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Terni, vendevano cellulari frodando lo Stato | 3 denunce, sequestrati beni per 1,3 milioni

Redazione

Terni, vendevano cellulari frodando lo Stato | 3 denunce, sequestrati beni per 1,3 milioni

La società, guidata da due ternani e un campano, acquistava smartphone in altri Paesi europei ma non dichiarava l'Iva
Ven, 09/03/2018 - 10:09

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Vendevano cellulari, in particolare smartphone, a prezzi più bassi di altri. Ma c’era il trucco in quello che una società di Terni faceva: nessuna dichiarazione dell’Iva, frodando così lo Stato.

Il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Terni e la Sezione di polizia giudiziaria – Aliquota Guardia di Finanza – presso la Procura della Repubblica di Terni, in stretta collaborazione con personale della Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Perugia – Sezione Operativa Territoriale di Terni – , coordinati dal Procuratore della Repubblica Alberto Liguori hanno portato a termine una complessa attività di polizia giudiziaria nei confronti di una società avente sede in Terni, gestita da due cittadini ternani ed da un soggetto campano, operante nel settore della commercializzazione di articoli di telefonia.

Nello specifico le “Fiamme Gialle” e l’Agenzia delle Dogane, all’esito di un’approfondita analisi della documentazione contabile acquisita, ed anche grazie ad attività di riscontro svolte in Umbria, Lazio, Campania e Liguria, hanno individuato un articolato sistema di frode ai danni dell’Erario, quantificabile oltre 1.300.000,00 euro, finalizzato all’evasione dell’Imposta sul Valore Aggiunto.

In particolare veniva accertato che la predetta società, acquistava smartphone di ultima generazione da paesi comunitari, in sospensione d’imposta, rivendendoli sul mercato nazionale a prezzi assolutamente concorrenziali, “dimenticando” poi di presentare le previste dichiarazioni ai fini Iva. Conseguentemente, sono stati denunciati alla locale Procura della Repubblica 3 responsabili per il reato di omessa presentazione della dichiarazione ai fini Iva.

In tale contesto, su richiesta del Procuratore Alberto Liguori, il GIP presso il Tribunale di Terni ha disposto il sequestro preventivo di beni finalizzato alla confisca “per equivalente” per un importo di 1.342.587 euro al fine di assicurare il reale recupero dell’imposta evasa ai fini Iva. Pertanto, ai predetti soggetti venivano sequestrati numerosi conti correnti bancari, tre autovetture, tre appartamenti con relative pertinenze, quote sociali e quote di partecipazione in fondi d’investimento.

Il sequestro, disposto dal G.I.P. su richiesta della Procura della Repubblica di Terni, è stato reso possibile dall’applicazione della norma che, introdotta con la Legge Finanziaria per il 2008 (Legge nr. 244/2007), estende l’istituto della confisca per equivalente anche ai reati tributari. Da ultimo il D.Lgs. 158/2015 riguardante la riforma del sistema sanzionatorio tributario ha introdotto il nuovo art. 12-bis del D.Lgs.74/2000, che prevede la possibilità di disporre provvedimenti cautelari nel caso di reati tributari in funzione della successiva confisca obbligatoria dell’imposta evasa. Tale strumento consente di aggredire i beni di cui il contribuente abbia la disponibilità, diretta o mediata, per un valore corrispondente all’imposta evasa, nei casi in cui non si possa procedere alla confisca dei beni che costituiscono il diretto profitto del reato tributario. Il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, attualmente previsto per tutti i reati tributari è, quindi, un provvedimento di natura prettamente sanzionatoria – adottato dall’Autorità Giudiziaria in ragione della commissione di un reato – che non pregiudica l’attività amministrativa di recupero del tributo evaso e di irrogazione delle connesse sanzioni.

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