente migliore rispetto agli anni precedenti.

Una situazione che, si è tenuto a ribadire come fatto più volte, è frutto della mobilitazione dei lavoratori che hanno avuto prima la capacità di modificare il piano industriale di ThyssenKrupp e successivamente di consentire, con sacrifici organizzativi e salariali, il raggiungimento dei risultati che oggi si stanno ottenendo.

Ma se l’andamento generale positivo è oggettivamente riconosciuto, altrettanto oggettivamente si vive in fabbrica un sentimento di preoccupazione rispetto a criticità ancora presenti che non sembrano andare nella direzione auspicata, al netto dei futuri e possibili assetti societari di TK. In particolare, le vicende commerciali, la non chiarezza sul futuro di alcune ex società controllate e le criticità del sistema degli appalti, rappresentano ancora punti che per i lavoratori sono dirimenti per consolidare i risultati che si stanno ottenendo. Inoltre, emerge un forte malessere rispetto alla gestione complessiva del sito, con particolare attenzione all’organizzazione del lavoro, alle modalità operative e ad una non chiarezza di ruoli, funzioni e responsabilità, che rischia di non far esprime al massimo le potenzialità produttive, professionali e lavorative presenti nel sito. Dalle assemblee è emersa con forza la necessità di affrontare velocemente queste criticità e di aprire da subito una discussione sul contratto integrativo aziendale, che rappresenta l’elemento per misurare la vera volontà di Thyssenkrupp di declinare il contratto nazionale in azienda e di qualificare il sistema di relazioni sindacali. I lavoratori, prima dell’azienda, hanno a cuore i temi come ambiente, salute, sicurezza, formazione, problematiche sociali, organizzazione e redistribuzione della ricchezza in azienda, con giusti ed equi riconoscimenti professionali ed economici, verso le maestranze che troppo hanno pagato in questi anni.

Infine si è espressa una forte soddisfazione per le iniziative della FIOM e della CGIL che hanno messo in campo una forte mobilitazione partita con la raccolta di 4,5 milioni di firme e che oggi potrebbe portare alla modifica di pezzi significativi del JOBS-ACT che hanno indebolito i diritti di chi lavora a solo vantaggio della “libertà” delle imprese”.