Umbria “strozzata”: i numeri dell’emergenza - Tuttoggi.info

Umbria “strozzata”: i numeri dell’emergenza

Christian Cinti

Umbria “strozzata”: i numeri dell’emergenza

La relazione della Fondazione contro l’usura: 300 richieste d’aiuto in un anno e pratiche per quasi 2 milioni. Il presidente Bellocchi: famiglie e imprese in condizioni assolutamente difficili
Dom, 27/05/2018 - 06:05

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L’usura non conosce crisi. Anzi. Il precipizio dentro il quale è finita l’economia umbra, nazionale e globale, negli ultimi dieci anni, non ha fatto altro che aprire spazi di conquista alla criminalità.

Lo dice l’Università di Perugia nel dossier “Criminalità e sicurezza in Umbria attraverso l’analisi delle fonti ufficiali”, commissionato dalla Regione per gli aggiornamenti delle misure di contrasto alla criminalità e redatto dal Dipartimento di giurisprudenza dell’ateneo Perugino e lo confermano i dati contenuti nella relazione sull’attività 2017 della Fondazione Umbria contro l’usura, presentata alla assemblea dei soci lo scorso 17 maggio.

Il quadro

Anzitutto, il contesto nel quale la Fondazione si trova ad operare. Che è fatto di “contatti con un’utenza sicuramente non facile da gestire – scrive nel documento Alberto Bellocchi, presidente della Fondazione – perché oppressa da problematiche finanziarie che spesso costringono tutto il nucleo famigliare ad una vita assolutamente difficile”. Condizioni che derivano da alcuni fattori ben precisi. Come ad esempio l’economia italiana, “attanagliata per anni dalla crisi” e che ora sta vivendo “una ripresa molto lenta e complessa, forse perché i danni creati al tessuto economico – riflette Bellocchi – erano più profondi di quanto non sembrasse in apparenza”. La necessità di risorse e credito non trova però sponda facile nel sistema bancario. Che si è “radicalmente modificato” e non agevola l’accesso ai finanziamenti. “Il credito nei confronti dei privati ed in particolare del mondo del commercio e dell’imprenditoria è molto abbandonato – sostiene il presidente – tant’è che tale spazio è stato ricoperto dal proliferare di una miriade di agenzie finanziarie che offrono prestiti ad un costo superiore a quello praticato dagli istituti di credito”.

Le zone d’ombra

La “ferita” economica ha lasciato così spazio ai virus della criminalità, con il risultato che in Umbria “le denunce per estorsione e usura – dice il dossier di UniPg – crescono in maniera significativamente più decisa rispetto al resto d’Italia”. A fronte di un sostanziale calo di reati come furti, rapine ed omicidi, sono “in forte e costante crescita delitti informatici (+487%), truffe e frodi informatiche (+120%)”, con un boom che si fa ancora più pericolosamente marcato per “estorsioni (+175%) e usura (+267%)”, per cui le denunce sono passate in un triennio da 68 a 190.
Numeri importanti che rischiano però di rappresentare solo la punta di un iceberg molto più ingombrante e pericoloso visto che, proprio per reati come l’usura è “esclusa qualsiasi possibilità di misurazione del numero oscuro che, per quanto riguarda le vittime, è decisamente molto elevato in generale e più specificamente per alcuni reati – dice il dossier parlando appunto di usura, spaccio o ricettazione – in cui, almeno in un primo momento, gli interessi tra autore e vittima sono complementari”. “La diffusione e, soprattutto, la crescita, dei reati di estorsione e usura – analizzano perciò i tecnici del Dipartimento di giurisprudenza – risulta particolarmente significativa perché indicativa del processo, in corso, di infiltrazione nella società di attività criminali organizzate caratterizzate da una strategia di occupazione del territorio e di inquinamento delle relazioni economiche che minano in maniera significativa la tenuta e l’equilibrio e della struttura sociale”. Riflessione che trova ulteriore sponda nella relazione annuale della Direzione nazionale antimafia, nella quale si sottolinea come “l’attività investigativa ha come oggetto la sempre più forte presenza della ‘ndrangheta nei settori immobiliare, ricettivo-ristorativo e floreale, presenza che si estende nei confinanti territori di Arezzo e dell’Alta Valle del Tevere”.

Le richieste di aiuto

La crisi morde, la criminalità si insinua, famiglie e imprese restano strozzate. “Nel 2017abbiamo avuto poco meno di 300 contatti telefonici da parte di persone che sempre prospettavano situazioni finanziarie assolutamente problematiche”, spiega la relazione della Fondazione. Richieste di intervento che sono state poi sottoposte ad una “prima scrematura che escludeva tutti quei casi nei quali già al momento della prospettazione si evidenziavano chiaramente al di fuori di ogni possibilità di nostro intervento, soprattutto a causa della esposizione debitoria. Tale comportamento si è reso assolutamente necessario anche per non creare delle false speranze o illusioni in persone che quasi sempre narrano vicende personali penose se non disperate”.
La selezione ha perciò permesso al consiglio direttivo di effettuare 95 audizioni e poi di deliberare 22 pratiche per un importo complessivo di 722.580,81 euro e di avviare l’istruttoria per altre 28 pratiche per un totale complessivo di 1.139.892 euro (la Fondazione nel 2017 ha avuto entrate complessive per 542.000 euro: 200.000 sono arrivati dalla Regione Umbria, mentre lo Stato ha contributo con 264.211 euro, il doppio rispetto al 2016).
Stante l’eccezionalità di alcune situazioni personali, sempre legate a gravissime problematiche famigliari – conclude la relazione – il consiglio direttivo della Fondazione si è visto costretto a concedere 9 finanziamenti diretti per un totale di 56.061 euro. Il finanziamento diretto è decisione derivante da situazioni di assoluta e urgente necessità: l’aumentare, nel corso degli anni, del numero di tali interventi è un altro indice del tutto negativo, poiché è sintomo di quale sia la condizione generale di molte famiglie in Umbria”.

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