Terme Fontecchio dimenticate nel "portagioie dell'indifferenza" / Il contenzioso che ha cambiato la storia del complesso di benessere - Tuttoggi.info

Terme Fontecchio dimenticate nel “portagioie dell’indifferenza” / Il contenzioso che ha cambiato la storia del complesso di benessere

Davide Baccarini

Terme Fontecchio dimenticate nel “portagioie dell’indifferenza” / Il contenzioso che ha cambiato la storia del complesso di benessere

A causa di divergenze tra le due società gestrici le strutture ricettive sono abbandonate a se stesse da oltre 2 anni / A rimetterci è un’area unica e dalle potenzialità infinite
Mar, 06/01/2015 - 13:08

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Fin dal 1868, anno della sua costruzione, il complesso termale di Fontecchio è stato luogo di cure terapeutiche e di notevole richiamo turistico. Oggi, però, questo unico e meraviglioso gioiello dell’Umbria, situato all’interno di un grande parco secolare, è stato scalfito da un banale ma “affilato” contenzioso nato tra le due società gestrici per mere questioni economiche, che ha portato ad una causa in tribunale (ancora in corso) e alla chiusura di tutte le strutture ricettive dell’area. Escluse le terme, uniche sopravvissute all’inevitabile declino dell’intera area, dall’ottobre 2012 l’hotel è abbandonato a sé stesso, così come la sala congressi, il ristorante e il bar, con tutte le conseguenze del caso: oltre al danno arrecato agli ormai ex dipendenti e a una grossa fetta di turismo, coloro che si recano ancora oggi alle terme, qualora volessero restare per più di un giorno, sono costretti, paradossalmente, a fare i “pendolari” tra Fontecchio e gli altri alberghi tifernati convenzionati con la struttura.

Fontecchio oggi… – Ancora oggi il complesso di Fontecchio, soprattutto nel periodo estivo, attira un gran numero di tifernati. Conosciuto come luogo “fresco” per eccellenza, esso è un vero e proprio “locus amoenus” a due km esatti dal centro abitato. Dotato di una grande piscina esterna, campi di tennis e calcetto, minigolf, bocce e area giochi, è un parco immenso dalle potenzialità infinite e, nonostante tutte le traversie, nei mesi più caldi, è da sempre meta di romantici, podisti, giovanissimi e famiglie.

Negli anni, inoltre, la funzionalità e la qualità della struttura termale e delle sue cure, molte delle quali convenzionate con il Sistema Sanitario Nazionale, sono valse a Fontecchio anche il riconoscimento di Terme di Prima Categoria Super. Una oasi dai mille ingredienti, insomma che, qualora tornasse a conciliare la parte ricettiva con i servizi termali, creerebbe un’opportunità unica ed esclusiva per l’Umbria.

Nel 2012, dopo una lunga chiusura, è rinata anche la nuova Spa “Salus per aquam”, che ancora oggi lavora a pieno regime con vari trattamenti basati sull’uso dell’acqua delle due sorgenti di carbonato-calcio-magnesiaca e bicarbonato-alcalino-solfurea le quali, per le loro numerose proprietà, vengono impiegate in campo osteo-articolare, riabilitativo, vascolare, otorino e dermatologico e per la cura idropinica. La Spa offre anche una piscina termale calda (per fare acquagym, riabilitazione motoria con fisioterapista, acquahealing e watsu), idromassaggio, bagno di Kneipp, percorsi vascolari, sauna, grotta termale, docce emozionali, area relax e palestra. Pure il Centro Benessere offre vari trattamenti, dai fanghi ai numerosi tipi di massaggi. Al momento anche tutti questi servizi sono interrotti per la chiusura stagionale e le strutture delle Terme riapriranno solo il 3 aprile 2015. E’ questo, infatti, il periodo dell’anno in cui Fontecchio, privato della sua unica attività vitale, diventa praticamente una “città-fantasma”. La trascuratezza dell’area, la vegetazione superflua e l’atmosfera silenziosa (e quasi inquietante) ne sono segnali più che evidenti.

L’inizio della “fine” – Il 14 luglio 2010 fu ufficialmente presentato un vero e proprio progetto per il rilancio dell’intero complesso, condiviso sia dal Comune di Città di Castello che dalla proprietà, la “Terme di Fontecchio Spa” della famiglia Pasqui. Questi due soggetti, infatti, avrebbero chiesto a Sviluppumbria Spa (Società Regionale per lo Sviluppo Economico dell’Umbria) di lavorare a un piano per la costituzione di una nuova società, che avesse il compito di gestire parte della proprietà della Terme di Fontecchio Spa, in particolare il settore ricettivo e ristorativo.

Nacque così la “Fontecchio Resort Srl”, società composta da: “ImMercati Srl” al 25 %, “Terme di Fontecchio Spa” al 25 %, “Finimp” (azionista di riferimento e società di Corefi ‘COoperativa REgionale FIdi’ – Confesercenti) al 50% ed era prevista anche l’entrata di “Gepafin Spa”, che avrebbe dovuto apportare capitale più avanti, ma in realtà non lo fece mai.

Il progetto proposto da Sviluppumbria consisteva, dunque, in una separazione in Aree Strategiche di Affari costituite, da una parte, dal termalismo e, dall’altra, dalla ricettività alberghiera e ristorativa. La gestione dell’attività termale e del centro benessere, infatti, è rimasta in capo ai proprietari dell’intero complesso (la “Terme di Fontecchio Spa”), mentre la gestione dell’hotel, del ristorante, della pizzeria, del bar e degli impianti sportivi è stata affidata, con un affitto di ramo d’azienda, alla nuova società “Fontecchio Resort Srl”. L’operazione, come disse allora Giampiero Civetti, amministratore delegato della “Resort”, era il “primo esempio di società mista pubblica-privata operante nel settore della ristorazione, con l’obiettivo di riqualificare la struttura e creare un valore aggiunto grazie anche alle risorse importanti dai soci e l’appoggio del credito”.

Il progetto, insomma, metteva tutti d’accordo e in sede di presentazione, in quel luglio del 2010, lo manifestarono tutti: Alberta Niccolini di Sviluppumbria era fiera di valorizzare “l’unico vero centro termale dell’Umbria”; Alfredo Romanelli, amministratore delegato di Confesercenti, vedeva questa nuova avventura come “una sfida da parte dell’associazione”; Giannarcangelo Pasqui, presidente della “Terme di Fontecchio Spa”, era entusiasta di aver finalmente instaurato, dopo averlo cercato per anni, un rapporto con enti pubblici e Comune per mettere a punto la struttura; infine anche Regione, Provincia e Comune tifernate, rispettivamente rappresentati dall’assessore all’Agricoltura Fernanda Cecchini, dall’assessore al Turismo Roberto Bertini e dal prosindaco Luciano Bacchetta, avevano dato la loro personale benedizione all’operazione. Si parlò insomma di “rilancio e sviluppo per le terme, per l’occupazione, per l’economia e per il turismo”, ma la “svolta” tanto auspicata non è mai arrivata.

Il dibattito e gli “interventi” delle istituzioni – Nel giugno 2013 fu Andrea Lignani Marchesani (Fd’I) a portare una prima interrogazione sulla questione a Palazzo Donini. Il consigliere regionale tifernate, allora, chiese di sapere quali azioni intendessero intraprendere Regione e Sviluppumbria nei confronti di Corefi e Confesercenti (soci di maggioranza Resort)

per superare il danno arrecato alla proprietà di Fontecchio e, soprattutto, al flusso turistico dell’Altotevere”.

Lignani, giudicò “fallimentare” il ruolo di Sviluppumbria nella strategia di rilancio delle terme, a partire dall’“inopportuna decisione presa nel 2010” di creare la nuova società Resort per gestire la parte ricettiva del complesso.

Una volta accesa la miccia, cominciò la girandola delle giustificazioni, a partire dall’assessore regionale all’Economia, Vincenzo Riommi, che fu il primo a rispondere, nella stessa sede, al consigliere di Fratelli d’Italia. Riommi volle sottolineare, prima di tutto, la situazione di insostenibilità finanziaria in cui si trovavano le terme e come Sviluppumbria, che fu chiamata a supporto, aveva predisposto un suo piano operativo: quest’ultimo, però, non si sarebbe poi concretizzato perché “i soggetti privati sia di Resort sia della società dei servizi, che non erano stati individuati da Sviluppumbria – tenne a ribadire l’assessore – hanno immediatamente iniziato a discutere per legittime questioni private, determinando di fatto la non concreta attuazione del piano delineato”. “L’impegno che la giunta regionale deve assumere – concluse Riommi – è quello di riconvocare il tavolo sulle terme di Fontecchio con tutti gli attori disponibili e operare perchè la situazione venutasi a creare limita le potenzialità occupazionali ed economiche di quel patrimonio”. Ma di tavolo neanche l’ombra.

Anche Confesercenti, dopo essere stata citata nell’interrogazione di Lignani tra le responsabili della situazione, volle tutelare la propria posizione rispondendo che “riguardo all’operazione di rilancio delle Terme di Fontecchio l’associazione non aveva nulla a che vedere». Lo stesso presidente della Corefi, Giuliano Smacchia, dichiarò che la decisione di chiudere terme e albergo era stata “subìta e non voluta”. “La ‘Resort’ è stata danneggiata dalla chiusura dell’albergo – aggiunse –  Corefi non si è mai interessata di alcuna gestione direttamente, come dimostra il fatto che anche nella ‘Fontecchio Resort’, composta da 7 consiglieri di amministrazione, solo 2 erano di Corefi”. Per concludere, Smacchia ricordò che quest’ultima era inoltre uscita dalla Finimp, la finanziaria che partecipava nella Fontecchio resort.

Ovviamente anche i vertici di Sviluppumbria si preoccuparono di “dare la loro versione dei fatti”, dichiarando più volte che il piano da loro proposto non si era concretizzato per la mancanza di volontà dei soggetti coinvolti. La responsabilità dell’attuale situazione, dunque, non avrebbe dovuto ricadere sulla suddetta società regionale, in quanto essa aveva avuto il semplice ruolo di strumento tecnico.

Alla fine del 2013 anche il consigliere regionale Massimo Monni (Up-Ncd), a fronte della chiusura delle strutture ricettive e delle terme (per la pausa invernale, nel novembre 2013), chiese spiegazioni sullo stallo venutosi a creare. E anche questi ribadì come la proprietà, che aveva fatto un oneroso investimento sulla ristrutturazione dell’area termale, ne uscisse alquanto danneggiata dalla situazione; proprietà che, addirittura, si diceva disposta a pagare una buonuscita di 100mila euro alla Resort per rientrare in possesso delle strutture ricettive. Quest’ultima, a quanto risulta, oppose però un rifiuto, chiedendo anzi un’offerta ancora più onerosa. Monni volle inoltre ricordare l’inerzia” della Regione e quell’impegno che la stessa si era presa il giugno precedente, ovvero la convocazione di un tavolo fra le parti che, però, non vide mai la luce.

Nell’assemblea Comunale tifernate, nel luglio 2013, fu Luciano Tavernelli del Pd a presentare un’interpellanza riguardante il caso-Fontecchio con la quale chiedeva quali azioni intendesse prendere l’Amministrazione per il rilancio del turismo termale, per la riqualificazione della struttura e per risolvere i problemi gestionali citati. In quel caso anche il sindaco Bacchetta, sottolineando l’importanza storica delle Terme per Città di Castello, si prese l’impegno di pianificare un incontro tra i soggetti interessati per favorire il superamento della complicata situazione, ricordando però i limiti dell’Amministrazione di fronte a quella che di fatto era (ed è) una questione privata. Purtroppo nemmeno questa promessa fu mantenuta ma il primo cittadino ha più volte dichiarato di essersi attivato per avviare un confronto tra le parti. Tutti tentativi anch’essi falliti.

Come sopravvive Fontecchio – Nonostante la situazione suddetta la proprietà cerca in tutti i modi di tenere vivo il complesso, sicuramente più delle istituzioni. Nel tempo, infatti, Fontecchio, oltre a tener viva la sua tradizione termale nei mesi caldi, ha ospitato anche vari eventi: l’ultimo in ordine di tempo è stato “Terme Umbre”, una due giorni dedicata alla scoperta delle Terme tifernati, riaperte per l’occasione, con pacchetti promozionali. E’ stato inoltre rimesso a nuovo lo spazio adiacente alla piscina (molto frequentata d’estate), così come il cosiddetto pool-bar, attorno al quale si riuniscono spesso molti giovanissimi: nel tempo, soprattutto nei mesi più caldi, qui hanno avuto luogo lezioni di aerobica, aperitivi, mostre, feste, serate del Festival delle Nazioni ed eventi danzanti con tanto di dj. Una su tutte quella del 14 agosto 2013, quando il parco di Fontecchio diventò la suggestiva cornice di “Fontechno”, evento musicale house-techno, con la partecipazione straordinaria di Dj Ralf, che attirò un clamoroso ‘bagno’ di folla.

In attesa che la magistratura dica la sua su questo intricato caso, il complesso termale non può che “sopravvivere” come può. L’aspetto più inquietante della questione rimane l’alone nebuloso che circonda la vicenda, a partire dalle istituzioni che, anzichè  prendere in pugno la situazione una volta per tutte, sembrano evitare la problematica. Mentre uno tra i monili più belli di Città di Castello continua a restare chiuso nel portagioie dell’indefferenza.

Riproduzione riservata

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