Due milioni e seicento mila euro di risarcimento. A tanto ammonta la richiesta fatta dagli avvocati di parte civile dei genitori, del fratello e della sorella di Raffaella Presta, l’avvocatessa uccisa dal marito Francesco Rosi il 25 novembre del 2015 nella loro casa di via del Bellocchio a Perugia. Gli avvocati Marco Brusco e Luigi Matteo hanno ovviamente sollecitato il giudice Alberto Avenoso a condannare l’uomo all’ergastolo, come richiesto dal pubblico ministero, Valentina Manuali.
Maltrattamenti Gli avvocati della famiglia Presta, che non è mai mancata in alcuna udienza, hanno inoltre evidenziato i maltrattamenti subiti dalla donna prima della sua morte. I legali hanno sostenuto dunque che Francesco Rosi abbia ucciso la moglie perché non accettava che il loro matrimonio stesse finendo.
Il delitto Raffaella venne ammazzata a colpi di fucile in casa, mentre il figlio faceva il bagnetto nella stanza accanto. Fu lo stesso Francesco Rosi a prendere il bambino dalla vasca e portarlo a casa della sorella cercando di non fargli vedere il cadavere della mamma. Poi uscì e chiamò i carabinieri confessando il delitto. Ma ha sempre negato la premeditazione e anche i maltrattamenti.