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Terni, tutti contro Di Girolamo su lavoratori Comune | Cgil “Atto vile” – M5S “Siamo schifati”

Il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, è sotto il tiro incrociato di opposizione e sindacati per l’infelice uscita sulle responsabilità dell’apparato tecnico amministrativo del Comune in relazione alla crisi della città.

Il fatto trae origine dal documento consegnato dal primo cittadino ai consiglieri di maggioranza nella serata di martedì, nell’ambito del vertice di governo di Via Mazzini. A pagina due del documento si legge infatti: “abbiamo dovuto scontare una grande difficoltà operativa a causa sia di una rilevante inefficienza della nostra struttura tecnico-amministrativa, a cui non siamo riusciti a porre riparo con le riforme della macrostruttura e soprattutto a cause delle rilevanti difficoltà finanziarie”.

Una dura presa di posizione quella del sindaco, che sembra indicare nell’incapacità degli impiegati del Comune una delle principali responsabilità del declino della città di Terni.

Sulla questione è intervenuta la Cgil di Terni che ha duramente replicato a Di Girolamo: “E’ del tutto evidente che ormai da tempo si naviga a vista e che le enormi falle aperte nello scafo porteranno inevitabilmente al naufragio, questo però non può assolutamente giustificare un comandante che ha perso irrimediabilmente la bussola.

Nella situazione di sfascio totale in cui versa questa amministrazione, tentare di scaricare le responsabilità sulla struttura “tecnico amministrativa” è un atto di assoluta viltà politica”.

Ormai sembra proprio un uno contro tutti quello del sindaco che, oltre ai mal di pancia interni al partito, ora deve affrontare anche le accuse, per niente leggere, delle parti sociali:

“Come si può solo immaginarecontinua la Cgil in una città in cui è sotto gli occhi di tutti lo stato di degrado e abbandono di alcune strutture, del decoro urbano, della viabilità, del tessuto sociale ed economico, di addossare la responsabilità alla struttura tecnico amministrativa, che non è una entità astratta, ma è formata da dipendenti, uomini e donne che da tempo anche a causa di un prolungato blocco del turnover e di pensionamenti continua a ripartire i propri carichi di lavoro.

Come si può pensare che l’impossibilità di riparare uno scaldabagno in una scuola materna, o sostituire una semplice maniglia in una scuola dell’infanzia per mancanza di fondi possa essere responsabilità di chi gestisce una pratica.

Cosa dire invece di gare di appalto effettuate al massimo ribasso, che stanno determinando una situazione igienico sanitaria da terzo mondo in alcune strutture comunali ed un impoverimento del personale che opera nelle pulizie?

E cosa dire del taglio del verde pubblico, affidato in parte ad una Agenzia Regionale, perché da quando gli elicotteri hanno sorvolate Palazzo Spada non si riesce ad preparare un bando di gara per affidare i lavori a quel personale che per anni lo ha garantito e che è destinatario di tutele in quanto disagiato?

Vogliamo parlare anche dei vari cambiamenti organizzativi e delle macrostrutture modificate continuamente, al variare dell’assessore di riferimento, che non hanno mai funzionato?

Difficile pensare che amministrazioni che hanno avuto una straordinaria continuità politica nel Governo della Città, non abbiano grandi responsabilità sulle condizioni economiche in cui versa l’Ente. Certo, i tagli ai trasferimenti ci sono stati. Certo, le nuove norme di contabilità pubblica hanno inciso. Ma quando le condizioni economiche lo consentivano, perché non si è pensato al futuro? Non ci voleva certo Nostradamus nel capire che le politiche dei Governi nazionali erano ormai da tempo volte a ridurre i servizi di welfare, invece di aggredire sprechi e privilegi.

E’ ormai abitudine di questa Amministrazione scaricare le responsabilità su altri soggetti. La vicenda del ricorso al Tar, che la Cgil ha avanzato, è storia nota. In quel caso toccò a noi essere accusati di sabotaggio e disfattismo, solo perché abbiamo inteso difendere un servizio pubblico che attiene alla salute come le Farmacie Comunali, forse unico caso in Italia che invece di essere una risorsa, anche economica, creava debiti.

E poi si arriva al Piano di riequilibrio finanziario, al fondo di rotazione, etc.. Chissà se invece, visto la stato dell’arte e soprattutto la confusione politica in cui versa l’Amministrazione, non sia il caso di interrompere questo accanimento terapeutico?”

Non meno critica la posizione del M5S che, tramite una nota del gruppo consiliare, parla di un “un triste spettacolo che, se non fosse per la natura pubblica del soggetto estensore e per l’interesse generale coinvolto, forse meriterebbe un pietoso oblio. Purtroppo, dato che non si tratta di uno scritto privato, ma di un atto politico redatto presumibilmente con l’intento di compattare la maggioranza in vista uno snodo particolarmente complesso della vita cittadina, non possiamo tacere.
Di fatto, al di là del continuo rimestamento dei progetti, rispolverati alla bisogna per riempire “di contenuti” – o forse di parole – uno scritto la cui malinconia risultava evidente anche al redattore, il nocciolo di tutto il discorso è: non è colpa nostra.
Il PD, che governa quasi ininterrottamente dal dopoguerra, riesce a dare la colpa a tutto ed a tutti, fuorché a se stesso. In un delirio auto-assolutorio, la colpa dello stato inenarrabile in cui si trova la Città è della “regionalizzazione” delle rappresentanze (come se non fosse del PD ternano la responsabilità di battere i pugni sul tavolo presso il PD perugino), della cura Morselli in TK Ast, della caduta della gru a Piazza Dalmazia (incredibile ma vero), della voragine di Piazza Buozzi, degli incendi in Valserra e pure dell’acqua maleodorante (tiè!), tralasciando di citare anche alcuni tragici episodi occorsi in una Terni lasciata quasi del tutto priva di controllo del territorio. Persino le indagini della Magistratura sono presentate come “piaghe” generate dalla congiunzione astrale, anziché come epilogo prevedibile.
Fin qui, la situazione sembrerebbe grave, ma non seria (citando Flaiano).
Ma il passaggio più ignominioso è quello in cui si addossano le colpe sui lavoratori del Comune, in quanto causa di una “rilevante inefficienza della struttura tecnico-amministrativa”, cui i solerti amministratori non hanno potuto porre riparo con le “riforme della macrostruttura”: sembra di sentir parlare Cadorna che, dopo Caporetto, andava dicendo che la colpa era dei soldati che non combattevano con convinzione.
Il PD di Terni butta a mare i lavoratori comunali per salvare se stesso. E’ un punto di non ritorno.

Siccome noi del M5S crediamo che alle parole debbano corrispondere i fatti, sfidiamo il PD a portare in Consiglio Comunale il riconoscimento dei debiti fuori bilancio: se sono spese fatte dalla struttura tecnico-amministrativa in modo inefficiente, votino il loro non riconoscimento, liberando la Città dal fardello di doverli pagare! Altrimenti li riconoscano, e si addossino la responsabilità politica del buco di bilancio di fronte ai cittadini: ma non portare in votazione il riconoscimento dei debiti, e poi pubblicare un documento politico in cui si addossa la colpa ai dipendenti è un atto vigliacco!
Infine, merita una menzione il conto fatto nelle segrete stanze: l’aumento delle tasse del nuovo piano di riequilibrio sarebbe coperto dalla riduzione della tassa sui rifiuti. Ma, tralasciando per un momento il fatto che questa simmetria è tutta da dimostrare, per cui ci sarà chi – incolpevolmente – pagherà di più e chi di meno, la possibile riduzione della tassa sui rifiuti non è una gentile concessione della Giunta: sarebbe l’effetto naturale della raccolta differenziata, nonostante sia stata spesso gestita ai limiti della realtà e, beninteso, non per colpa degli operatori, ma del fatto che il Comune per lungo tempo non ha pagato regolarmente ASM, conducendo l’azienda quasi ai limiti della crisi finanziaria.
Siamo schifati, sinceramente schifati, dalla meschinità con cui il PD tenta di autoassolversi buttando la croce addosso agli altri”.