Piccolo Carro, anche il Comune Perugia revoca l'autorizzazione - Tuttoggi.info

Piccolo Carro, anche il Comune Perugia revoca l’autorizzazione

Sara Minciaroni

Piccolo Carro, anche il Comune Perugia revoca l’autorizzazione

Per Il Cncm "massimo sostegno al Piccolo Carro. IN Italia c'è un vuoto legislativo"
Ven, 09/12/2016 - 10:32

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Anche il Comune di Perugia ha revocato le autorizzazioni al Piccolo Carro. Come aveva già fatto Assisi adesso anche l’amministrazione del capoluogo ha stoppato l’attività della cooperativa sociale, con due determine firmate dal dirigente dell’area sociale sia la comunità educativa “Isola che non c’è” che “La Tribù” dovranno, entro venti giorni, dimettere i minori attualmente ospitati e comunicare all’ufficio comunale l’elenco completo dei ragazzi e i recapiti dei servizi invianti.

Per le revoche di Assisi, il legale della cooperativa Massimo Marcucci, aveva risposto con un ricorso al Tar. In quel caso il Tribunale amministrativo, in attesa dell’udienza sul merito che si terrà il 21 di marzo, ha disposto che i ragazzi rimangano nelle sedi attuali. Nel frattempo però sulla coop è arrivato anche il sequestro da parte della Procura. Azione per la quale nelle scorse ore i titolari hanno rinunciato al ricorso al riesame.

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Tutto questo perchè, scrive il Comune, “Piccolo Carro è titolare di una “autorizzazione socio-educativa-assistenziale e non sociale a rilevanza sanitaria, fattispecie non contemplata dall’assetto normativo vigente nella Regione Umbria”. Ma la qualificazione dell’effettiva attività esercitata dalla coop, lo stesso avvocato Marcucci, la spiega come “prestazioni sociali a rilevanza sanitaria” che secondo il legale nella delibera di Giunta Regionale 973 del 2012 sarebbero state in qualche modo “legittimate”. Per il Comune non è abbastanza perchè la delibera è un “atto di indirizzo” a cui “non è seguita alcuna disposizione normativa” ed inoltre riguarderebbe i soli minori gravati da provvedimenti penali. 

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E intanto il Coordinamento Nazionale Comunità per Minorenni (CNCM), organizzazione a cui aderiscono oltre 300 strutture di accoglienza residenziale per minori in difficoltà in tutta Italia, scende in campo a difesa del Piccolo Carro, la cooperativa di Bastia Umbra oggetto di indagini giudiziarie per frode in pubblica fornitura e truffa in danno degli Enti. E denuncia: “In Italia c’è un vuoto legislativo sull’accoglienza in comunità socio-educative di minori che sono sottoposti a terapia sanitaria prescritta dai presidi sanitari di provenienza. In un documento a firma del presidente del CNCM, Giovanni Fulvi, l’organizzazione “esprime solidarietà al Piccolo Carro in merito all’attacco mediatico e giudiziario che sta subendo su una tematica che non riguarda solo questa struttura ma decine di comunità di accoglienza su tutto il territorio nazionale”.

In particolare, le accuse mosse al Piccolo Carro si fondano sull’accoglienza di minori già sottoposti a terapia sanitaria prescritta dai presidi sanitari di provenienza. “Su questa tipologia di accoglienza”, sottolinea il documento del CNCM, “in Italia esiste un vero vuoto legislativo, solo la Regione Emilia Romagna ha normato strutture di natura psico-sociali per minorenni, mentre esistono comunità terapeutiche esclusivamente sanitarie normate dalle ASL”.

La posizione del CNCM sulla vicenda della cooperativa umbra è chiara. “La tipologia di accoglienza organizzata dal Piccolo Carro è da noi condivisa, in quanto molti sono i minorenni accolti nelle comunità cosiddette socio-educative che presentano disturbi di natura psicologica grave e, proprio per questo, le comunità devono integrare il loro intervento educativo con trattamenti sanitari sia farmacologici che psicoterapeutici, condivisi e prescritti dai servizi territoriali socio-sanitari che accettano di procedere all’inserimento dei minori anche con integrazioni economiche”.

Il documento del CNCM difende anche il Piccolo Carro dalle accuse. “L’invio e l’integrazione della retta da parte delle ASL”, è scritto infatti nel documento, “si basa su un’offerta di intervento educativo, e nel contratto tra le parti si presuppone l’invio dell’autorizzazione del funzionamento della struttura e la Carta dei Servizi. Questi documenti certificano l’intervento socio-assistenziale ed educativo delle strutture accoglienti (che presentano tutte valenza terapeutica) e non accreditate sanitariamente, quindi appare infondata l’accusa di aver truffato le Amministrazioni invianti. Sicuri nell’operato della magistratura”, conclude il CNCM, “attendiamo fiduciosi la risoluzione di quanto sta accadendo al Piccolo Carro”.

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