Terni, cani e gatti senza ambulatorio | Giallo sul trasferimento a Schifanoia - Tuttoggi.info

Terni, cani e gatti senza ambulatorio | Giallo sul trasferimento a Schifanoia

Luca Biribanti

Terni, cani e gatti senza ambulatorio | Giallo sul trasferimento a Schifanoia

Il Comune trasferisce temporaneamente il servizio, ma ancora non è stato allestito nessuna struttura
Sab, 26/08/2017 - 13:06

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Chiuso dall’oggi al domani l’ambulatorio veterinario della Asl di Terni, per questioni di sicurezza. Secondo quanto riferito dal Comune, la chiusura dovrebbe essere temporanea, ma la paura delle associazioni animaliste, Enpa in testa, è quella che il trasferimento dello studio veterinario a Schifanoia possa diventare definitivo.

Un vero e proprio viaggio per i volontari, ma non solo, che quotidianamente si occupano soprattutto di cani e gatti. Il rischio, secondo le associazioni animaliste, è che le strade, qualora l’ambulatorio fosse definitivamente trasferito a Schifanoia, siano invase da cuccioli di cani e gatti, perché non ci sarebbero più le condizioni necessarie per il recupero e la sterilizzazioni dei randagi.

Al momento, comunque, secondo quanto riferito dall’Enpa Terni, a Schifanoia non è stato allestito nessun ambulatorio che possa provvedere alle sterilizzazioni, alle vaccinazioni e ai microchip, perché il responsabile della struttura vuole avere certezze dal Comune, in fatto economico, prima di allestire lo studio adibito agli amici a 4 zampe. Quindi, al momento, una città come Terni, sarebbe scoperta su un servizio fondamentale per la tutela degli animali.

Sulla questione è intervenuto anche il Movimento 5 Stelle, tramite il consigliere Angelica Trenta: “Anche per questo il M5S terrà gli occhi ben aperti sulla vicenda che ha visto la decisione di trasferire l’Ambulatorio veterinario Usl di Terni presso il canile sanitario di Schifanoia in Narni, in una zona difficilmente raggiungibile, dove neanche i navigatori satellitari riescono a guidarci e dove prendere il segnale GSM è come fare un terno al lotto.
Fa riflettere che l’Usl2 venga colta di sorpresa quando avrebbe già dovuto prendere provvedimenti da tempo, visto che l’immobile che ospitava l’ambulatorio sanitario in via F.Cesi risultava già tra i beni alienabili, così come fa riflettere che non si sia potuta tamponare l’emergenza trovando una sede “temporanea” in un luogo meno arduo da raggiungere. Abbiamo già predisposto un accesso agli atti presso l’USL2 per esaminare le delibere e le documentazioni relative allo spostamento dell’ambulatorio veterinario. L’Asl d’altra parte non chiarisce tempi e modalità di questo trasferimento “temporaneo” e il protrarsi di una simile situazione potrebbe comportare gravi disagi non soltanto alle associazioni animaliste che spesso tra mille difficoltà e armate solo del loro amore verso gli animali svolgono un grande lavoro (spesso non riconosciuto), per garantire il contenimento del randagismo attraverso la sterilizzazione di cani e gatti. Anche i medici veterinari subirebbero altrettanti disagi dovendo spendere la maggior parte del loro tempo in viaggi per raggiungere l’ambulatorio anziché ad operare come da sempre fanno con grande professionalità e passione.

Presunti danni al Comune – “Di non poco conto sarebbero anche i danni alle casse comunali – sottolinea ancora la Trenta – visto che un cane randagio inserito in un canile rifugio comunale o in un privato convenzionato costa mediamente fino a mille euro l’anno e i nostri canili sono oltre il limite della capienza e già dobbiamo fare ampio ricorso a convenzioni con strutture private. L’aumento del randagismo comporterebbe una lievitazione esponenziale dei costi per la gestione di cani e gatti che ad oggi vengono stimati attorno al milione di euro. La decisione dell’USL inoltre sembrerebbe essere ostativa a quanto auspicato dalle normative nazionali, regionali e dai regolamenti comunali sul benessere animale che vedono nella promozione di campagne di sterilizzazione un caposaldo della lotta al randagismo. È necessario che la stessa USL chiarisca al più presto tempi e modalità di trasferimento verso una nuova e definitiva sede e che, anche in via temporanea, venga scelta una struttura più agevole per non arrecare ulteriore sacrificio a chi lavora per il benessere degli animali, della città e delle economie del Comune”.

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