RENZI (PD) A SPOLETO “CHI NON AMA LA CITTA’-POPOLO NON GOVERNERA’ MAI. IL CINGHIALUM TOSCANO? LO FIRMO’ VERDINI” (Foto TO®) - Tuttoggi.info

RENZI (PD) A SPOLETO “CHI NON AMA LA CITTA’-POPOLO NON GOVERNERA’ MAI. IL CINGHIALUM TOSCANO? LO FIRMO’ VERDINI” (Foto TO®)

Redazione

RENZI (PD) A SPOLETO “CHI NON AMA LA CITTA’-POPOLO NON GOVERNERA’ MAI. IL CINGHIALUM TOSCANO? LO FIRMO’ VERDINI” (Foto TO®)

Sab, 05/06/2010 - 20:00

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E’ stato il sindaco di Firenze Matteo Renzi a chiudere ieri il primo ciclo di conferenze dei “Dialoghi del venerdì”, l’iniziativa culturale della Diocesi di Spoleto-Norcia offerta alla società civile per ricercare una salda piattaforma di valori morali e spirituali sui quali edificare una società a misura d'uomo. Il primo cittadino del capoluogo toscano ha parlato dell'impegno delle nuove generazioni nell'amministrazione della cosa pubblica. Prima di lui, sempre presso l'auditorium della Scuola di Polizia di Spoleto, l'Arcivescovo Renato Boccardo aveva chiamato il cardinale Camillo Ruini (qui) che aveva affrontato la tematica della sfida educativa, e il professor Ettore Gotti Tedeschi (qui) presidente dello IOR per una relazione sulla crisi economica alla luce dell'enciclica Caritas in veritate.

Matteo Renzi, 35 anni, da un anno alla guida della città toscana (prima ha ricoperto l’incarico di presidente della Provincia di Firenze) ha parlato con passione e coinvolgimento della sua esperienza alla guida di quello che è uno dei maggiori centri culturali del mondo. Cresciuto e formatosi tra gli scout, conoscitore della dottrina sociale della Chiesa, ha esordito dicendo che “la nuova generazione è chiamata a scrivere una nuova pagina della storia politica italiana. Non è vero – ha detto Renzi – che i giovani oggi hanno meno bisogno di stare insieme, che non sentono l'appartenenza ad una comunità. Sono solo cresciuti con parametri di riferimento diversi rispetto a quelli della generazione degli anni '50 e '60 del secolo scorso. La politica, allora, deve cominciare a parlare un linguaggio nuovo e i giovani dal canto loro non possono sempre lamentarsi di quello che non va».

Raccontando che “al sindaco di una città è chiesto di stare dentro il popolo, che non può fingere, che nulla gli deve essere estraneo, che è chiamato a non sprecare i talenti”, ha indicato cosa dovrebbero fare i giovani per far sentire la loro voce. «Come prima cosa – ha affermato – devono mettersi in gioco e rischiare. Non devono essere delle trote ma dei salmoni, cioè andare controcorrente, considerare la politica non una sistemazione personale. Devono, poi, prendere atto che il mondo è cambiato, che i partiti politici non sono più in grado di fare grandi pressioni psicologiche per manovrare completamente i giovani, che dunque hanno l'opportunità di ridare dignità a quella carità comunitaria che è la politica». Ai ragazzi spoletini presenti Renzi ha consegnato un piccolo manuale, una sorta di bussola da seguire per rivendicare spazio nella cosa pubblica. «Ci vuole coraggio e tanta positività nei messaggi che si lanciano. Solo così – ha detto – si possono vincere le paure e i sospetti. Ci vuole speranza, che è la virtù più difficile anche per i cristiani. È però necessaria contro la rassegnazione che c'è nei confronti della politica. Ci vuole libertà dai condizionamenti ed entusiasmo. Se non ami la città-popolo, ma ami la città-ammasso indistinto di gente, non riuscirai mai a governare. È la strada da seguire per non lasciare il futuro sempre nelle mani delle stesse persone». Poi, un appassionato appello ai ragazzi di Spoleto: «se avete un sogno non fermatevi dinanzi alle normali difficoltà. Andate avanti e perseguitelo. Mettetevi in gioco e non pensate che la politica sia solo quella che i telegiornali ci presentano in un minuto». All'incontro hanno preso parte molte autorità del territorio: la città di Spoleto era rappresentata dal Presidente del Consiglio Comunale Stefano Lisci, dal Vice Sindaco Dante Andrea Rossi – che ha portato al primo cittadino di Firenze i saluti del collega spoletino Daniele Benedetti – e dall'assessore all'istruzione Battistina Vargiu. Presenti, inoltre, consiglieri provinciali e comunali di entrambi gli schieramenti, sindacalisti e imprenditori.

Presente anche l'ormai noto sig. L., ex di molti ruoli sindacal-politici della città del festival, ancora in carica nelle file provinciali del Pdl, colui che tutto può trasformare in gaffe. Non ha fallito neanche questa occasione. Con aria simil-buonista prende il microfono e chiede al Renzi (per cercare di metterlo in difficoltà?) se risponde al vero che in Toscana si sta consumando una nefandezza. Non mi prima di averlo ‘avvertito’ che lui, il signor L., è un “cattolico impegnato nel Pdl”. Un sigillo di qualità, insomma.

La nefandezza sarebbe che la legge elettorale toscana non ha previsto il meccanismo delle preferenze. Colpa grave, perchè “in questo modo non si da concreta rappresentanza ai cittadini. Me lo può confermare?” chiede il pidiellino.

Renzi che è sì giovane, ma anche con un pelo lungo così, risponde dapprima ad un paio di altre domande, giusto per alzare la suspance, per poi consumare il fiero pasto.

“Veda – fa con il suo viso da bravo ragazzo – la legge è in vigore dal 2005, io ero fortemente contrario a quel tipo di soluzione, perchè il testo, ispirato al Porcellum di Calderoli, e che ho ribattezzato Cinghialum, fu il frutto dell'intesa fra FI e AN da un lato e i DS dall'altro. La mia posizione è agli atti di quel periodo. Fu un inciucio. Sa chi firmò quella legge per il Pdl? Un certo Denis Verdini, le dice nulla?”. Tiè! Sorride la platea, neanche tanto sommessamente, mentre il sig. L., gelato dalla risposta, resta incollato alla poltrona (dell'Auditorium) fin quasi a scomparirci dentro. Nessuna replica, ovviamente, visto lo svergognamento pubblico. Per il cattolico pidiellino, a quanto pare, non tutti i salmi finiscono in Gloria.

(C.V.)


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