Terremoto Gesenu, l'ombra di "Mafia Capitale": Spunta Buzzi nella quarta interdittiva - Tuttoggi.info

Terremoto Gesenu, l’ombra di “Mafia Capitale”: Spunta Buzzi nella quarta interdittiva

Redazione

Terremoto Gesenu, l’ombra di “Mafia Capitale”: Spunta Buzzi nella quarta interdittiva

Avvocatura dello Stato: "Rischio infiltrazioni c'è, commissariamento protegge dal pericolo di inquinamento malavitoso"
Gio, 03/12/2015 - 11:15

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di Antioco Fois

Il rischio mafia per Gesenu c’è ed il commisariamento protegge la società dall’inquinamento della malavita organizzata. Dopo il ricorso al Tar della società dei rifiuti, per chiedere la sospensiva di interdittiva antimafia e commissariamento degli appalti, l’Avvocatura distrettuale dello Stato entra in gioco rispondendo con una memoria costitutiva che difende punto per punto l’operato della Prefettura di Perugia, firmataria dei provvedimenti. Nel pieno del carteggio fittissimo, che proseguirà fino al 27 gennaio – data stabilita stamane per la discussione al tribunale amministrativo l’eventuale revoca dei provvedimenti prefettizi – arriva la quarta interdittiva antimafia alle società che operano sotto l’ombrello di Gesenu. Questa volta la misura preventiva è per Viterbo ambiente, destinataria di 15 pagine nelle quali si ipotizzano collegamenti e aderenze con la criminalità organizzata, in una ricostruzione che cita anche Salvatore Buzzi, il re delle cooperative dell’inchiesta Mafia capitale, legato all’ex terrorista nero Massimo Carminati. Nella misura antimafia compare un’altra società umbra, la Cosp tecno service di Terni, socia di Gesenu in Viterbo ambiente, che oltre tutto gestisce la raccolta dei rifiuti in 24 comuni dell’Ati4, da Amelia a Orvieto (anche se nello specifico i servizi in Umbria non sono nel mirino).

L’ombra di Mafia Capitale. Nell’albero genealogico delle interdittive antimafia, quella a Viterbo ambiente è l’ultima di un filone iniziato dal consorzio Simco in Sicilia, per poi interessare Gesenu, il gigante Gest e la sarda Ecoimpianti. Nelle carte del prefetto di Viterbo, Rita Piermatti, spiccano i nomi del già citato Salvatore Buzzi e di Salvatore Florenza (anch’egli finito nel fascicolo dell’inchiesta Mafia capitale) in un contesto che comporta “un concreto pericolo di infiltrazioni mafiose in grado di condizionare le scelte e gli indirizzi dell’impresa medesima essendo stato rilevato un complesso quadro di permeabilità della società”.

Stando al dna societario ricostruito dalla Prefettura, la Viterbo ambiente (che opera nei Comuni di Viterbo e Montefiascone) è un consorzio formato per la maggioranza da Gesenu, il 51%, e per il restante 49% dalla ternana Cosp tecno service. Una metà della mela che al gruppo interforze della Prefettura risulta tutt’altro che sana, ma ritenuta condizionata “da un ragionevole quadro di permeabilità alla criminalità organizzata”, per una serie di legami societari che porterebbero fino alla coop 29 Giugno di Buzzi. La ternana Cosp, è bene precisarlo, non è destinatria diretta dell’interdittiva, ma è centrale nell’impianto del prefetto Piermatti che interessa Viterbo ambiente, partecipata con Gesenu. I legami tra Cosp tecno service passano dal Consorzio nazionale servizi (Cns) con sede a Bologna, di cui fa parte e nel cui assetto gestionale Buzzi “avrebbe ricoperto la carica di consigliere di sorveglianza” fino al dicembre 2016, se l’inchiesta sul presunto “mondo di mezzo” del “cecato” Carminati non l’avese interessato. “Il medesimo Cns – si legge nel provvedimento preventivo che attinge ad informative della Direzione investigativa antimafia e agli atti giudiziari – nell’atto di cessione del Cev spa (un ramo d’azienda, ndr) da parte del Comune di Viterbo a Viterbo ambiente è rappresentato dal Florenza Salvatore (come procuratore speciale, ndr) , tutt’ora indagato, unitamente a Buzzi e Carminati” nell’ambito di Mafia capitale. Ma Cosp tecno service partecipa anche “al 37,5% al Consorzio raccolta differenziata Roma scarl riconducibile al predetto Buzzi”, “al 33,3% al Consorzio raccolta differenziata Roma due in liquidazione giudiziaria in quanto riconducibile al predetto procedimento Mafia capitale” e “al Consorzio raccolta differenziata Roma tre anch’essa in liquidazione giudiziaria per effetto del medesimo procedimento”. E i tre consorzi romani per la differenziata “risultano partecipate dalla soc. cooperativa 29 Giugno cooperativa sociale riconducibile per l’effettiva titolarità e disponibilità al medesimo Salvatore Buzzi”.

Riprendendo dall’ultimo atto, la battaglia legale di Gesenu si preannuncia molto complessa. Affidata alle controdeduzioni che la società partecipata del Comune di Perugia, nelle carte depositate al Tar, aveva mosso nel tentativo di smontare la tesi della Prefettura. Il pool di legali (Bromuri, Clarizia, Lipani, Sbrana) aveva anche sottolineato i danni economici che la società sta riportando dal commissariamento. In risposta, l’avvocato dello Stato Roberto Ristori, in una quarantina di pagine, ricorda anche che per un’interdittiva antimafia bastano gli indizi, come provvedimento volto “a garantire un ruolo di massima anticipazione all’azione di prevenzione in ordine ai pericoli di inquinamento mafioso”. Paragonato alla vita quotidiana viene in mente un allarme antincendio, programmato per scattare al minimo sentore di fumo, quando l’incendio non è ancora divampato. “Con la conseguenza che è sufficiente – continua infatti la memoria dell’Avvocatura – che vi sia un quadro indiziario tale da generare un ragionevole convincimento sulla sussistenza di un condizionamento mafioso”.

Lo scenario delineato dal prefetto, Antonella De Miro, per l’Avvocaura è quindi “rinvenibile nella fattispecie” e l’interdittiva a Gesenu “ne dà ampio e documentato conto, in maniera logica e congruente”. Se poi si parla dei danni economici paventati dalla società interdetta ed estromessa dalla white list delle aziende – con clienti privati in fuga o intenzionati a rescindere i contratti in essere, tra cui Nestlè-Perugina, per la “cattiva reputazione” derivata dalle notizie diffuse sui provvedimenti prefettizi – l’organo che si è costituito in difesa della Prefettura replica che “nella corretta valutazione di bilanciamento degli interessi in gioco e tenuto conto delle misure poste in essere appare evidente che al di là delle affermazioni di mero principio di controparte nessun danno grave e tantomeno irreparabile riceve la società ricorrente dai provvedimenti impugnati”. Ossia i rischi economici non ci sono o non sono tali da mettere in pericolo le attività di Gesenu, ora gestite dal triumvirato di commissari.

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