Istituzioni

San Bevignate, Italia Nostra “il mostro si rifa vivo” | Ditta pronta a “cantierare”

Cara Perugia e cari perugini, il “mostro” si rifà vivo e sta per divorare tutto“. Comincia così la ‘lettera-comunicato’ del direttivo di Italia Nostra a proposito dello studentato di San Bevignate, ribattezzato quasi subito “steccone”. Una storia che ritorna alla ribalta dopo l’ultima sentenza del Tar, che ha segnato un nuovo punto a favore dell’ADISU (l’Agenzia per il diritto allo studio dell’Umbria), rimettendo la palla al centro per l’esecuzione dei lavori dello studentato, voluto negli anni passati da università, Comune e Regione prima dello stop e dei ricorsi del 2014.


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Sentenze incomprensibilmente non appellate e divenute esecutive“, denunciano da Italia Nostra. Come quella del Tribunale Amministrativo dell’aprile 2016 che hanno accolto i ricorsi dell’ADISU contro i dinieghi della Soprintendenza. “Ora, a novembre 2017 – dicono ancora dall’associazione – si è aggiunta un’altra sentenza nella stessa direzione, contro gli sforzi ancora fatti dalla Soprintendenza per evitare lo scempio”. Il Tar, emettendo questa ultima sentenza, ha concesso alla Soprintendenza 60 giorni di tempo per formulare un nuovo parere sul cantiere di via Enrico dal Pozzo. I termini stanno quindi per scadere. Ad oggi però non c’è stato alcun passo in avanti, nonostante siano arrivati solleciti da più parti, Adisu inclusa, attraverso l’amministratore Luca Ferrucci.  


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Pertanto – scrive Italia Nostra – la ditta che attende l’appalto si avvicina a realizzare davvero lo studentato davanti alla duecentesca chiesa templare di San Bevignate, malgrado tutti i perugini fossero sicuri che ormai la vicenda fosse chiusa”.

San Bevignate come gli Arconi

Per Italia Nostra la vicenda è chiara, e in tanti in questi giorni hanno rilanciato il tam tam contro la realizzazione dell’opera anche sui social network. Lo studentato è per loro “un danno, uno scempio, un’aggressione“, paragonabile alla “sconcertante vicenda degli Arconi, che si ripeterà in peggio: tutti ora, nelle sedi competenti, possono prevedere e sapere il danno che sta per arrivare a Perugia, ma chi si sta mobilitando? Perché questo silenzio, perché questa inerzia?”. Motivo del contendere l'”enorme guasto” al paesaggio dove lo ‘steccone’ insisterebbe, vicino ad un complesso architettonico medievale, noto in Europa.


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Nel silenzio, l’inutilità

L’associazione, così come i tanti utenti di Facebook che in queste ore commentano il fatto, si interrogano poi sul silenzio delle istituzioni e in particolare di chi, nel 2014, lanciò i primi dardi contro l’opera, facendone una battaglia aspra. Il vice sindaco Urbano Barelli, all’epoca a capo proprio di Italia Nostra, ha tuttavia prospettato la possibilità di attendere da parte della Soprintendenza un nuovo parere, da perseguire facendo appello all’ultima sentenza del Tar oppure indicando una nuova posizione per la costruzione dello studentato. Dal canto suo, la Soprintendenza attende la decisione del Miur, che deve deliberare sulla revoca o meno del finanziamento di 6 milioni di euro (su un budget totale di 10 milioni) da affidare al progetto. Ad aspettare poco fuori la porta c’è anche la ditta che si è aggiudicata l’appalto per la costruzione dello studentato. Nel frattempo vanno avanti e stanno per concludersi i lavori per la Nuova Monteluce, proprio limitrofo a San Bevignate, che renderebbe “superfluo” dicono le associazioni una nuova casa dello studente. “Gli studenti fuorisede a Perugia sono drasticamente diminuiti rispetto al passato. Non c’è più nemmeno la remota esigenza per spendere tanto danaro pubblico”.

La battaglia continua

Per la cittadinanza e soprattutto per Italia Nostra la battaglia non è dunque affatto finita. Piuttosto si riapre. “Siamo di fronte a un consumo di suolo insensato e devastante, che non servirebbe nemmeno alle esigenze attuali dell’ADISU. Italia Nostra auspica e confida che le amministrazioni pubbliche, che rappresentano la popolazione e hanno il compito di difendere il patrimonio storico-paesaggistico della Città, prendano ferma e chiara posizione pubblica e agiscano subito e risolute: e che chi interpreta davvero i cittadini e la loro indignazione torni come allora a mobilitare tutti senza esitazioni contro questo gravissimo pericolo al paesaggio, alla storia e alla economia di Perugia”.

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