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Terni al voto per il sindaco | Centrodestra a trazione Lega, M5S cerca conferme, Pd nel caos

Luca Biribanti

Terni al voto per il sindaco | Centrodestra a trazione Lega, M5S cerca conferme, Pd nel caos

Elezioni comunali a fine maggio o inizio giugno, si attende l'ok dal Viminale
Mer, 07/03/2018 - 22:45

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Il Ministero dell’Interno renderà nota a breve la data che porterà la città di Terni a nuove elezioni dopo lo scioglimento del consiglio comunale per le dimissioni del sindaco Pd, Leopoldo Di Girolamo.

È più che probabile che le elezioni ci saranno a fine maggio, i primi di giugno al massimo, e di certo l’eco delle politiche di marzo si farà sentire anche alle comunali. Grandi manovre all’interno degli schieramenti per cercare di piazzare il candidato vincente, con spirito ben diverso tra le varie parti politiche. Lega e Movimento 5 Stelle, che sulla scia del dato nazionale hanno trionfato anche nelle sezioni ternane, saranno sicuramente protagonisti nella prossima tornata elettorale, per motivi diversi.

Quasi certamente, infatti, il centrodestra cercherà una coalizione per arginare l’ascesa dei pentastellati, con un Pd ridotto ai minimi termini dalle spaccature nazionali e locali. È certo che in sede di scelta del candidato il partito di Salvini farà valere il risultato ottenuto alle politiche e che Forza Italia e il resto del centrodestra dovrà in qualche modo adeguarsi se si vorrà tenere insieme la coalizione ‘anti-5Stelle’.

I vertici nazionali della Lega sono impegnati nel gestire il lusinghiero risultato delle urne che potrebbe portare il leader Salvini alla presidenza del consiglio dei ministri, ma non dimenticano che a Terni si potrebbe fare un’impresa storica, piazzando un sindaco leghista sulla poltrona di primo cittadino.

Non è escluso che venga scelta un candidato ‘esterno’ voluto dall’alto che possa raccogliere attorno a sé anche il gradimento delle altre forze di centrodestra e delle parti sociali alle quali la Lega tradizionalmente la Lega fa riferimento.

Al di là della poco interessante diatriba epistemologica sul populismo della Lega, basti più semplicemente analizzare i numeri: una forbice tra il 18 e il 20% (era allo 0,4 quando Emanuele Fiorini è diventato il referente locale) che ha proiettato la Lega verso una naturale leadership di un’eventuale coalizione con Forza Italia, partito in contrazione e non in ottima salute.

Diverso il discorso per quanto riguarda i pentastellati. Il lavoro di opposizione svolto fino a questo momento dalla ‘squadra ternana’ non passerà certo inosservato e, quasi certamente, il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle sarà, se almeno verrà rispettata la coerenza dei grillini, una persona che ha già lavorato per far arrivare i pentastellati a primo partito di Terni e non è neanche escluso che possa essere individuato tra i consiglieri di opposizione che hanno dato battaglia alle giunte Di Girolamo.

A proposito di Pd, i dem ternani sono allo sbando. Il Partito Democratico ternano, oltre a una congiuntura nazionale politicamente drammatica, si è trovato coinvolto nella bufera giudiziaria delle indagini della Procura e nel dissesto del Comune con un rosso di oltre 50 milioni di euro. Anche se il partito, a livello nazionale, avesse avuto una salute migliore, certamente a livello locale ci sarebbe stato un bel da fare per rimettere in insieme i cocci di un tonfo inevitabile.

Le dimissioni del segretario regionale Giacomo Leonelli, la governatrice dell’Umbria Catiuscia Marini che pensa a un cambio degli assetti, un referendum degli iscritti forse, per evitare l’inciucio con il M5S al Governo, e la convocazione del direttivo comunale per giovedì 15 marzo; tutto tra ‘lotte intestine’ sui fedelissimi di Renzi e chi, invece, vorrebbe ‘rottamare’ il ‘rottamatore’.

Il direttivo sarà l’occasione per cercare di sanare qualche strappo e cercare di tirar fuori un nome da proporre alla corsa di Palazzo Spada che possa trovare anche il sostegno delle parti civili che hanno abbandonato il partito dopo la “Caporetto Di Girolamo”. Quasi sicuramente il nome verrà dunque calato dall’alto dei vertici nazionali che dovranno ricucire uno strappo con la città che, al momento, sembra insanabile.

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