Rogo Thyssen Torino, ex ad Marco Pucci chiede la grazia - Tuttoggi.info

Rogo Thyssen Torino, ex ad Marco Pucci chiede la grazia

Luca Biribanti

Rogo Thyssen Torino, ex ad Marco Pucci chiede la grazia

Parenti delle vittime contrari | Nel 2017 commemorato il decennale della strage
Ven, 16/03/2018 - 19:42

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Marco Pucci, ex ad di Thyssen condannato a 6 anni e 3 mesi di carcere perché ritenuto tra i responsabili della morte dei 7 operai che persero la vita nel rogo di Torino del 2007, ha avviato la procedura per chiedere la grazia. La sentenza della Cassazione era arrivata il 13 maggio 2017,  a conclusione dell’iter giudiziario che si era concluso con la conferma delle condanne dell’appello-bis: condannati  l’ad Haral Espenhahn a 9 anni e 8 mesi e i dirigenti Daniele Moroni (7 anni e 6 mesi), Raffaele Salerno 7 anni e 2 mesi, Cosimo Cafueri 6 anni e 8 mesi, il ternano Marco Pucci e Gerald Priegnitz (6 anni e 3 mesi).

Tgcom24 rende noto che il legale difensore dell’ex manager, l’avvocato Ezio Audisio, ha formalizzato le carte da sottoporre all’attenzione del Ministero di Grazia e Giustizia e ai parenti delle vittime che già, attraverso la sorella di Rosario Rondinò (20 anni all’epoca della morte), hanno fatto sapere che daranno indicazioni al Presidente Della Repubblica e al Ministero di non accogliere l’istanza dell’avvocato Audisio.

Rimane ancora aperto il caso ‘denunciato’ dal “Il Fatto Quotidiano” nel maggio 2017 –  Secondo la testata nazionale, i tedeschi sarebbero ancora liberi per un ritardo burocratico, visto che la giurisdizione tedesca prevede che sia la Germania a convalidare le pratiche per rendere effettiva la pena e che il Ministero di Giustizia italiano non avrebbe ancora provveduto a inviare in Germania la traduzione delle motivazioni della sentenza di condanna.

Sempre secondo quanto riportato da “Il Fatto”, nonostante sia il procuratore generale Vittorio Corsi che il procuratore generale Francesco Saluzzo abbiano emesso un mandato di cattura europeo nei confronti dei manager tedeschi, stando ai rapporti di cooperazione tra i due stati, deve essere un tribunale tedesco, dopo aver acquisito le pratiche, a valutare la congruità delle sanzioni ed, eventualmente, ad uniformarle a quelle stabilite in Italia. Un iter che non potrà prendere avvio finché non verrà prodotta, appunto, la documentazione debitamente tradotta dall’italiano al tedesco.

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