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Tesoro di Canoscio, la “storia” del corredo al Museo diocesano tifernate

Un pubblico numeroso ha partecipato, sabato 28 novembre, nel Salone Gotico del Museo diocesano, alla presentazione del libro “Il Tesoro di Canoscio” di Marco Aimone (Monumenti Antichi 72 -Volume XVIII – Accademia Nazionale dei Lincei, Giorgio Bretschneider Editore – Roma 2015) alla presenza dell’autore, giovane studioso di Biella già affermato nel panorama internazionale degli studi sulle oreficerie tardo antiche e proto bizantine.

Nel 1935 il Vescovo di Città di Castello Filippo Maria Cipriani condusse una tenace battaglia con il Ministero dell’Educazione Nazionale per la riconsegna di tutti i pezzi rinvenuti a Canoscio nello stesso anno. Il Vescovo sosteneva il legame del Tesoro con il nostro territorio, documento unico delle origini cristiane dell’Alta Valle del Tevere. Dello stesso pensiero mons. Enrico Giovagnoli, sacerdote e studioso dell’epoca, nei suoi due articoli del 1935 e del 1940 che determinarono la fortuna critica delle argenterie. Anche le autorità statali di allora compresero l’importanza e l’unicità del Tesoro tanto erano intenzionati ad esporlo presso la Regia Galleria di Perugia.

Catia Cecchetti, coordinatrice dell’iniziativa ha aperto i lavori; dopo i saluti istituzionali del Vescovo Domenico Cancian e dell’assessore alle Politiche culturali del Comune di Città di Castello Michele Bettarelli, gli interventi hanno consentito di cogliere appieno l’importanza dei pezzi del Tesoro conservato nella Sala I nel Museo diocesano.

Aimone ha iniziato il suo studio nel 2008 con approfondimenti e parallelismi con altri corredi liturgici o domestici conservati in Italia ma anche all’estero e un importante ricerca d’archivio che ha permesso di individuare pezzi gemelli conservati in Germania. Di tali novità è stato anticipatore il prof. Corrado Rosini Storico dell’arte e già funzionario delle Belle Arti della Regione toscana che nel 2011 ha pubblicato una monografia sul Tesoro (Petruzzi Editore), presentata proprio al Museo diocesano. Rosini ha individuato la presenza di 2 pezzi gemelli, un piatto e un cucchiaio conservati al Bode Museum di Berlino, e Aimone altri 4, oggi in diversi musei tedeschi (due cucchiai a Magonza, un altro a Colonia e un piatto di Meleagro a Monaco). La dott.ssa Giuditta Rossi, della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, ha ricostruito le vicende del ritrovamento avvenuto in modo fortuito a Canoscio il 12 luglio del 1935 quando un contadino, Giovanni Tofanelli, con il vomere dell’aratro urtò i pezzi seppelliti sotto terra.

Dopo la presentazione è stata inaugurata nella Sala I del Tesoro la mostra storico documentaria che rimarrà aperta fino al 31 dicembre con foto e documenti inediti dell’Archivio Capitolare di Città di Castello, che hanno messo in evidenza i termini delle dispute dell’epoca condotte con tenacia dall’allora Vescovo Filippo Maria Cipriani e i ministri dell’Educazione Nazionale C. Maria de Vecchi e Giovanni Bottai.

Il Tesoro fu concesso al Vescovo e alla Cattedrale il 5 settembre del 1940, documento unico dell’origine della cristianità a Città di Castello; il corredo ha sollevato grande interesse nel mondo dell’archeologia e della storia dell’arte, considerato unico per numero di pezzi, tipologia e simbologia; ancora molti sono però i dubbi e gli ambiti di ricerca da indagare in modo da consentire una giusta ricostruzione del conteso storico-sociale economico e religioso nel quale i pezzi sono stati prodotti, utilizzati e nascosti.