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Operazione Capitale, sequestrati 15 milioni di euro | 13 in manette

Sono otto le ordinanze di custodia cautelare e cinque misure interdittive eseguite dalle prime luci dell’alba di oggi, 26 novembre, nelle città di Perugia, Roma e Latina. Si tratterebbe di una vera e propria organizzazione dedita alle frodi all’Iva comunitaria quella messa in piedi da 13 persone, ora accusate di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale e alla bancarotta fraudolenta: a eseguire indagini e perquisizioni sono stati gli uomini della Guardia di Finanza, che sono riusciti a sequestrare conti correnti, immobili, quote societarie e beni patrimoniali per 15 milioni di euro. Le accuse pendono anche su due umbri, marito e moglie, originari di Gualdo Tadino e del capoluogo umbro.

I 13 accusati (quattro di loro sono ora ai domiciliari) importavano prodotti informatici ed elettronici, evadendo le imposte. L’operazione “Capitale” del nucleo di polizia tributaria è scattata su segnalazione dell’Agenzia delle Dogane di Perugia. La gdf ha così concentrato la sua attenzione – è stato spiegato in una conferenza stampa questa mattina – su una società perugina nata per commercializzare ausili medici per disabili e anziani che tra il 2010 e il 2012 risultava avere acquistato dalla Germania materiale informatico per oltre 4,4 milioni di euro senza presentare i modelli intrastat e le dichiarazioni per l’Iva.
Nel 2013 gli acquisti erano lievitati a 24 milioni e nel frattempo, a maggio dello stesso anno per la precisione, la ditta aveva trasferito la sede legale a Roma, presso gli uffici di una società di servizi di domiciliazione. Secondo gli investigatori, diretti dal tenente colonnello Andrea Mercatili, la società controllava altre considerate “cartiere” per acquistare materiale tecnologico da Germania, Austria, Olanda, Belgio e Romania, per poi rivenderlo attraverso un grossista napoletano a prezzi scontati (in media il 16% in meno rispetto ai fornitori intracomunitari), potendo contare sull’evasione delle imposte.
Ma la vera e propria svolta nelle indagini viene segnata quando i Finanzieri riescono a individuare un appartamento nella periferia di Roma nord, dove l’organizzazione aveva stabilito una vera e propria base operativa occulta in cui venivano smistate le ordinazioni e gestito l’intero traffico, e dove era conservato il computer che custodiva al suo interno tutta la contabilità parallela. Al suo interno una vera e propria miniera di dati e documenti.

La piramide – E’ così emersa l’intera rete criminale: ben 13 associati di cui un capo/finanziatore con diversi precedenti penali, 2 suoi fidati collaboratori, un commercialista di Lecco, una contabile e 7 prestanomi che gestivano 2 società cartiere, su cui far ricadere ogni debito tributario, 5 società filtro, fraudolentemente interposte tra le cartiere e le beneficiarie, e un grossista napoletano connivente che immetteva i prodotti sul mercato.

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