"Da Raffaello a Canova da Valadier a Balla", 5 secoli d'arte in mostra curati da Vittorio Sgarbi - Tuttoggi.info

“Da Raffaello a Canova da Valadier a Balla”, 5 secoli d’arte in mostra curati da Vittorio Sgarbi

Carlo Vantaggioli

“Da Raffaello a Canova da Valadier a Balla”, 5 secoli d’arte in mostra curati da Vittorio Sgarbi

All'Accademia San Luca di Roma presentazione della nuova eccezionale iniziativa di Fondazione CariPerugia Arte | Polemica del critico sui prestiti d'arte
Sab, 17/02/2018 - 01:07

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Cento magnifiche opere, tra cui molti capolavori assoluti, appartenenti ad una delle più antiche istituzioni culturali italiane, l’Accademia Nazionale di San Luca di Roma, giungono a Perugia per una mostra di ampio respiro che si sviluppa nelle due prestigiose sedi di Palazzo Baldeschi e Palazzo Lippi Alessandri, edifici storici di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia situati nel centro storico cittadino e adibiti a spazi museali.

La nuova importante iniziativa culturale, visitabile a Perugia dal 21 febbraio al 30 settembre prossimi, sapientemente intitolata  “Da Raffaello a Canova, da Valadier a Balla- L’arte in cento capolavori dell’Accademia Nazionale di San Luca”, è stata presentata ufficialmente questa mattina presso l’Accademia di San Luca a Roma. In una delle magnifiche sale dell’Istituzione nazionale, non più attiva nell’insegnamento dal lontano 1874, ma tuttavia custode  di una storia pluricentenaria che fa invidia a qualsiasi altro istituto similare nel mondo, erano presenti il Presidente dell’Accademia, Gianni Dessì, il Segretario Generale, Francesco Moschini, il curatore della mostra, Vittorio Sgarbi. Per la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia era presente la Vicepresidente Cristina Colaiacovo insieme con il Presidente della Fondazione CariPerugia Arte, Giuseppe Depretis. Presente anche l’Assessore alla cultura del Comune di Perugia, Maria Teresa Severini.

Non si sfugge facilmente dalla curiosità di comprendere a fondo la genesi concettuale dell’accoppiare monumenti dell’arte pittorica come Raffaello e dell’architettura come Giuseppe Valadier o il celebre scultore Antonio Canova con il prolifico artefice del Futurismo, Giacomo Balla. In questa operazione però è bene sapere che c’è un punto di partenza ben preciso che  sarà illustrato in apertura proprio dal presidente dell’Accademia Dessì, “Le opere d’arte come prima cosa richiedono luce e occhi per essere godute e questa straordinaria occasione della mostra, ce le fa riscoprire proprio in virtù dei  luoghi in cui esse saranno esposte. L’intreccio con il territorio che ospita le opere è un fatto straordinario”. E’ dunque su questo binomio, che lega l’opera d’arte al luogo dell’ esposizione, che nasce la voglia di mostrare “a nuovi occhi”  il patrimonio custodito dall’Accademia, un tesoro che va appunto da Raffaello a Valadier da Canova a Balla, attraversando come se nulla fosse ben 5 secoli di storia dell’arte.


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Con Raffaello, Bronzino, Pietro da Cortona, Guercino, Rubens, Wicar, Hayez, Giambologna, Canova, Valadier, Balla, compaiono, nella prossima esposizione perugina, dipinti e sculture di altri fondamentali artisti italiani e stranieri, a documentare la grande arte tra il Quattrocento e il recente Novecento.

La mostra nata dalla collaborazione tra la Fondazione CariPerugia Arte e l’Accademia Nazionale di San Luca, è curata da Vittorio Sgarbi e accompagnata da un catalogo edito da Fabrizio Fabbri editore con tutte le opere riprodotte e analizzate da schede scientifiche curate da specialisti e da un testo, oltre a quello del curatore, dello stesso Segretario Generale, Moschini, che vi traccia una rapida storia dell’istituzione.

Il progetto espositivo offre una immersione nella storia dell’Accademia Nazionale di San Luca, testimoniata in mostra da dipinti, sculture, disegni architettonici, bozzetti preparatori, tutti patrimonio dell’Istituzione romana.
Stimolante il confronto che la mostra propone con la realtà artistica perugina ed umbra. Alcune opere appartenenti alla collezione dell’istituzione romana, infatti, non solo entrano in dialogo con altre della Collezione Marabottini esposta permanentemente a Palazzo Baldeschi – è il caso dell’artista Jean-Baptiste Wicar – ma anche con capolavori di storiche istituzioni perugine, come l’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci.

Un dialogo e una collaborazione nel segno dell’arte ribadita con forza ed entusiasmo nei saluti  al numeroso pubblico intervenuto a Roma, da parte del Presidente di Fondazione CariPerugia Arte, Depretis, della Vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Colaiacovo e dall’assessore Severini.

Tutti non hanno mancato di sottolineare i punti di continuità tra l’opera dell’Accademia San Luca e il ruolo delle fondazioni perugine, ma sopratutto è stato rimarcato il forte elemento attrattivo territoriale che consente la nuova visione dell’opera come suggerito da Gianni Dessì.

In questa sorta di viaggio artistico che da Roma conduce a Perugia per svilupparsi nel cuore cittadino, il corpus di opere dell’Accademia di San Luca – allestito nelle due sedi espositive situate entrambe in corso Vannucci, a pochissimi metri di distanza l’una dall’altra – complessivamente si snoda in 12 sale, seguendo un ordine cronologico.
Le opere esposte sono state oggetto di una vasta campagna di restauri promossa e supportata dall’Associazione Forte di Bard che le ha recentemente presentate presso la sua sede in Valle d’Aosta. La Fondazione CariPerugia Arte contribuisce alla salvaguardia delle opere stesse attraverso un sostegno per la sistemazione e ristrutturazione dei depositi dell’Accademia.

Il Vittorio “nazionale” e le Opere in prestito come “Veline”

“Dopo un impegnativo lavoro di scavo, ricognizione e studio – afferma Vittorio Sgarbi – siamo riusciti ad ottenere un risultato egregio. I depositi dell’Accademia hanno rivelato un patrimonio artistico di immenso valore, con molte opere che sono ancora sconosciute e in attesa di essere sistemate in modo congruo. La mostra di Aosta e questa di Perugia rappresentano un antefatto della creazione di una Galleria nuova e strutturata all’interno dell’Accademia che permetta di valorizzare tale patrimonio facendolo uscire dai depositi e rendendolo fruibile al pubblico”.

Il Segretario Generale Moschini parlerà infatti di uno Sgarbi  letteralmente sdraiato a terra alla ricerca di qualche meraviglia nascosta e mai  mostrata, “in un rapporto carnale con l’opera d’arte”. 

Una visione del Vittorio nazionale che collide fortemente con la consueta immagine di polemista sui generis, di critico rovinato dal tubo catodico, ma mai lontano dalla consapevole, compiaciuta e monumentale conoscenza dell’arte che ne fa un affabulatore imbattibile, fascinoso e sensibile, come quando accennerà al pubblico presente oggi a Roma, la triste storia e la bellezza dell’opera di Amedeo Bocchi dedicata alla figlia Bianca, protagonista del trittico immortalato  nella immagine ufficiale della mostra insieme al putto di Raffaello e al ritratto di Valadier.

Sgarbi non rinuncia tuttavia allo spettacolo e oltre al consueto ritardo accademico, calcolato con un fuso orario personalizzato, inizierà il suo intervento romano con un battagliero, “Mi  piace più la guerra dei complimenti, abbiamo una polemica da fare?…”. E visto che la platea lo ispira inizia un intervento fluviale partendo dal rapporto tra Fede e Arte. Una “cosetta”, la prima che gli capita a tiro per poter arrivare rapidamente a trattare il tema dei comportamenti criminali al giorno d’oggi attribuiti a coloro che ottengono o cedono in prestito opere  d’arte particolarmente famose e conosciute per allestire mostre fuori dai contesti territoriali in cui l’opera svolge, secondo la teoria sgarbiana, la sua funzione naturale. Il professore indirizza specificamente i suoi strali sulla mostra di Forlì “L’eterno e il tempo tra Michelangelo e Caravaggio”, dove i prestiti presenti avrebbero snaturato diversi siti d’Italia. Oggetto della reprimenda anche il Ministro Franceschini a cui Sgarbi ha recentemente indirizzato una missiva pubblicata sul Corriere della Sera, in cui attaccava da par suo la pratica in questione.

E in mezzo al profluvio sgarbiano ci scappa la gaffe, forse involontaria, frutto di una telefonata recentissima da parte dell’arciprete del Duomo di Perugia che si lamenta proprio con il Vittorio nazionale del prestito della Deposizione del Barocci concesso dal Nobile Collegio della Mercanzia e dalla Sovrintendenza per la mostra di Forlì. Nell’esatto momento in cui Sgarbi cerca il responsabile della “rapina” e lo individua  nel rettore del Collegio, Giuseppe Severini, prima che l’affabulazione prenda una brutta piega in curva, vista la velocità sgarbiana, arriva la frenata provvidenziale dell’Assessore che siede accanto al feroce Saladino dell’arte. “E’ mio fratello”, lo incenerisce Maria Teresa Severini, mettendo Vittorione nostro nella condizione di dover articolare uno spiegone per smarcarsi dalla gaffe, senza peraltro riuscire perfettamente nell’intento. Resta comunque intatto, famiglia Severini a parte, il senso del teorema di Sgarbi sui prestiti che non ha poi tutto questo torto sull’argomento.

La Mostra di Perugia

Il percorso della nuova prestigiosa mostra (che ha tutti i crismi per doppiare il successo della precedente Da Giotto a Morandi– CLICCA QUI) inizia da Palazzo Baldeschi, dove nella prima sala è possibile ammirare il Putto reggifestone di Raffaello Sanzio, affresco staccato appartenuto a Jean-Baptiste Wicar e da lui donato, opera tra le più prestigiose della mostra. Percorrendo gli spazi si incontrano dipinti di Bronzino, Pietro da Cortona, Paris Bordon, Jacopo da Ponte detto il Bassano, che convivono con terrecotte di Vincenzo Danti e del fiammingo Giambologna.

Ancora per il Seicento – molto ben rappresentato nell’Accademia Nazionale di San Luca – ecco tra gli altri il Cavalier d’Arpino con la sua teatrale interpretazione della Cattura di Cristo, Peter Paul Rubens con il notevole bozzetto Le ninfe che incoronano la dea dell’abbondanza, Anton Van Dyck con la Madonna con il Bambino fra gli angeli musicanti accompagnata dal relativo disegno, Sassoferrato con l’assoluta espressione di una pittura senza tempo nella purissima Madonna con il Bambino e poi Pier Francesco Mola, Swerts, Borgianni e tanti altri.

La sesta sala è un tripudio di capolavori tra i quali campeggiano la compostezza di Amore e Venere del Guercino, il mondo del visionario pittore fiammingo Jan de Momper, Pietro da Cortona, Maratti, per arrivare ad un Settecento fortemente europeista che si caratterizza per la presenza di maestri come Angelika Kauffmann, Jan Frans Van bloemen, il pittore di marine Claude Joseph Vernet e con i prestigiosi gessi del grande scultore danese Thorvaldsen e di Antonio Canova, l’idolo che, omaggiato dalle corti internazionali, reinventa il monumento funebre e di cui è esposto un gesso di un dettaglio del Monumento a Papa Clemente XIII in San Pietro datato 1784, il tutto insieme alle due splendide vedute antiquarie del Pannini.

Una delle sale è dedicata ai disegni di architettura – di cui la collezione dell’Accademia è ricchissima – tra i quali si sono stati scelti gli spettacolari progetti per un Regio Palazzo in Villa di Filippo Juvarra e il rinnovamento di Roma nei progetti del Panteon e di Piazza del Popolo dell’architetto Giuseppe Valadier.

A Palazzo Lippi Alessandri i visitatori sono accolti da artisti del calibro di Francesco Hayez, artista veneziano poliedrico e innovatore autore de Il bacio, opera simbolo del romanticismo italiano, Jean Baptiste Wicar, con il suo potente Ritratto ufficiale di Giuseppe Valadier, Rinaldo Rinaldi con il bel ritratto in marmo di Domenico Pellegrini, pittore amatissimo da Canova. In tempo di Scapigliatura, ecco le moderne prove di Tranquillo Cremona, un misterioso Ritratto di donna, e di Federico Faruffini, un ombroso Autoritratto. Espressione artistica del Novecento sono l’autoritratto il Contadino di Giacomo Balla, l’autoritratto del dannunziano Lawrence Alma Tadema, il ritratto dello scultore Giovanni Nicolini realizzato da Antonio Mancini. Il dipinto forse più poetico dell’intera collezione è il Ritratto di Bianca in piedi, mentre attraversa le stanze della casa, portando una teiera di ceramica: è la giovane figlia del pittore Amedeo Bocchi, morta ventiseienne nel 1934.

E ancora, marmi di Antonio D’Este – che ritrae Antonio Canova – Francesco Nagni, Pietro Tenerani, Albino Candoni e bronzi di Nicola D’Antino, Francesco Coccia, Adolfo Apolloni, Attilio Selva, Aroldo Bellini e Alberto Viani a coronare un percorso che si contraddistingue per essere particolarmente autorevole dal punto di vista autoriale e iconografico e altrettanto vario per quanto riguarda le tecniche e i linguaggi artistici usati.

Grazie alla rinnovata partnership con la Fondazione Cariperugia Arte Trenitalia è Official Carrier della mostra. Chi sceglie il treno per raggiungere Perugia per visitare il percorso espositivo può beneficiare di condizioni privilegiate sul biglietto di ingresso. Lo sconto è offerto sia ai clienti del trasporto regionale che ai clienti del Frecciarossa e degli altri treni nazionali. Una iniziativa analoga con Busitalia prevede agevolazioni per chi presenta in mostra il biglietto del bus. Agevolazioni anche per i parcheggi grazie all’accordo siglato con Saba-Sipa

Riproduzione riservata

Foto Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)

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