Terrorismo, Terni si candida capofila con progetto di sicurezza europeo - Tuttoggi.info

Terrorismo, Terni si candida capofila con progetto di sicurezza europeo

Luca Biribanti

Terrorismo, Terni si candida capofila con progetto di sicurezza europeo

Approvata dalla Giunta la partecipazione al bando europeo per prevenire il fenomeno della radicalizzazione
Mer, 16/11/2016 - 21:46

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Il comune di Terni, lo scorso 11 novembre, con apposita delibera di Giunta, ha promosso la sua candidatura, in qualità di comune capofila, al bando europeo per prevenire la radicalizzazione che conduce al terrorismo e all’estremismo violento contenuto nel programma “Rights, Equality and Citizenship/Justice Programme” (Risoluzione del Parlamento europeo del 25 novembre 2015 sulla prevenzione della radicalizzazione e del reclutamento di cittadini europei da parte di organizzazioni terroristiche (2015/2063(INI))

Il progetto messo a punto dall’amministrazione comunale prende il nome di “S.Co.P.E., Staff Compencies on Prison Extremism e prevede il coinvolgimento dei carceri di Terni, Perugia e Spoleto e il partenariato con il Comune di Perugia, il Nucleo Operativo Sicurezza urbana dei comuni di Terni e Perugia, la regione Umbria, la cooperativa sociale o ente no profit della rete comune di Terni e Cesp (consiglio europeo dei sindacati di polizia).

La proposta raccoglie l’invito delle istituzioni europee a mantenere un’elevata attenzione nei confronti di cittadini immigrati detenuti o in regime di libertà vigilata. In particolare si punta alla prevenzione con azioni di contrasto del fenomeno della radicalizzazione e dell’estremismo religioso e al potenziamento della sorveglianza finalizzata a prevenire e contenere l’espandersi di un fenomeno che l’Europa ha visto crescere negli ultimi tempi.

Gli obiettivi sono quelli di formare e sensibilizzare il personale direttivo del carcere, del personale addetto alla sicurezza e della giustizia, degli operatori sociali con strumenti che consentano di potersi districare tra le complesse maglie della rete che racchiude un fenomeno difficilmente individuabile, soprattutto all’interno delle strutture carcerarie dei paesi europei di prima accoglienza dei rifugiati e degli immigrati, dove il proselitismo di matrice religiosa sembra essere maggiormente diffuso.

Il progetto pilota, proposto dal comune di Terni, si articola in 5 workstream:

Il workstream numero 1 consiste nella ricognizione dei modelli applicati europei di prevenzione alla radicalizzazione in carcere attraverso la raccolta di esperienze dei fenomeni di radicalizzazione in carcere e in regime di libertà vigilata in Francia, Spagna e Germania, comparando poi i modelli rispetto al quadro metodologico elaborato dal RAN (Rete europea di consapevolezza al problema della radicalizzazione istituita nel 2011)

Il secondo workstream prevede l’analisi di applicabilità del modello RAN al sistema umbro, con un approfondito studio sul sistema carcerario di Terni, Perugia e Spoleto che possa far emergere un quadro abbastanza chiaro sui potenziali soggetti a rischio radicalizzazione, ridurre i fattori di rischio e valutare il grado di preparazione del personale di prima linea nell’individuare i segnali di possibili radicalizzazioni. Una volta raccolti i dati sui 3 istituti di pena, il progetto ha come obiettivo di individuare le condizioni e i requisiti di applicabilità delle linee guida e dei modelli di intervento elaborati dal Ran, rispetto alle condizioni e alle caratteristiche individuate negli stessi istituti.

Nella fase del workstream n.3 è prevista la progettazione di strumenti di intervento che consentano al personale di affinare le capacità di riconoscere situazioni potenzialmente pericolose e quelle di saper costruire buone relazioni con i detenuti e i cittadini in libertà vigilata che favoriscano il recupero alla società e l’integrazione.
In questa fase sarà fondamentale un intervento sul personale delle carceri che dovrà evitare di usare approcci repressivi e irrispettosi della privacy, della libertà religiosa e della dignità dei detenuti che possano aggravare i fattori che inducono all’isolamento e ad una pratica religiosa che diviene il nucleo di resistenza del detenuto nei confronti delle istituzioni e delle comunità. Il progetto prevede una formazione anche a livello linguistico del personale preposto ai controlli, con il supporto di strumenti come il coach e il counselling che possano aiutare gli operatori a sentire in modo meno pressante la responsabilità di indicare i possibili casi a rischio radicalizzazione.

Nel workstream n.4, viene indicata la formazione e le azioni di capacity building del personale di prima linea, attraverso una sensibilizzazione generale del personale carcerario e una stretta collaborazione con il personale specializzato. Sarà messo a disposizione anche un supporto di consulenza psicologica e una formazione continua anche con la collaborazione dei partner transazionali.

La disseminazione dei risultati e degli strumenti è il tema del quinto e ultimo workstream. Scambio reciproco di dati, metodi di lavoro tra operatori e istituzioni sia nazionali che internazionali per delineare le migliori strategie finalizzate alla riabilitazione e alla reintegrazione. Tali risultati saranno poi divulgati ai professionisti del settore, con specifica attenzione alla formazione e agli strumenti operativi adottati.

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