Carlo Vantaggioli
Cosa spinge un centinaio di ballerini di tango di tutta Italia, e non solo, a danzare imperterriti fino alle sei della mattina, in una notte torrida di giugno? Se lo domanda spesso anche Paolo Selmi che da 3 anni organizza un piccolo, quanto prezioso evento, il Todi Tango Festival, in piena Piazza del Popolo, coinvolgendo appassionati della danza più “umana” che si sia mai vista. Nella cittadina umbra si ritrovano per una intensa 4 giorni, persone di ogni genere, provenienza e razza persino. Una umanità intensa, molto calata nel personaggio del ballerino e della ballerina che nel tango cercano se stessi e forse anche la perfezione. Il vissuto di ognuno scivola via nei passi voluttuosi, ma anche molto tecnici, ricercati, che non ammettono ritardi, incertezze.
Una amica presente al Festival ci racconta di una gerarchia rigida dell’esperienza del ballerino e di come sul parquet di Todi non si possa ballare con gli altri quando non si è allo stesso livello. Una selezione che impone la scelta di un percorso di fatica e prove continue se si vuole fare parte di questo gruppo, tra il tribale ed il liturgico, e che “tignoso” fende l’aria bollente di Todi sin dalle prime ore della sera. Miracolosamente questi ballerini sembrano non provare fatica, adorano a tal punto il loro essere “tanguero”, che non gli vedi scivolare un rivolo di sudore finchè sono in pista. Tango e trasfigurazione, si potrebbe narrare, Tango come via della perfezione, Tango come mistica, ma anche Tango e relazione umana. In fondo cos’ è un ballo come questo se non la voglia di provare a capire se due umanità, un uomo e una donna, si possono fondere completamente anche solo il tempo di una milonga.
E’ davvero molto affascinante anche solo stare ad osservare, ed il tempo e la musica cancellano così tutta la letteratura sulla natura dominante di questo ballo, del senso di abbandono della ballerina, per cui sarebbe l’uomo a condurre. In verità ciò che un osservatore può raccontare della serata a Todi è il senso di compenetrazione tra i due elementi, tale che si può senz’altro dire che “l’opera è giusta e perfetta”. Sono tutte belle le donne e gli uomini di questa serata, così composti ed eleganti nei loro vestimenti alla foggia “argentina”. Per le signore vestitini attillati e leggerissimi, irti di percorsi trasparenti ed assassini, così che si possa capire anche il più piccolo sussulto della pelle. Pantaloni stile anni ’30 per gli uomini, aplissimi e molto stretti solo in vita, mai attillati e burini, così da nascondere ogni traccia di virilità, che nel tango sta tutta nelle movenze. Su tutto troneggia l’elemento primario del ballo, l’alambicco che rende possibile il processo alchemico di trasformazione da profano a Tanguero: le scarpe. Sandali apertissimi e rigorosamente tacco 11-12 per le donne. Molto morbida, di stile “derby” in mille colori per gli uomini.
Una piazza, quella di Todi, brulicante di persone che si studiano e che non pensano più a nulla se non al loro percorso. Molto interessante l’esibizione del gruppo musicale Silencio Orchestra Tipica con un fantastico solista di Bandoneon. Curioso l’atteggiamento dei ballerini quando si esibiscono Max Van de Voorde e Solange Acosta, campioni di Tango figurato 2011, i quali vengono attentamente studiati e ripresi con telefonini e videocamere. Da alcuni giudizi sentiti in ordine sparso si ha quasi l’impressione che in fondo “ quello non è il vero Tango è solo spettacolo ginnico…”. Ecco, al popolo del Todi Tango Festival in fondo non importa molto chi è bravissimo e vince i premi, di sicuro importa molto di più il perché si sceglie di ballare. E il Tango è una scelta!
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