Città di Castello

L’arte di Burri si tocca con mano, agli ex Seccatoi una mostra per i non vedenti

E’ stata presentata stamattina (giovedì 14 aprile) la mostra “La Luce del Nero” allestita negli Ex Seccatoi del Tabacco, una delle due sedi museale di Alberto Burri a Città di Castello.

Una mostra nuova che non ha precedenti”, l’ha definita il Presidente della Fondazione Burri Bruno Corà, che propone un’esperienza percettiva del Nero al vasto pubblico sia di vedenti che non vedenti, con modelli tiflodidattici accanto alla rispettiva opera, che permettono di toccare, percepire e “vedere” l’opera (e i materiali di cui è composta) anche senza usare la vista. Nel percorso fruitivo della mostra avverranno infatti processi cognitivi idonei a partecipare ad un’esperienza, per molti versi, immediata e fortemente stimolante.

È un momento di crescita per la Fondazione Burri – ha aggiunto Corà – La mostra apre anche un discorso su uno dei capitoli dell’opera di Burri: l’uso del nero. Il nostro Artista è stato magistralmente capace di produrlo in varie qualità: opaco, lucido o grattugiato”. “Il titolo di questa mostra nasconde un’altra ambizione: – ha aggiunto – la visione dell’opera non è solo un fatto oculare, ma è soprattutto mentale. È quello che si percepisce e deriva dall’opera: questa energia si può cogliere solamente se c’è un atto introspettivo. L’arte è essenzialmente qualcosa di metafisico, c’è un’energia deposta dall’artista nell’opera, il quale si augura che questa venga fuori quando qualcuno la guarda”.


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Insieme a Burri hanno realizzato opere elaborate col nero anche altri artisti del secondo Novecento documentati in mostra, come Agnetti, Bassiri, Bendini, Castellani, Fontana, Hartung, Kounellis, Lo Savio, Morris, Nevelson, Nunzio, Parmiggiani, Schifano, Soulages e Tàpies. Ciascuno con modalità, intenzioni e valenze diverse, tutti tuttavia capaci di suscitare nel visitatore stati d’animo, percezioni e sensazioni differenti.

Bruno Corà

A spiegare com’è nata la mostra e come si è legata al mondo dei non vedenti è stato Gregorio Battistoni, Presidente di Atlante Servizi Culturali: La mostra La Luce del Nero nasce con un intento ben preciso: la partecipazione dei non vedenti alle mostre temporanee e permettere a questo pubblico di interagire e comprendere l’arte”.

La Luce del Nero è stata realizzata nell’ambito del programma “Europa Creativa 2020” con il progetto “Beam Up” (Blind Engagement In Accessible Museum Projects 2020-2023), uno dei 93 progetti cofinanziati tra i 380 presentati dai 34 Paesi europei aderenti. Al progetto hanno inoltre collaborato come partner la Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano per tutti gli aspetti inerenti alla disabilità visiva; The Glucksman – Museo di arte contemporanea nel campus dell’Università di Cork (Irlanda) e il MSU Muzej Suvremene Umjetnosti (Museo di Arte Contemporanea di Zagabria) per il settore museale.

Battistoni ha inoltre sottolineato la realizzazione di un catalogo “concepito proprio per non vedenti e ipovedenti” e l’importanza di accogliere le scuole in visita alla mostra. Inoltre, dal 24 aprile, ogni domenica, sarà possibile partecipare a visite guidate su prenotazione organizzate proprio da ragazze non vedenti. Presenti in conferenza anche Francesco Cusati, Fondazione Istituto Ciechi di Milano e Loretta Secchi, Fondazione Istituto Ciechi Francesco Cavazza di Bologna. Importante per loro, in una visita al museo, è il poter toccare ciò che gli altri vedono: “Il tatto è un senso estremamente importante per una persona con una disabilità visiva e in questa mostra lo si potrà fare”.

Nadia Bredice e Debora Tramentozzi, le ragazze non vedenti che hanno attivamente collaborato alla realizzazione di questa mostra, hanno manifestato tutta la loro soddisfazione per la riuscita dell’evento. “Dopo aver studiato l’arte classica e moderna, pensavamo che il mondo dell’arte fosse finito lì e che per noi non ci fosse più nulla scoprire, capire ed apprezzare. Invece, grazie a questo progetto, abbiamo avuto modo di entrare in questo mondo fantastico che è quello di Burri e dell’arte contemporanea. Il genio di Burri hanno concluso è davvero per tutti”.