Era immaginabile ed è avvenuto. L’udienza del processo “Quarto Passo” è iniziata e immediatamente si è chiusa questa mattina nell’Aula Affreschi del tribunale di Perugia con un rinvio per difetti di notifica. Falsa partenza dunque ma dettata dai numeri di questo processo. Cinquantasette imputati a vario titolo per traffico di droga, ricettazione, truffa, estorsione, ricettazione e su tutto, associazione a delinquere di stampo mafioso con 78 capi d’imputazione ed un esercito di avvocati.
La prossima udienza è fissata al 28 novembre, quando salvo sorprese (non è esclusa istanza di ricusazione di un giudice del collegio per il rispetto dell’impregiudicatezza dato che ha già informato di aver preso parte come uditore ad una camera di consiglio per il processo di Riesame) – si inizierà a parlare delle presunte infiltrazioni della ‘Ndrangheta in Umbria che nel dicembre 2014 vennero evidenziate dalla maxi operazione condotta dai ROS di Perugia e coordinata dalla procura distrettuale antimafia.
Secondo l’accusa l’organizzazione di tipo mafioso che si era costituita “rappresenta l’origine dell’intera catena criminale: da un lato rappresenta infatti un sicuro strumento economico per mantenere l’organizzazione e per acquisire capitali da reinvestire in altre attività criminali o nell’economia legale; dall’altro il modo più efficace per esercitare il controllo sul territorio e sulle vittime, piegate dalle minacce e dalle intimidazioni ai voleri dell’organizzazione e a volte indotte al compimento di comportamenti illeciti”. Quello tracciata nel dicembre del 2014 nelle 396 pagine dell’ordinanza, è un disegno criminoso che estorceva denaro per immetterlo nel mercato dell’usura dalla quale rilevare ingenti interessi, a tassi esorbitanti (dal 10% al 20 % mensile), e che si giovava “della copertura garantita dalle imprese sottoposte a estorsione per acquisire appalti e/o sub appalti nel settore edile e del fotovoltaico”. Così l’organizzazione si rigenerava, controllando i gangli delle attività commerciali, minacciando le imprese, fino a indurle in bancarotta per impossessarsene. Un lungo collegamento che porta dalla Calabria, e da Cirò e Cirò Marina per la precisione, sale mezzo stivale e arriva fino in Umbria.
Processo ‘Quarto passo’, Regione Umbria si costituisce parte civile