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Perugia, 61 arresti per mafia / Sequestri per 30 milioni di euro

Le mani della ‘ndrangheta tese anche sull’Umbria. Perugia e il suo capoluogo non sono dunque immuni dall’infiltrazione mafiosa, che avrebbe agito soprattutto nei gangli dell’economia locale. Le indagini dell’operazione “Quarto passo” dei carabinieri del Ros ha infatti portato alla luce un vero e proprio sodalizio tra le famiglie e gli esponenti dell’associazione mafiosa e il cuore verde d’Italia. Sono 61 le ordinanze di custodia cautelare, nella provincia di Perugia e in altre località italiane, emesse su richiesta della procura distrettuale antimafia del capoluogo, e che in queste ore gli stessi carabinieri stanno notificando. Sequestrati beni per oltre 30 milioni di euro, per beni mobili e immobili. Documentate anche le modalità mafiose di di acquisizione e condizionamento di attività imprenditoriali, in particolare nel settore edile, anche mediante incendi e intimidazioni con finalità estorsive.

Base degli ‘ndranghetisti il Bar Apollo di Ponte San Giovanni. Cominciano a circolare anche i primi nomi del clan al centro dell’operazione “Quarto passo”: si tratterebbe della famiglia Farao, con i fratelli Vittorio e Vincenzo, figli di Silvio Farao e cugini di Giuseppe Farao, considerati dagli inquirenti i reggenti della cosca in Calabria.

Il Generale dei Ros, Mario Parente, ai microfoni di Skytg24, ha dichiarato: “l’indagine conferma la capacità della ‘ndrangheta di replicare al di fuori della Calabria i propri modelli criminali, mantenendo saldi i legami con le cosche di origine, infiltrandosi nel tessuto economico e sociale con modalità tipicamente mafiose. Infiltrazioni a cui anche l’Umbria, ritenuta nell’immaginario comune un’isola felice, si dimostra non essere immune“.

I reati contestati a vario titolo agli arrestati sono associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, danneggiamento, bancarotta fraudolenta, truffa, trasferimento fraudolento di valori con l’aggravante delle finalità mafiose, traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione. Al centro delle indagini “un sodalizio ‘ndranghetista radicato nella regione, con diffuse infiltrazioni nel tessuto economico locale e saldi collegamenti con le cosche calabresi di origine“. Gli investigatori impegnati nell’operazione “Quarto passo”, hanno “documentato le modalità tipicamente mafiose di acquisizione e condizionamento di attività imprenditoriali, in particolare nel settore edile, anche mediante incendi e intimidazioni con finalità estorsive“.

Il sequestro riguarda beni mobili e immobili riconducibili alle attività degli indagati e ritenuti provento dei reati. In mattinata aggiornamenti.

Altri arresti – Intanto anche a Reggio Calabria la polizia di stato sta eseguendo 25 decreti di fermo indiziato di delitto emessi dalla Procura della Repubblica, nei confronti di esponenti della cosca ‘ndranghetista dei Tegano, presente sul capoluogo reggino. L’accusa è di associazione a delinquere di stampo mafioso. L’operazione, denominata “Il Padrino”, ha consentito di ricostruire l’organigramma della cosca e di acquisire elementi sulle innumerevoli attività illecite.

Modificato ore 8.28

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