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Sanità, 5 indagati e una delibera “sotto la lente”

(Sa.Mi.) Non saranno certamente bastati agli inquirenti questi pochi giorni  per analizzare la grande quantità di materiale sequestrato venerdì scorso, 5 maggio, negli uffici dell’assessorato alla Sanità della Regione Umbria. Più di 5000 pagine non si leggono in un giorno e anche se fosse, l’esperienza insegna che un’acquisizione del genere non è che l’inizio di un’inchiesta, sulla quale peraltro viene mantenuto e in questo caso non è puro gergo giornalistico, il massimo riserbo.

Gli uomini del Nas guidati dal comandante Marco Vetrulli sono al lavoro per articolare quel fascicolo di cui è titolare il pubblico ministero Mario Formisano. Sotto la lente secondo quanto riportato questa mattina dal Corriere dell’Umbria tra gli atti sequestrati ci sarebbe anche una delibera di giunta, ma tutto ruoterebbe intorno a presunte false autorizzazioni nel settore farmaceutico.

E’ il quotidiano La Nazione invece a parlare di 5 indagati (tre funzionari dell’assessorato e due farmacisti) nell’inchiesta e di due farmacie coinvolte. Rimettendo insieme i pezzi del puzzle fin qui delineato le due farmacie in questione avrebbero ceduto farmaci (tra cui anche oppiacei, secondo il quotidiano) senza la corretta autorizzazione e questo coincide perfettamente con il fatto che il materiale sequestrato proviene in gran parte proprio dall’ufficio autorizzazioni e accreditamento dell’assessorato alla Sanità.

E infatti la richiesta di verifica della delibera di giunta sarebbe un “atto dovuto” proprio per ricostruire il percorso burocratico dei documenti sui quali si ipotizza il reato di abuso d’ufficio. Oltre al “falso”, all’ “associazione a delinquere finalizzata alla gestione e alla distribuzione di farmaci” e alla “truffa”. Ipotesi provvisorie di reato che sarebbero contenute nell’avviso di garanzia che sarebbe stato notificato appunto anche alla Usl Umbria 1.

Insomma come si era appreso fin dalle primissime ore, l’inchiesta toccherebbe privati, da una parte, e “soggetti terzi” che hanno avuto relazioni con l’ente di palazzo Donini, ma al vaglio ci sarebbero anche presunti conflitti d’interesse tra ex funzionari pubblici e vertici societari delle farmacie in questione.