L’elenco è quello delle intestazioni delle schede telefoniche da cui partivano, e a cui arrivano, i messaggi da e per la giovane prostituta. Una lista impressionante di nomi (alcuni anche di donne, probabilmente mogli o madri dei clienti) e in alcuni casi di aziende (evidentemente il telefono della ditta). Accanto a quel riferimento la cifra presumibilmente pagata per la prestazione sessuale della giovane disabile di Spoleto, costretta dal padre e dal fidanzato a vendersi per strada. A clienti che – questa l’accusa a loro carico – loro stessi trovavano e di cui poi si contendevano la tariffa strappandola alla ragazza che doveva chiedere il permesso anche per “spicciare” qualche banconota e comprarsi le gomme o la pizza per pranzo.
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Cento, anche 170 euro al giorno, che divisi per i circa 30 euro a prestazione fanno numeri da capogiro. Anche sei clienti al giorno (che a volte arrivavano anche in coppia) per la 25enne con minorate capacità cognitive che adesso è affidata a una struttura protetta, mentre il padre e l’uomo di cui si era innamorata restano in carcere. Addirittura la giovane arriva a chiedere ai clienti più assidui piccoli prestiti. “Stasera ti controllo il telefono… se c’hai altri numeri che non mi appartengono ti caccio via“: la minacciava così il padre per essere sicuro che lei non andasse con gli uomini che le trovava il fidanzato e di cui poi non avrebbe avuto i soldi.
Ieri il tribunale del Riesame di Perugia ha avvallato l’ordinanza del gip e ha rigettato la richiesta di scarcerazione per padre e fidanzato accusati di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Secondo il gip non sussiste invece il reato di violenza sessuale ma su questo aspetto è in corso, davanti al gup di Perugia, Carla Giangamboni, una perizia sulle capacità della ragazza nell’ambito dell’indagine sulle baby-squillo tra Terni e Spoleto in cui era già emersa la figura della 25enne “sfruttata fino all’inverosimile“, come scrive la procura di Spoleto.
E se due ‘aguzzini’ sono in carcere per questo (mentre per l’albergatore spoletino accusato di favoreggiamento sono state disposte misure cautelari più lievi), fuori, a piede libero e senza aver formalmente commesso reati restano un’ottantina di clienti, su cui resta da chiedersi se abbiano mai saputo, o avuto il sospetto, non solo che la ragazza fosse affetta da deficit, ma anche che la stessero sfruttando in un modo – che se confermato dall’iter giudiziario – avrebbe qualcosa di disumano.