Scandalo Gruppo Casti, i nomi degli arrestati e le accuse / Indagato CdA controllata / Spoleto, rabbia e preoccupazione - Tuttoggi.info

Scandalo Gruppo Casti, i nomi degli arrestati e le accuse / Indagato CdA controllata / Spoleto, rabbia e preoccupazione

Jacopo Brugalossi

Scandalo Gruppo Casti, i nomi degli arrestati e le accuse / Indagato CdA controllata / Spoleto, rabbia e preoccupazione

Per l'accusa sono spariti 63 milioni di euro / Intascati anche 5 milioni di ritenute degli operai
Ven, 13/06/2014 - 13:54

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E’ durata circa due anni l’attività di indagine del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Perugia che ha portato all’arresto di un imprenditore varesino e 3 manager delle sue aziende. Il gruppo, fondato negli anni ’50, opera nel settore della lavorazione dei metalli e della fabbricazione di minuteria, con due stabilimenti anche a Spoleto. Ed è proprio da qui che è partita l’inchiesta che ha portato stamani all’arresto dei quattro ai quali il pm Mara Pucci della locale Procura della Repubblica contesta l’associazione a delinquere “finalizzata a commettere una serie di illeciti tributari reiterati nel tempo attraverso la contabilizzazione di numerosissime operazioni commerciali fittizie tra società appartenenti al medesimo gruppo”.

Gli arrestati – A finire ai domiciliari c’è il patron del Gruppo Casti, Gianfranco Castiglioni. Uguale misura cautelare per suo figlio Davide, per l’a.d. del Gruppo Maria Elena Affri e per l’ex direttore dello stabilimento di Spoleto Massimo Santoro.

Tutti i reati contestati – I provvedimenti giudiziari eseguiti nelle ultime ore riguardano i  reati commessi nella gestione delle aziende spoletine tra il 2008 e il 2012. Aziende che impiegano ben 450 dipendenti e che da circa un anno sono sottoposte a procedura concorsuale. Gli indagati avrebbero commesso una lunga serie di illeciti con un profitto quantificato in una cifra da capogiro: ben 63 milioni di euro. Omesso versamento di ritenute operate ai dipendenti (per oltre 5 milioni), utilizzo nelle dichiarazioni fiscali di fatture di operazione inesistenti (con evasione per oltre 52 milioni), presentazione di dichiarazioni Iva infedeli per l’alterazione dei relativi registri (con l’imposta evasa per oltre 4,5 milioni), l’illecita compensazione di imposte dovute con crediti fittizi (per oltre 2 milioni), l’emissione di fatture false infragruppo e, per finire, l’occultamento dell’intero impianto contabile per gli anni precedenti al 2008. Ad una delle società coinvolte vengono inoltre contestate le false comunicazioni sociali per l’occultamento nel bilancio 2011 delle reali perdite societarie ammontanti già all’epoca ad oltre 10 milioni di euro, nonché l’omesso versamento dal 2007 al 2011 delle ritenute previdenziali ed assistenziali operate sui dipendenti (per oltre 7,5 milioni di euro).

Società intestate a moglie e figli – C’è dell’altro. I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Perugia hanno eseguito analitiche indagini finanziarie e patrimoniali sulle persone fisiche oggetto del provvedimento, accertando – tra l’altro – che l’imprenditore indagato si era di fatto spogliato di ogni asset patrimoniale attraverso la fittizia interposizione, nella proprietà dei beni a lui – di fatto – ancora riconducibili, del coniuge, in regime di separazione dei beni, e di alcune nuove società create ad hoc nell’ultimo anno, le cui quote risultano formalmente intestate allo stesso coniuge o ai loro figli.

Indagine più ampia – Gli importanti elementi venuti alla luce grazie alla certosina indagine delle Fiamme Gialle sono soltanto il primo epilogo penale di una indagine che è ben più ampia, e coinvolge 14 società controllate dalla holding finanziaria del gruppo tutte utilizzate dallo stesso management per evadere le imposte dovute dal gruppo e per ottenere  illeciti rimborsi IVA. Il Nucleo di Polizia Tributaria di Perugia, una volta individuati i sistemi di frode utilizzati, ha infatti proceduto, su incarico del Comando Generale del Corpo, ad effettuare specifiche verifiche fiscali nei confronti di tutte le società coinvolte, con sedi nelle province di Perugia, Varese, Como, Milano e Padova, contestando complessivamente, per gli anni dal 2004 al 2011, una base imponibile ai fini II.DD. sottratta a tassazione pari ad oltre 350 milioni di euro, un’IVA dovuta e non versata, ovvero indebitamente detratta, per oltre 410 milioni di euro, nonché ritenute fiscali e previdenziali operate e non versate per oltre 9,7 milioni di euro.

Indagato CdA – indagato anche l’intero Consiglio di amministrazione di una società controllata (ora in fallimento) che nel 2007 avrebbe falsato la dichiarazione Iva mediante “fatture per operazioni infragruppo oggettivamente false con illecita detrazione d’imposta per 8,5 milioni di euro”.

Rabbia e preoccupazione – La notizia degli eccellenti arresti è arrivata come un fulmine a ciel sereno sulla città del festival che da tempo segue con preoccupazione le sorti delle centinaia di lavoratori delle due aziende (Ims e Isotta Fraschini). Che qualcosa non andasse nelle vicende economico-finanziare del gruppo era noto da tempo e, a quanto ha appreso Tuttoggi.info, anche in seno al collegio dei revisori dei conti c’erano delle forti tensioni. Per gli operai oggi è il giorno della rabbia. Nessuna nota ancora da parte dei sindacati che nel tempo, almeno fino a un anno fa, hanno sempre tenuto un comportamento benevolo nei confronti della proprietà.

(Ha collaborato Sara Minciaroni)

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