Salgono a sei gli indagati nell’inchiesta che nei giorni scorsi ha visto finire agli arresti domiciliari 5 persone per il sospetto maxi raggiro ai danni di tanti venditori ambulanti dell’Umbria. Il “sesto uomo” sarebbe un funzionario pubblico tifernate, dipendente di uno dei comuni dove si svolge una delle manifestazioni per le quali, secondo il pm Claudio Cicchella, venivano chiesti soldi in nero per partecipare e usufruire delle piazzole migliori da parte del consorzio. Un ruolo non di spicco quello dell’ultimo iscritto al registro tanto che per lui non sono state richieste misure cautelari.
Gli avvocati dei 5 componenti il consiglio direttivo del consorzio finito nel mirino della Guardia di Finanza,i legali Franco Bizzarri, Fernando Mucci e Nicola Cittadini e Romagnoli, intanto hanno chiesto la scarcerazione dei loro assistiti sui cui pesano come macigni le ipotesi di reato di associazione per delinquere e appropriazione indebita nell’organizzazione di fiere di ambulanti in buona parte della regione. “Sono state prodotte – ha detto Bizzarri – le dimissioni da tutte le cariche sociali di enti e società: Cosap, Fiva e Fiev”. A dire che non ci sono pericoli di reiterazione del reato o inquinamento di prove. Secondo la difesa le cifre dell’accusa sarebbero state “gonfiate” nelle oltre tremila pagine di indagini e intercettazioni. Secondo la ricostruzione degli investigatori della tributaria, gli indagati, attraverso questo sistema, si sarebbero indebitamente appropriati, depauperando i conti del consorzio, di circa 100 mila euro.
Il gip D’Andria si è riservato la decisione sull’eventuale annullamento dei domiciliari.