Opaco, scoperte altre 3 tombe nel cantiere Sae | Negozi, Comune di Norcia vince al Tar - Tuttoggi.info

Opaco, scoperte altre 3 tombe nel cantiere Sae | Negozi, Comune di Norcia vince al Tar

Sara Fratepietro

Opaco, scoperte altre 3 tombe nel cantiere Sae | Negozi, Comune di Norcia vince al Tar

Sopralluogo della Soprintendenza dopo i ritrovamenti archeologici durante i lavori per le casette post sisma, possibili modifiche al cantiere | Ma sul progetto c'è qualcosa che non torna
Mar, 05/09/2017 - 08:35

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Spuntano altre 3 tombe durante i lavori di realizzazione delle Sae a Opaco di Norcia (il cosiddetto lotto C) dopo le 6 emerse nei giorni scorsi come rivelato in anteprima da Tuttoggi.info. Dopo le verifiche degli archeologi e probabili modifiche alle opere di urbanizzazione, però, le importanti scoperte archeologiche saranno ricoperte e sopra vi sorgeranno le tanto attese casette.

E’ quanto è stato deciso dopo il sopralluogo compiuto lunedì dalla Soprintendenza, che in una nota congiunta insieme alla protezione civile regionale rassicura anche sui tempi di completamento delle Sae per gli sfollati del terremoto. Intanto, però, sulla regolarità del progetto del lotto C spuntano dubbi e verifiche. E sempre sul fronte dei terreni nell’area industriale ‘espropriati’  temporaneamente per ospitare strutture emergenziali, nelle ultime ore si registra un’altra novità: il Comune di Norcia ha infatti vinto il ricorso al Tar presentato da tre nursini proprietari di altrettanti lotti acquisiti dall’ente per realizzarvi negozi ed attività commerciali provvisorie.


Trovate 6 tombe romane a Norcia, stop a cantiere Sae | Le foto


Spuntano altre 3 tombe, sono tutte preromane | Lavori Sae proseguono ma a rilento

Dopo la scoperta, come preannunciato dalla soprintendente Marica Mercalli, nella giornata di lunedì si è svolto un sopralluogo nell’area di cantiere dove era stata prevista una sospensione dei lavori (lavori che però sarebbero proseguiti regolarmente in questi giorni sotto l’occhio vigile degli archeologi). Sopralluogo a cui hanno partecipato anche il direttore dei lavori del cantiere per le 90 Sae in corso di realizzazione  e tecnici della Protezione civile. L’obiettivo era infatti quello di giungere – viene spiegato in una nota – ad una soluzione condivisa e compatibile sia con le esigenze di tutela dei beni archeologici rinvenuti, sia con l’emergenza abitativa dei cittadini nursini.

I rinvenimenti consistono, allo stato attuale, nell’accertata presenza di 6 tombe a fossa arcaiche, di ambito quindi preromano (VII – VI sec. a.C.), maschili e femminili, con corredo ceramico e metallico, quest’ultimo di estremo interesse e accostabile a ritrovamenti simili nell’area (decorazione pettorale con pietre incastonate, scudi pettorali, punte di lancia e pugnali, vasellame bronzeo, etc.). Accanto alle fosse terragne è stato individuato anche un tumulo contenente almeno 3 tombe, ancora da indagare, con segnacoli di pietra scomposti.

Come anticipato venerdì da TO®, l’intera area era fortemente indiziata archeologicamente  per la scoperta, in passato, di una vasta necropoli preromana e romana, avvenuta durante i lavori di ampliamento dello stabilimento della Grifolatte srl (praticamente adiacente all’area in cui si stanno realizzando le casette prefabbricate per gli sfollati del terremoto), che fu indagata e poi ricoperta. Per tale motivo la Soprintendenza, all’avvio dei lavori comunicati dalla Regione Umbria-Protezione Civile, ha provveduto immediatamente a prescrivere la sorveglianza archeologica, monitorando attentamente i lavori in un’area di controllo che, per ovvi motivi di cantiere, è stata circoscritta al solo perimetro dello sbancamento.

I lavori sono proseguiti nella restante parte dell’area di cantiere, sempre in regime di controllo, mentre nell’area di rinvenimento la Soprintendenza in accordo con la Regione, ha chiesto un rallentamento dei lavori per un approfondimento conoscitivo della zona tumulare, limitrofa alle tombe emerse.

In prossimità del perimetro del lotto, zona est, versante strada di Santa Scolastica, in concomitanza dei lavori di urbanizzazione per l’installazione delle Sae (fognature, acqua e gas e rete elettrica), dove lo scavo richiede maggiore discesa di quota, la Soprintendenza nel sopralluogo di lunedì ha richiesto saggi esplorativi per la definizione dell’area, ipotizzando anche, se necessaria, una parziale modifica al tracciato delle fognature. I tempi richiesti per gli approfondimenti conoscitivi sono assolutamente compatibili con le esigenze tecniche di prosecuzione del cantiere.

Le 9 tombe rinvenute, dopo eventuale approfondimento dello scavo stratigrafico, saranno rilevate e quotate e verrà asportato il relativo corredo funerario dopo la puntuale documentazione scientifica. La mappatura delle tombe, che verranno poi ricoperte con adeguate procedure di conservazione, servirà in seguito ad individuare con precisione, una volta rimosse le abitazioni di emergenza, l’area del rinvenimento per un ulteriore scavo estensivo. Il materiale di corredo asportato sarà oggetto di restauro e auspicabilmente, per le tombe più significative, sarà oggetto di esposizione. Sarà cura della Soprintendenza ABAP dell’Umbria fornire una puntuale comunicazione sul contesto rinvenuto, una volta elaborati e sistemati i primi dati di scavo.

Sul progetto per il villaggio Sae c’è qualcosa che non torna

Mentre quindi i lavori proseguono, anche se a rilento, per completare il villaggio di casette nella zona industriale di Norcia, per la precisione il cosiddetto lotto C, su di esso però potrebbero spuntare nuove grane. Ci sarebbero infatti dubbi sulla conformità dei lavori rispetto al progetto ed in particolar modo sull’utilizzo dei terreni al centro delle procedure di acquisizione d’urgenza (una sorta di esproprio temporaneo per affrontare la necessità di garantire un tetto a tutti gli sfollati del terremoto). Nel mirino, in sostanza, ci sarebbe la possibilità che il cantiere abbia sforato – o possa farlo – in zone non previste e non ufficialmente acquisite. Su questo sarebbero in corso specifici approfondimenti tecnici da parte di alcuni privati nursini.

Sugli ‘espropri’ per i negozi delocalizzati vince il Comune

Non ci sono invece irregolarità sulle procedure utilizzate dal Comune di Norcia nelle procedure di occupazione temporanea d’urgenza relativamente ai terreni, sempre nell’area industriale, in cui è prevista la delocalizzazione di negozi ed attività produttive. Lo ha stabilito il Tar dell’Umbria con una sentenza datata 1 settembre, mettendo così fine ad una querelle iniziata qualche mese fa, che aveva visto comunque già a maggio la revoca della sospensiva – dopo una guerra di ricorsi e controricorsi – da parte dei giudici del Consiglio di Stato, con i lavori che sono potuti iniziare in attesa del giudizio di merito.

A presentare ricorso al Tribunale amministrativo regionale erano stati 3 nursini, proprietari di alcuni lotti di terreno individuati dal Comune quali idonei per delocalizzare le attività produttive inagibili. Nel mirino dei ricorrenti in particolare c’era il decreto del Sindaco del Comune di Norcia n. 17 del 2 dicembre 2016, “notificato in data 5 dicembre 2016, con il quale alcune aree di proprietà dei ricorrenti sono state sottoposte a requisizione ed occupazione “temporanea” d’urgenza per essere destinate ad “area attività produttive”, nonché dei relativi accertamenti dello stato di consistenza e processi verbali di immissione in possesso del 10 dicembre 2016“. I giudici hanno ritenuto improcedibile il ricorso nei confronti di uno dei nursini il cui terreno a gennaio non era stato ritenuto più necessario alle esigenze e quindi era stato ‘restituito’ al proprietario. I ricorrenti sostenevano una carenza di istruttoria e la violazione dell’ordinanza del Commissario di Governo n. 7/2016 e delle ordinanze del Capo del Dipartimento della Protezione Civile nn. 388, 394 e 408 del 2016, lamentando, altresì, la “definitiva compromissione” dei terreni di loro proprietà e la conseguente riduzione dello “spazio vitale privato” intorno alle proprie abitazioni. Motivazioni che però sono state ritenute infondate dai giudici del Tar dell’Umbria. Che hanno così dato piena ragione al Comune di Norcia, difeso dagli avvocati Massimo Marcucci e Luisa Di Curzio.

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