Gesenu, nuove carte al Tar: "Contratti e dipendenti a rischio". Si sfilano Nestlè e altri 15 "big" - Tuttoggi.info

Gesenu, nuove carte al Tar: “Contratti e dipendenti a rischio”. Si sfilano Nestlè e altri 15 “big”

Redazione

Gesenu, nuove carte al Tar: “Contratti e dipendenti a rischio”. Si sfilano Nestlè e altri 15 “big”

Società dei rifiuti contro il Prefetto: "Talmente puliti che il Ministero aveva assunto da noi un pentito per proteggerlo dalla Mafia"
Sab, 28/11/2015 - 18:52

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di Antioco Fois

Si fa sempre più agitato il mare che Gesenu si trova a navigare. Dopo l’interdittiva antimafia e commissariamento degli appalti disposto dalla Prefettura di Perugia, arrivano le prime disdette di finanziamenti e contratti. Il pezzo più rilevante a rischio è l’accordo economico con la Nestlè che per ora avrebbe solo manifestato l’intenzione a recedere. Così per altri 15 privati, che avrebbero già fatto un passo indietro dal rapporto contrattuale con Gesenu, ed una serie di gruppi intenzionati a sfilarsi.

La società non ha dubbi che la fuga degli acquirenti sia causata dal bollino antimafia ritirato dalla Prefettura e dalla conseguente uscita dalla white list delle aziende. E lo puntualizza in una memoria cautelare depositata ieri (27 novembre) al Tar dell’Umbria, in vista della discussione di mercoledì prossimo sul ricorso già presentato contro le misure prefettizie. Un breve scritto denso di contenuti, per precisare il danno ed i rischi che corre la società partecipata del Comune di Perugia con lo stop imposto dal prefetto Antonella De Miro e l’arrivo del triumvirato di commissari, che ha di fatto congelato la società. La cattiva reputazione derivata dalla segnalazione antimafia, poi amplificata dal battage mediatico, assieme all’onda lunga di contratti rescissi e impossibilità a presentarsi a nuove gare d’appalto, arriverebbe anche a mettere a rischio il pagamento di fornitori e dipendenti, fino alla sopravvivenza stessa di Gesenu.

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In poche cartelle il pool di avvocati di Gesenu snocciola tutti i contro delle misure prefettizie, per chiederne intanto la sospensiva al tribunale amministrativo. In vista dell’udienza, la società – per il 45% del Comune di Perugia – che si appresta a presentarsi in camera di consiglio contro la Prefettura ha presentato una serie di “elementi ulteriori – si legge nel documento depositato – emersi sia in relazione all’evidente travisamento dei fatti nel quale è incorso il Prefetto, nonché in merito al grave e irreparabile pregiudizio causato dall’interdittiva e dal commissariamento”. E lo fa mettendo avanti i danni finanziari, che Gesenu manifesta come collegati ai provvedimenti che l’hanno colpita. Danni che “mettono a grave repentaglio la continuità aziendale e i livelli occupazionali, non consentendo alla società di attingere a finanziamenti che aveva già concordato”.

In tutto vengono elencati circa 7 milioni di euro, relativi a diverse linee di credito interrotte dopo l’azione della Prefettura. Si va dai 3,5 milioni del finanziamento interrotto da Sgr (che gestisce il Fondo Finint Smart Energy), al Monte dei Paschi di Siena, che “ha revocato due linee di credito per anticipo fatture e una linea di credito per scoperto di conto corrente che ammontavano a circa un milione di euro”. Problemi anche con l’incremento di un fido per l’acquisto di combustibile, che Q8 Quaser non concederà più, e per i fondi Par Fsc (ex Fas), di circa 2,5 milioni che la Regione aveva assegnato a Gesenu “per l’adeguamento e il potenziamento dell’impianto di compostaggio in località Pietramelina (Perugia)”.

I guai non arrivano solo da istituti di credito e fondi di finanziamento, ma dal territorio, con 15 contratti “risolti da soggetti privati”. “Ulteriori gruppi internazionali (tra i quali appare sufficiente citare Nestlé) – si legge ancora nel documento – hanno già comunicato per le vie brevi la loro intenzione di risolvere i contratti in essere con il Gruppo”. Nestlè che a Perugia significa soprattuto Perugina.

Il protrarsi degli effetti del commissariamento poi, metterebbe a “grave repentaglio la continuità aziendale e i livelli occupazionali, non consentendo alla società di far fronte al pagamento dei fornitori e dei dipendenti a causa della grave crisi di liquidità finanziaria”. L’impossibilità di presentarsi a nuove gare di appalto, invece, determina “l’esclusione della società dal circuito relativo agli affidamenti di nuovi servizi per la gestione dei rifiuti”, e preclude all’azienda di “ottenere nuove autorizzazioni o il rinnovo di quelle esistenti, necessarie per svolgere le attività di Gesenu anche nei confronti dei privati”. Tutte misure che per il team di legali potrebbero via via soffocare l’azienda, con conseguenze dirette sulla sopravvivenza di Gesenu: “Sulla possibilità stessa di proseguire l’attività imprenditoriale”.

In una seconda parte, all’arma dei numeri i legali sostituiscono quella della logica del diritto, nel tentativo di fornire al Tar “l’ulteriore prova del palese difetto d’istruttoria e del grave travisamento dei fatti che viziano i provvedimenti impugnati”. Andando a frugare tra gli atti della Commissione Parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti si cerca, quindi, di invalidare quei contatti che la Prefettura aveva rilevato tra ambienti di criminalità organizzata e Manlio Cerroni, il cui gruppo detiene il 45% di Gesenu.

“Dalle audizioni dei collaboratori di giustizia e dal lavoro della Commissione – precisano i legali – non emerge alcun riferimento a Cerroni”. E allo stesso modo sarebbe priva di fondamento la tesi che vedeva in Francesco Rando il tramite tra criminalità organizzata e lo stesso Cerroni. È poi con una specie di sillogismo che il collegio di avvocati cerca di mettere in rilievo l’immunità di Gesenu dal contagio dei bacilli della Mafia. Si ricorda come un collaboratore di giustizia, sotto tutela del Ministero dell’Interno, fosse stato assunto nel gruppo Gesenu. Lo stesso Dicastero che aveva ritenuto l’azienda “un contesto imprenditoriale idoneo a proteggere il collaboratore di giustizia, tenendolo lontano da quell’ambiente mafioso” che ora un’emanazione territoriale dello stesso Ente, la Prefettura di Perugia, “sostiene aver condizionato o poter condizionare la società”.

“Proprio la presenza di tale dipendente nell’organico della ricorrente, – conclude lo scritto degli avvocati – dunque, contrariamente a quanto asserito dal provvedimento, non fa altro che confermare che non sussiste alcun rischio di condizionamento mafioso”. La solidità degli elementi e del percorso logico tracciato dai legali di Gesenu verrà messa alla prova mercoledì dai giudici amministrativi.

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