Chi ha ucciso Maura Fondacci? A 18 anni dal delitto irrisolto una nuova pista - Tuttoggi.info

Chi ha ucciso Maura Fondacci? A 18 anni dal delitto irrisolto una nuova pista

Davide Baccarini

Chi ha ucciso Maura Fondacci? A 18 anni dal delitto irrisolto una nuova pista

Ancora tanti gli interrogativi sul giallo di Gubbio, anche "Chi l'ha visto?" è tornato ad occuparsi del caso
Gio, 26/11/2015 - 10:31

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Dopo oltre 18 anni la celebre trasmissione di Rai Tre “Chi l’ha visto?”, ieri sera (giovedì 25 novembre), è tornata a parlare dell’omicidio di Maura Fondacci, consumatosi nelle campagne di Gubbio il 6 novembre 1997. La conduttrice Federica Sciarelli, introducendo il servizio ha definito il caso “non come un semplice omicidio irrisolto ma un delitto su cui non si è mai capito nulla”.

I fatti – Mauretta, in quel maledetto pomeriggio, era partita dalla sua abitazione di Loreto (frazione di Gubbio), a bordo della sua Opel Corsa, percorrendo la stradina sterrata e tortuosa che l’avrebbe portata, come ogni giorno, nel negozio di pasta fresca gestito con la famiglia a Casamorcia, a 11 km di distanza da casa. La povera 31enne, però, non ha mai raggiunto la sua destinazione. La ragazza, infatti, era stata ritrovata poco dopo dal fratello Maurizio, intorno alle 16, riversa sul sedile dell’auto e in un bagno di sangue. A darle la morte furono tre colpi sparati da un fucile a pallettoni calibro 12 a elica, usati per la caccia al cinghiale: il primo colpo, partito da una distanza di 2-3 metri, servì per frantumare il vetro lato guida, gli altri due, sparati da pochi cm, per uccidere Mauretta. Una sorta di vera e propria esecuzione o agguato che, per alcune settimane, non ha avuto un colpevole. Anche le analisi dello Stub (per rilevare una possibile presenza di residui di polvere da sparo) su fratello e fidanzato diedero un esito che fugò ogni minimo sospetto.

La telefonata della svolta – Solo dopo i funerali della ragazza, dove anche il parroco del paese don Cristoforo sollecitò il colpevole a costituirsi, una telefonata anonima ai Carabinieri del luogo squarciò il silenzio: Un ragazzo di Casamorcia dà fastidio alle donne. Dopo la seguente soffiata, nella lente degli investigatori finì Mauro Ronchi, operaio coetaneo di Mauretta e residente a pochi metri dal negozio di quest’ultima.

Il sospettato – Dopo le dovute perquisizioni, nella Lancia Thema del ragazzo, fu trovato un fucile da caccia (che l’indiziato usava per il tiro a volo) seminascosto sotto il sedile posteriore, le cui munizioni, secondo la perizia balistica, sarebbero state compatibili con l’arma del delitto. Ad aggravare la posizione del giovane furono inoltre i suoi diari, nei quali pare che annotasse targhe di auto appartenenti a ragazze locali, e le stesse testimonianze di alcune giovani donne, che in Tribunale confermavano gli strani approcci del giovane (sempre avvicinandosi alle auto). Per il giudice le prove raccolte bastarono a condannare Ronchi, in I grado, all’ergastolo. Ma se le presunte certezze erano così tante (pure l’alibi del giovane al momento dell’omicidio scricchiolava), dall’altro lato vi erano altrettanti interrogativi. Lo stesso legale dell’imputato, convinto della sua innocenza, la vide come “una condanna senza prove per un delitto senza movente”. La sentenza venne quindi clamorosamente ribaltata in appello nel 2000 e il presunto assassino fu assolto (verdetto confermato anche dalla Cassazione). L’imputato, inoltre, ottenne un indennizzo di circa 160 mila euro di risarcimento per ingiusta detenzione. Dettaglio, quest’ultimo, da non trascurare, dato che il Ronchi, come conferma il legale della famiglia Fondacci, l’avvocato Ubaldo Minelli, “non potrà subire alcun processo ulteriore rispetto all’omicidio di Mauretta Fondacci neppure se dovessero essere rinvenute altre prove schiaccianti”. L’unico indiziato esce dunque di scena in maniera definitiva e il caso, da questo momento resterà un vero e proprio giallo irrisolto.

Mauretta e Mauro – A quanto pare, sentendo anche gli inquirenti e i familiari, le strade di Mauretta e Mauro Ronchi, prima del delitto non si sarebbero mai incrociate. Lei, ragazza casa e chiesa, prossima al matrimonio con il fidanzato storico, non aveva ombre né confidenze compromettenti che potessero far pensare ad una fine così tremenda, sempre apparsa come un regolamento di conti. Inoltre, la 31enne, non aveva mai accennato a presunte avances da parte del Ronchi. Anche quest’ultimo, seguito in passato da un Centro igiene mentale ma privo di precedenti penali, si è sempre professato innocente, dichiarando di non aver mai avuto nessun tipo di rapporto con la ragazza.

Tanti interrogativi – E’ quasi certo, comunque, che il carnefice avesse ben conosciuto la vittima e le sue abitudini, aspettandola al varco per compiere un omicidio premeditato. Dal servizio di “Chi l’ha visto?” sono emersi altri particolari da non trascurare e che lasciano ancora tanti interrogativi sulla vicenda: la macchina ancora accesa di Maura è stata trovata poco più avanti rispetto ai resti dei vetri rotti del finestrino, come se qualcuno avesse tentato di spostare il mezzo; sul luogo del delitto, come racconta il pm di allora Paolo Vadalà nel servizio, è stata notata la strana assenza dei bossoli dei proiettili, come se l’assassino fosse stato abbastanza lucido da far sparire la traccia del delitto (lo stesso Ronchi raccoglieva abitualmente i bossoli dopo ogni sua esercitazione al tiro a volo); tra la gente c’è anche chi giura di averlo visto anche tra i curiosi poche ore dopo il delitto mentre altri papabili testimoni hanno tutti ricordi troppo confusi. Infine Giuseppe Rinaldi, autore del servizio-inchiesta di “Chi l’ha visto?”, si chiede quali analisi, oltre alla perizie balistiche, vennero svolte allora e se le odierne e più sofisticate tecnologie avrebbero potuto portare a risultati più concreti. L’avvocato Minelli ricorda: “con mia profonda sorpresa e costernazione seppi, allora, come gli indumenti di Mauretta erano andati addirittura smarriti”.

La trasmissione di Rai Tre, per mano di Rinaldi, conclude la sua indagine mostrando al pubblico, in un sacco sigillato, le copertine dei sedili dell’auto di Mauretta, restituite anni fa dai Carabinieri alla famiglia. “E se oggi queste venissero analizzate? Se la verità per arrivare all’assassino di Maura non si trovasse fuori da quella macchina ma dentro?”.

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