“Apprendo con piacere dai quotidiani che il Ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda segue in prima persona la vicenda Acciai Speciali Terni, a conferma della sua attenzione per l’area ternana. Il Ministro ribadisce che l’impianto non risulta in vendita e che i rumors legati alla fusione Thyssenkrupp – Tata Steel riguarderebbero solo le produzioni al carbonio, come sottolineato più volte anche dallo stesso amministratore delegato di AST, Massimiliano Burelli” – Ad intervenire su Acciai Speciali Terni è il Senatore umbro del Partito Democratico, Gianluca Rossi, che prosegue incalzando: “restano dei punti che non vengono dipanati dalle rassicurazioni sulla continuità della proprietà. Le produzioni al carbonio escono dall’orbita diretta di Thyssenkrupp, e lo stesso Heinrich Hiesinger, CEO della multinazionale tedesca, non include l’inox tra gli asset strategici quando parla alla stampa internazionale. Credo sia opportuno approfondire se AST corra il rischio di rimanere un elemento isolato ed ‘incoerente’ con il resto degli interessi economico-finanziari di Thyssenkrupp? In altre parole – conclude il senatore ternano – mi chiedo: quali sono le prospettive strategiche nel mercato dell’acciaio inossidabile per il sito ternano? Francamente, non sono in grado di darmi una risposta, se non quella che ci demmo tanti anni fa, quando sostenemmo la privatizzazione di AST: le acciaierie si consolidano solo se appartengono ad un vero player internazionale, saldamente inserito nel mercato dell’acciaio inossidabile”.
Contestualmente alle riflessioni del senatore dem, Gianluca Rossi, i sindacati, dopo l’incontro con l’ad Burelli, hanno fatto il punto sullo stato di salute delle excontrollate Società delle Fucine, Tibificio, Aspasiel e Titania sugli aspetti produttivi, occupazionali e di strategia aziendale. In particolare, sembra che il Tubificio sia uno dei punti di forza sui quali Thyssen vuole puntare, e il quantativo di raggiungere le 90mila tonneallate l’anno, rispetto alle attuali 65mila non sembra un ‘miraggio’.
“Relativamente al Tubificio – si legge in una nota congiunta dei sindacati – è emerso un quadro in linea con quanto già affermato dove si conferma l’andamento positivo dal punto di visto produttivo, occupazionale e ordinativi. L’obiettivo da perseguire entro l’anno 2019 è quello di produrre 90 mila tonnellate, rispetto alle attuali 65 mila. Se da una parte si sta rafforzando la forza lavoro per il raggiungimento degli obiettivi sopra citati, dall’altra per uniformare sistemi e modalità operative commerciali, l’Azienda procederà in questi giorni a completare il trasferimento dell’Ufficio commerciale in Ast presso viale Brin, mantenendone la sua autonomia e specificità”.
Luci e ombre per la SdF che, se da un lato vede in aumento gli ordinativi, destinati a crescere nei prossimi due anni, dall’altra è ancora alle prese con alcune criticità relative ai prodotti dell’energia, ma, come sottolineano le sigle sindacali: “sono in essere investimenti sia sugli impianti sulle attrezzature che nella ricerca che lasciano presagire l’intenzione del mantenimento e rafforzamento del business nelle sue diverse collocazioni”.
Più delicata, invece, la situazione di Aspasiel, rispetto alla quale la strategia aziendale sarebbe quella di mantenere i servizi informatici interni “rinunciando progressivamente ai clienti esterni” – scrivono Cgil, Cisl e Uil. Secondo i sindacati, il management dell’azienda non sarebbe soddisfatto del fatturato dei contratti della controllate. La decisione dei vertici, però, non sarebbe in linea con quanto sempre sostenuto da Thyssen e dalla volontà dei sindacati di guardareanche oltrei confini di Via Brin: “va in direzione diametralmente opposta con quanto Ast e le Istituzioni ci hanno spiegato fino a poco tempo fa. Importanti – sostengono i sindacati – nel progetto di qualificazione dei sistemi informatici interni, gli investimenti che sono in corso con collaborazioni di fornitori esterni su hardware e software che rispondono alle strategia di Industria 4.0. Tra le due strategie estreme continuiamo a ribadire che per le professionalità espresse e le qualità dei servizi informatici è riduttivo pensare solo al perimetro di viale Brin”.
Ancora più critica la situazione della produzione di titanio, settore nel quale non ci sono più ordinativi e la produzione è ferma. I dipendenti del comparto sono stati ricollocati in altri reparti Ast, ma i sindacati parlano di accordo al Mise non rispettato:“Al netto di possibili e future nuove commesse o collaborazioni, ad oggi gli impianti di Titanio sono in stand by, con il personale ricollocato in altri reparti di Ast. Evidenziamo come la realtà contraddica significativamente sia le dichiarazioni rilasciate dal Management passato, sia quanto sostenuto dalle Associazioni datoriali, sia quanto previsto dall’accordo del Mise, il tutto in modo artificioso veicolato mediaticamente”.