È la seconda donna della musica italiana più amata dagli italiani, dopo Mina, la “Ragazza Piper” ha venduto in carriera oltre 110 milioni di dischi e da oltre 40 anni è una delle artiste italiane più apprezzate anche a livello internazionale. Ieri sera Patty Pravo si è esibita davanti al pubblico ternano per il Not Official San Valentino, diretto da Tommy Moroni, che ha risposto con un “sold out”.
L’apertura è stata affidata al Matteo Sperandio quartet, formazione locale di grande spessore, vincitrice anche del premio “De Andrè”, impegnata nella musica d’autore; denuncia sociale, viaggi, amore, rabbia e storie di oggi sono i temi del repertorio della band, che a De Andrè deve molto, soprattutto per il linguaggio dei testi: dai lacchè, agli operai, passando per i sognatori del viaggio.
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Classe, eleganza e quella voce non convenzionale che ammalia e affascina. Sempre eterea, ironica, magnetica, il carisma di una donna che racconta l’amore in tutte le sue sfumature: sensuale e sinuosa, ma anche romantica e spirituale.
Gli anni non hanno scalfito la capacità di catturare il pubblico con la naturalezza abbinata all’aria un po’ sofisticata, al limite dello snob, che solo per i grandi artisti risulta una combinazione magnetica come Patty Pravo dimostra con il terzo brano in scaletta “E dimmi che non vuoi morire”, scritto da Vasco Rossi per il Festival di Sanremo del 1997.
Così brani come “La luna”, “Notti bianche”, si mischiano a quelli della triologia “Phonogram” per poi passare attraverso “Tutt’al più” con l’intro recitata; e poi ancora i successi del ritorno all’etichetta “Rca”e “I giardini si Kensington”, trasposizione italiana di “Walk on the wild side” di Lou Reed, artista ancora sconosciuto in Italia quando Patty Pravo lo scoprì. Musica che unisce almeno 4 generazioni di fan.
Con “Pensiero stupendo”, scritta da Ivano Fossati, si chiude il concerto, con il pubblico sotto al palco per raccogliere l’abbraccio di Patty Pravo, sempre disposta a regalare un sorriso e un’occhiata, seppure fugace, a ciascuno dei suoi ammiratori. Almeno questa è l’impressione che riesce a trasmettere.
Nota stonata – Costringere artisti come Patty Pravo a esibirsi in un tetro luogo, non teatro, e, soprattutto, privare il pubblico ternano e tutti coloro che vogliono fare impresa nel campo dell’arte, di un luogo adatto per simili eventi è una questione che deve essere risolta, se si vuole tenere viva l’impressione che la città possa avere anche una vita artistica. Uno studio, di questo si tratta la sala del Videocentro destinata ad eventi, con sedie in plastica e una temperatura desertica, non costituisce una grande attrattiva, con qualche disagio anche per gli artisti stessi. Speriamo che qualche amministratore abbia partecipato al concerto e si sia reso conto di quanto importante ed urgente ridare un teatro alla città.
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