Era il 22 dicembre scorso quando la Spoletosphera, l'opera di Fuller posta all'ingresso di Spoleto, fu illuminata da 105mila led a luce fredda (nella foto d'archivio con la madrina dell'evento Maria Elena Vandone). Un impianto di illuminazione donato dai fratelli Pitti e Zefferino Monini alla città del festival per promuovere la città e valorizzare la scultura del compianto artista americano. Ma, a dispetto degli accordi siglati con l'amministrazione comunale, nessuno sembra occuparsi della manutenzione della imponente struttura luminaria. A denunciarlo è la stessa Pitti Monini: “mi vedo costretta a tale uscita pubblica perchè sono a dir poco delusa dall'atteggiamento del Comune – dice l'imprenditrice -, da settimane provo invano a contattare gli uffici; ho inviato anche email ma senza alcuna risposta”. Nel mirino, in principal luogo, l'ufficio cultura, anche se qualche responsabilità si intravede in quello preposto alla comunicazione.
“Quella struttura era stata già installata male – continua Monini – visto che si erano dimenticati di installare un pezzo dell'impianto. E' dal 26 dicembre scorso che ho chiesto di ripristinare la situazione ma ad oggi ancora niente. Di più, con il passar del tempo si sono staccate altre parti del sistema tubolare che ora penzolano al vento e diversi led risultano fulminati. Nessuno però interviene per fare quanto di competenza”. Eppure nell'accordo sottoscritto spetta al Comune, tramite l'ASe, la manutenzione ordinaria e straordinaria dell'impianto. “Ci sono clausole precise che abbiamo preteso proprio per tutelare il nostro impegno e la stessa immagine della città. Invece non vengono rispettate. Eppure è previsto che l'opera di Fuller venga illuminata nei momenti più significativi della vita cittadina. Come dovrebbe essere anche il Festival dei 2 Mondi. Sono proprio amareggiata da questo atteggiamento, il problema più grande è che ci stiamo rimettendo la nostra immagine, quella mia e di mio fratello”.
Sa.Cip.