PROTOCOLLO SUL WELFARE, ECCO PERCHE' CONFARTIGIANATO NON LO HA FIRMATO - Tuttoggi.info

PROTOCOLLO SUL WELFARE, ECCO PERCHE' CONFARTIGIANATO NON LO HA FIRMATO

Redazione

PROTOCOLLO SUL WELFARE, ECCO PERCHE' CONFARTIGIANATO NON LO HA FIRMATO

Mer, 24/10/2007 - 13:09

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“Il Protocollo sul Welfare è intriso di un approccio ideologico che crea discriminazioni tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti e scarica sui giovani gli oneri di una spesa pubblica ingigantita dai costi previdenziali. Per questi motivi Confartigianato, così come le altre Confederazioni dell'artigianato e del commercio, non lo ha firmato”.E' quanto ha dichiarato Stelvio Gauzzi – Segretario di Confartigianato Imprese Perugia, sul Protocollo Walfare. “Le imprese – ha sottolineato Gauzzi – non vogliono e non hanno bisogno di un approccio ideologico che crea distorsioni e che, ad ogni cambio di legislatura, cancella le riforme fatte dal Governo precedente. Chiedono invece un sano pragmatismo che consideri il merito e l'impatto delle riforme sul sistema economico, che ne valuti gli aspetti positivi e ne migliori quelli critici”.A questo proposito, Gauzzi si è soffermato sugli elementi positivi della Legge Biagi “che – ha detto – pone al centro delle relazioni sindacali la logica della partecipazione e non il conflitto, valorizzando la bilateralità e la contrattazione di secondo livello, vale a dire le esperienze peculiari della cultura partecipativa espressa dall'artigianato “.Tra gli aspetti della Legge Biagi che invece Confartigianato chiede di modificare vi è la normativa sull'apprendistato “che sta creando – continua Gauzzi – grossi problemi alle imprese artigiane e sta facendo diminuire le assunzioni di apprendisti nell'artigianato, perchè non tiene conto che l'apprendista di un vetraio artistico non può essere trattato alla stessa maniera dell'apprendista cassiere di una banca”.”Il processo di modernizzazione del mercato del lavoro e delle relazioni di lavoro, di cui le imprese hanno urgente necessità – ha concluso Gauzzi – può essere efficacemente perseguito soltanto se il punto di partenza condiviso per ogni riforma, è la collaborazione delle parti sociali e non il conflitto. Lontani da approcci ideologici”.


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