Omicidio Bellocchio, San Donaci accoglie il feretro di Raffaella | Il sindaco "dolore di un'intera comunità" - Tuttoggi.info

Omicidio Bellocchio, San Donaci accoglie il feretro di Raffaella | Il sindaco “dolore di un’intera comunità”

Sara Minciaroni

Omicidio Bellocchio, San Donaci accoglie il feretro di Raffaella | Il sindaco “dolore di un’intera comunità”

Lutto cittadino nel paese natale della madre uccisa a colpi di fucile dal marito. Francesco Rosi in isolamento in carcere
Lun, 30/11/2015 - 17:53

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“Il senso di smarrimento e di sgomento ha pervaso la comunità di San Donaci, lasciandola attonita. Il profondo dolore delle famiglie è diventato dolore condiviso dall’intera comunità”. Con queste parole il sindaco di San Donaci ha motivato il lutto cittadino indetto per oggi, 1 dicembre, in occasione del “ritorno a casa” di Raffaella Presta. La bara bianca della madre 40enne, portata in spalla, ha percorso la via principale del paese dopo aver lasciato una chiesa di San Luigi gremita, scortata dal corteo composto da moltissimi abitanti del paese con i testa la famiglia della della donna.

Le esequie erano previste per oggi alle 15 nella chiesa di San Luigi a San Donaci in provincia di Brindisi. Il suo paese natale l’ha accolta nell’ultimo viaggio così come hanno deciso la madre, la sorella gemella e il fratello dell’avvocatessa 40enne vittima della violenza del marito Francesco Rosi, in carcere dal 25 novembre. Prima dei funerali la camera ardente è stata allestita da questa mattina nella casa comunale di San Donaci. Dove immediatamente si è recato anche il sindaco Domenico Fina. 

E per domani mattina è attesa anche la notifica della decisione del Tribunale dei minori in merito all’affidamento del figlio della coppia. Già affidato temporaneamente alla sorella gemella della vittima, la zia particolarmente legata al bambino sarà probabilmente la destinataria dell’affido definitivo. “Ora si trova in un luogo protetto – spiega l’avvocato Marco Marmottini – è tranquillo, per quanto possibile, e al sicuro. C’è stata la massima volontà da parte di tutte la parti in causa a fare le cose nella sua massima tutela”.

“La cosa che più conta in questo momento è agire nella tutela e negli interessi del minore” così l’avvocato Marco Marmottini, legale della famiglia di Raffaella Presta ha commentato l’udienza davanti al Tribunale dei minori che ieri, 30 novembre, si è tenuta per decidere sull’affidamento del figlio della vittima del tremendo omicidio avvenuto mercoledì 25 novembre a Perugia. Oggi si terrà la camera di consiglio che stabilirà se il minore può essere affidato ai nonni materni, ora che orfano di madre e con il padre in carcere per lui si apre una fase veramente delicata.

Il piccolo in questa tremenda vicenda è la prima figura da proteggere. Dopo che in quel pomeriggio, in cui due di colpi di fucile hanno spezzato la vita di sua madre, lui stava facendo il bagno a pochi metri da dove il padre ha segnato per sempre il destino di tutti e tre. Con i capelli ancora bagnati Francesco Rosi lo ha preso in braccio e lo ha consegnato alla zia dal terrazzo, di quella stessa villa di via del Bellocchio, e poi ha chiamato i carabinieri: “Venite ad arrestarmi, ho sparato a mia moglie”.

All’arrivo dei carabinieri lui li aspetta davanti al cancello e poi li conduce al secondo piano della villa. Nel corridoio c’è un bossolo esploso di fucile da caccia. Nella prima porta sulla destra il corpo di Raffaella e lì vicino il fucile Beretta calibro 12 con ancora un cartuccia esplosa ma non espulsa. Quella stessa sera davanti al pm Manuali, Rosi si avvale della facoltà di non rispondere. Lo farà venerdì, in carcere davanti al proprio legale avvocato Luca Maori e al Gip Andrea Claudiani che convalida l’arresto, raccontando che la rabbia sarebbe esplosa al pronunciamento di una frase da parte di Raffaella: “Questo non è tuo figlio”. Ma il Gip non crede che la vittima, “terrorizzata” e “succube” del marito, talmente spaventata da aver comprato una scheda telefonica segreta solo per parlare con il fratello, talmente spaventata da chiedere all’amica di non intervenire anche se lui la picchiava, possa aver pronunciato una simile “iniziativa verbale a freddo, per sfregio e umiliazione come quella descritta dall’uomo”.

Resta il fatto inoltre che per il giudice quei due colpi non sono certamente partiti per sbaglio, o durante una colluttazione di cui non esiste traccia, la stanza è in perfetto ordine con ancora la fotografie e i pupazzi sugli scaffali. “La sequenza degli avvenimenti indica – per il giudice – una perfetta consapevolezza di quanto agito e piena padronanza delle azioni” e parla di un atto come “estremo rispetto alla catena abituale delle vessazioni”. Le stesse evidentemente avevano provocato a Raffaella quei lividi al volto che per testimoniare aveva inviato per foto al fratello, appena pochi giorni prima di essere uccisa. E di questi racconti di testimoni ce ne sono così tanti che il Gip non può credere alla versione dell’assassino secondo cui le avrebbe messo le mani addosso nel solo episodio della foto e che per il resto si è sempre trattato di litigi e non di percosse “unilaterali”.

“Non bisogna dimenticare – spiega il gip per motivare la non concessione dei domiciliari – che egli (Rosi, ndr) ha indicato quale causa scatenante del suo gesto, non già la sua impostazione improntata al possesso ma una frase della moglie e più in generale la sua relazione extraconiugale, in ciò questo giudice rileva una evidente persistenza dello stesso atteggiamento, che è alla base, passo dopo passo, di questa vicenda” e ancora, “si tratta dell’area che coinvolge – spiega – le pretese di possesso e gelosia e che, a partire da questo terribile episodio accaduto – potrebbe ormai coinvolgere anche ulteriori persone a partire da quelle a cui lui imputa, nella sua prospettiva, la rovina della sua famiglia”.

Funerali. E intanto la procura, ultimati gli accertamenti medico legali del medico legale Laura Paglicci Reattelli, sul corpo di Raffaella Presta, ha rilasciato ieri il nullaosta per la restituzione della salma ai familiari che hanno quindi organizzato l’ultimo viaggio verso la Puglia, suo paese d’origine, dell’avvocatessa quarantenne vittima di un delitto così atroce.

(Foto Corriere del Mezzogiorno)

(Ultimo aggiornamento 01 Dicembre 2015 ore 20)

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