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Terni, tutto in venti giorni

Christian Cinti

Terni, tutto in venti giorni

Dimissioni del sindaco e consiglio sul dissesto entro il 18 febbraio. Ipotesi elezioni anticipate: chi spinge e chi frena per le urne del 27 maggio
Mer, 31/01/2018 - 13:54

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Tutto in venti giorni. Il passo indietro formalizzato martedì pomeriggio dal sindaco, Leopoldo Di Girolamo, ha innescato il conto alla rovescia. Entro il 18 febbraio le dimissioni del primo cittadino potrebbero – o meno – confermare la decadenza dell’esecutivo comunale; in questo stesso arco di tempo il consiglio comunale sarà chiamato a deliberare sul dissesto finanziario e, come conseguenza, potrebbe avviarsi il percorso che porterà alle elezioni anticipate fra maggio e giugno 2018.

L’addio

Non sono attaccato alla poltrona, se sono qui è perché sono stato eletto dai cittadini e ho fatto il sindaco solo per interessi pubblici”. Ai giornalisti convocati nel suo studio di Palazzo Spada, Di Girolamo ha ribadito la scelta che era già stata anticipata a giugno: dimettersi al termine del percorso sul riequilibrio finanziario dell’ente. L’annuncio del passo indietro è stato argomentato, affrontando temi amministrativi e più squisitamente politici. “L’entità del nostro debito – ha spiegato il sindaco – è di 14,6 milioni. In proporzione al bilancio è il ‘buco’ più piccolo fra tutti i comuni dissestati, anche rispetto ad amministrazioni i cui piani sono stati ritenuti realizzabili. Il governo ha diviso in quattro fasce i comuni e noi siamo nella prima fascia, con la possibilità di rientrare in quattro anni. Le difficoltà finanziarie sono figlie di un percorso che si è sedimentato dagli anni ‘90. Questa decisione della Corte dei Conti chiude in maniera purtroppo negativa quel percorso che avevamo impostato”. E sul “fuoco amico” arrivato dal Pd, Di Girolamo non ha lesinato parole dure nei confronti di Giorgio Finocchio, dicendosi “sconcertato” dalla sua decisione di non entrare in consiglio comunale. “Non voglio entrare nella sostanza di ciò ha detto, ci sarà modo di confrontarsi”, ricordando ancora che: “Io oggi annuncio le dimissioni, poi chi parla di altro vuole tirarmi in un terreno, quello delle liti, che non mi appartiene”.

L’agenda

All’orizzonte adesso c’è dunque una data: 18 febbraio 2018. Quando scadranno i venti giorni entro i quali il sindaco può revocare le sue dimissioni e quelli fissati dal Prefetto per convocare e discutere in consiglio comunale il dissesto. Entro le prossime 48 ore la relazione finanziaria verrà deliberata dalla giunta – anche col parere dei revisori contabili – e venerdì mattina a mezzogiorno si riunirà la conferenza dei capigruppo per fissare l’assemblea cittadina che, probabilmente, si riunirà la prossima settimana. Se le dimissioni non saranno ritirate, la data buona per il voto dovrebbe essere quella del 27 maggio 2018. Se invece le dimissioni dovessero rientrare, allora si arriverà alla scadenza naturale del mandato e l’appuntamento con le urne verrà rinviato al 2019.

La politica

Elezioni sì, elezioni no. E’ il refrain che in queste ore rimbalza tra capannelli e telefonate della politica ternana. E non solo.

La città è ormai convinta che solo e soltanto le elezioni a giugno 2018 possano ridare la possibilità di ripartire dopo questi nove anni caratterizzati da errori macroscopici, irregolarità ed illegalità che la legge sta perseguendo”, hanno scritto in un comunicato congiunto Movimento 5 Stelle e I love Terni. Con i pentastelllati che rincarano la dose: “Questa città è in grave crisi per colpa di un sistema ormai al tramonto. Adesso basta con zavorre e menzogne: corriamo verso le elezioni”, dice Andrea Liberati, consigliere regionale M5S, con Thomas De Luca, capogruppo a Palazzo Spada, che ribadisce: “C’è una instabilità politica totale pur di fronte a questioni che impongono invece una presenza forte delle istituzioni. Per questo le elezioni a maggio sono un imperativo. E se Di Girolamo dovesse ritirare le sue dimissioni, allora siamo già pronti ad andare dal notaio e rassegnare le nostre dimissioni”. Anche se per far decadere il consiglio comunale serve l’addio di 18 consiglieri.

I Comunisti faranno la loro parte, come sempre fatto in questi anni di dura opposizione – dice Lorenzo Carletti, segretario comunale di Rifondazione comunista –  per costruire una nuova fase per la città, restituendo alla politica quella sfera di interesse e partecipazione che voi avete violentato”.

Siamo di fronte ad un conclamato fallimento politico – dice Francesco Maria Ferranti, presidente del gruppo di Forza Italia in consiglio comunale – frutto di un totale scollamento delle istituzioni dalla città, dagli ambienti produttivi e associativi. Il commissariamento? Ipotesi negativa”.

E’ però dentro al Partito democratico che si possono trovare le chiavi per ipotizzare gli scenari futuri. Da ambienti democrat una timida apertura c’è: il percorso è stabilito dalla legge, ma se in questi venti giorni si dovesse ritrovare una “compattezza”, allora un estremo tentativo di sopravvivenza si potrebbe anche fare. Ipotesi, questa, che verrebbe caldeggiata anche da alcuni pezzi di Forza Italia, comunque non riconducibili al gruppo consiliare azzurro. I pontieri sarebbero già al lavoro per scongiurare il voto anticipato e traghettare palazzo Spada al 2019.

Ipotesi che, al contrario, viene osteggiata dalla corrente dem dei cosiddetti “pardiniani”. “Grande rispetto per l’uomo Leopoldo Di Girolamo – dice Eros Brega, consigliere regionale Pd – ma tutto questo è stato fatto troppo tardi. Ora non è il momento delle polemiche, ma di lavorare tutti insieme per il Pd e per un risultato positivo alle elezioni del 4 marzo. Il 5 marzo dovrà però iniziare una operazione verità per capire quanto è successo a Terni a partire dal 2011. E le responsabilità di tutto questo andranno ricercate anche nei massimi vertici istituzionali regionali”.

Solidarietà, anche questa un po’ tardiva, giunge in una striminzita nota anche dal PD cittadino che “esprime profonda vicinanza morale, umana e politica al primo cittadino” ribadendo la linea del Primo cittadino: “Si vuole sottolineare come sindaco, consiglieri comunali, esponenti delle varie giunte e il partito, si siano sempre adoperati per il perseguimento dell’interesse collettivo e per il bene della città facendosi carico di un percorso di risanamento“. Certo, di tempo, da quei lontani anni 90 additati come principio dell’odierno disastro, ce ne sarebbe stato a sufficienza.

Modificato il 31 gennaio 2018, ore 21:55


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