Una lettera forte, fortissima, quella inviata da Lorena Coletti, la sorella più piccola di Giuseppe – uno dei quattro operai morti nel rogo della Umbria Olii di Campello – secondo la quale Giorgio Del Papa dovrebbe chiedere perdono.
Quattordici mesi non sono sufficienti (ma forse neanche una intera vita) per dimenticare una tragedia come quella del 25 novembre 2007.
Ecco il testo della lettera inviata alla redazione dopo che la signora Coletti si è imbattuta in alcuni articoli on line:
“Gentile Direttore,
quando vedo sui giornali o sui quotidiani on line le foto di Giorgio Del Papa, mi domando se si è mai chiesto quanto è profondo il dolore che noi familiari ci stiamo portando dentro.
Anche se sono passati quattordici mesi dalla tragedia, il nostro dolore è più vivo che mai. E’ facile prendersela con dei lavoratori morti, giustificando tutto con l'errore umano.
Per quello che mi riguarda mio fratello e' stato messo a lavorare sopra una bomba atomica ed è esploso con il primo silo scaraventato in aria per cinquanta metri; ma Giorgio del Papa, quel giorno, non c' era li in fabbrica.
Nel frattempo attribuisce responsabilità ad altri, continua la sua attività imprenditoriale, eccetera.
Ma io difenderò mio fratello finchè avrò fiato e vita. Del Papa non lo perdono con tutte le fiamme che quel giorno hanno fatto morire mio fratello nella sua azienda; se vorrà chiedere il perdono dovrà farlo mettendosi in gnocchio.
Ma voglio anche chiedere una cosa allo Stato: perchè va in carcere un uomo che uccide per legittima difesa, mentre per la morte di questi quattro uomini, quattro lavoratori e padri di famiglia, nessuno è entrato un solo giorno in galera?
Quante vedove devono piangere sui corpi dei loro mariti, quanti padri i propri figli e quanti fratelli il loro stesso sangue, e quanti figli i loro padri e quanti nipoti i propri cari. Credo nella giustizia terrena, come in quella divina.
Alla commemorazione del venticinque novembre 2007 sui cancelli c'erano dei cartelli con dei versi presi da una preghiera di San Francesco “Signore fa di me uno strumento della tua pace; dove è odio fa che io porti l'amore, dove è offesa che io porti il perdono, dove è discordia che io porti l'unione’”
Usando queste parole, questa Preghiera, ha offeso San Francesco.
La tragedia alla Umbria Olii ha portato odio, offesa, discordia e divisioni.
Mentre San Francesco è stato vicino ai sofferenti, da Del Papa non abbiamo ricevuto neanche un gesto di vicinanza e solidarietà umana. Poteva far a meno anche di mettere quei fiori dentro il cancello; non solo non sono stati di conforto, ma hanno fatto aumentare la rabbia.
Gli chiedo solo di mettersi nei nostri vestiti e di prendersi le proprie responsabilite, una volta per tutte.
Lorena Coletti”