Spoleto60, Grupo Corpo "apre e chiude" un Teatro Romano affascinato dalla danza brasiliana - Tuttoggi.info

Spoleto60, Grupo Corpo “apre e chiude” un Teatro Romano affascinato dalla danza brasiliana

Carlo Vantaggioli

Spoleto60, Grupo Corpo “apre e chiude” un Teatro Romano affascinato dalla danza brasiliana

Applauditissima la compagnia di balletto di Belo Horizonte che mette in scena una danza dalla forte connotazione classica, ma dal carattere tutto brasiliano
Lun, 10/07/2017 - 12:21

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A volte basta leggere attentamente i programmi di sala per trovare tutto quello che occorre sapere su uno spettacolo e la compagnia che lo mette in scena. A Spoleto60 c’era una sorta di attesa spasmodica per l’arrivo dei giovani artisti di Grupo Corpo, ma sarebbe bastato dare un occhio al sito ufficiale del Festival per leggere tutto quello che c’era da sapere sulla compagnia brasiliana.

Per un verso, c’era diffidenza per una compagnia di balletto proveniente dal Brasile. E che Brasile poi, lo Stato di Minas Gerais che non è proprio una zona “rosa e fiori”.

Un certo pubblico europeo, a tratti spocchioso e non edotto, magari penserebbe subito a qualcosa di simile alle luccicose processioni del carnevale nel Sambodromo di Rio. O magari si aspetterebbe evoluzioni spettacolari come quelle della capoeira.

In realtà non c’è nulla di più classicheggiante in Brasile, in termini di danza sulle punte, della compagnia di Grupo Corpo, al punto che i ballerini brasiliani avrebbero fatto sfigurare persino qualche etoile vista in precedenza sulle assi del Romano.

L’impressione ricevuta, da un punto di vista della preparazione tecnica ed anche osservando attentamente la struttura fisica dei ballerini, è che in quel di Minas Gerais si studi molto sulle coreografie della tradizione. L’unico elemento dirompente, inevitabile, e assolutamente riconoscibile, sta solo nel carattere e nel temperamento di questi bravissimi artisti. La natura non la puoi ingannare e per quanto si possa forzare un Battement tendu, un Jeté, un Brisé o Fouetté en Tournant (tutte figure classiche viste abbondantemente mescolate nelle coreografie di ieri sera al Romano), fino ad ottenere la perfezione esecutiva, vanno sempre fatti i conti alla fine con l’intensità del passo che è frutto solo del carattere.

Ed è così che i ragazzi del Grupo Corpo hanno portato al Teatro Romano la natura “estrema” dei brasiliani, impegnando il fisico in coreografie tagliate su misura dall’interessante Paulo Pederneiras.

Non c’è stato un solo momento in cui i due balletti presentati, DANÇA SINFONICA  e PARABELO, abbiano dimenticato la natura e il brodo culturale in cui si nasce e si cresce sino al compimento ultimo delle cose.

Di grande fascino DANÇA SINFONICA, che rappresenta la celebrazione dei 40 anni di vita della compagnia, e che può contare, come base musicale, su una Sinfonia di tutto rispetto, scritta appositamente da Marco Antônio Guimarães per i novanta membri della Philarmonic Orchestra di Minas Gerais.

Talmente bella l’unione di danza e musica in alcuni passi che ci è tornata alla mente una poesia di E.E. Cummings, la famosa Così piccole mani, quando all’inizio dice, “Il tuo più tenuo sguardo facilmente mi aprirà…”, e poi proseguendo, “…e io non so quello che c’è in te che chiude e apre…”. Questa corresponsione sensoriale, per cui lo spettatore che guarda induce il movimento dei ballerini e nella coreografia l’intenzione è trasformata dalla musica sinfonica, è un po’ quello che è accaduto al Teatro Romano per Spoleto60. Figure chiuse ed improvvisamente aperte, ariose, sono state la costante di una coreografia decisamente all’altezza della tradizione festivaliera.

Più legato alla tradizione territoriale invece PARABELO, che unisce l’intenzione del movimento, come dicevamo prima, alla musica del choro e del pandeiros, una provenienza autentica certificata. E in PARABELO l’autenticità non ha bisogno di nascondersi ma semmai solo di svelarsi, velo dopo velo, costume dopo costume fino alla esplosione dei colori e dei corpi liberati da ogni timidezza umana.

Scrive Helena Katz nel programma di sala dello spettacolo, “ Nel vedere ballare Grupo Corpo si ha l’impressione di trovare piena risposta a tutte quelle domande che hanno a che fare con il passaggio fra natura e cultura. Tutte le sfaccettature del Brasile, passato e futuro, erudito e popolare, influenze straniere e colore locale, urbano e suburbano volgono in arte.  Arte brasiliana. Arte del Mondo”.

Anche ieri sera, 9 luglio, data dell’ultima replica spoletina della compagnia, il Teatro Romano era gremito di pubblico che ha applaudito con generosità i ragazzi del Grupo Corpo.

Volendo tracciare una sorta di bilancio provvisorio della danza, in attesa di Roberto Bolle, si può dire che Grupo Corpo e le coreografie di Angelin Preljocaj nello spettacolo di Eleonora Abbagnato, sono state le migliori cose viste a Spoleto60.

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Riproduzione riservata

Foto: Fondazione Festival

(modificato h 18,57)

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