Omicidio Polizzi, autogol di Valerio: "Papà è stato istigato, suo cervello in tilt" - Tuttoggi.info

Omicidio Polizzi, autogol di Valerio: “Papà è stato istigato, suo cervello in tilt”

Sara Minciaroni

Omicidio Polizzi, autogol di Valerio: “Papà è stato istigato, suo cervello in tilt”

Il racconto su Alessandro: "Mi chiese di mentire per una storia di droga" e ancora: "Era cambiato, voleva strani tatuaggi"
Lun, 22/12/2014 - 20:04

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Mio padre è stato istigato”. Il colpo di scena arriva nelle battute finali dell’udienza di oggi e risuona in aula come un clamoroso autogol quando, sulle domande dell’avvocato di parte civile Donatella Donati, Valerio Menenti pronuncia questa frase. Gli avvocati della difesa fanno obiezione, perchè quello che la Donati sta chiedendo è se il rapporto tra padre e figlio è cambiato dopo l’omicidio, visto che secondo Valerio lui era stato tenuto all’oscuro dal padre rispetto ai sui intenti “punitivi”. Il giudice su questo punto specifico si esprime definendolo “irrilevante”.

Ma il pm Duchini entra a gamba tesa, non lasciando che un varco così importante per l’accusa passi senza metterci un paletto di traverso e insiste sul teste chiedendogli il perché di quella frase (è chiaro che la questione si gioca sul fatto che Riccardo abbia agito o meno per impulso di un mandante, che per l’accusa è proprio Valerio). “Se mio padre è arrivato a fare una cosa del genere è perché il suo cervello è andato in tilt, cerca di correggersi Valerio e in suo aiuto arriva la difesa: “L’imputato voleva dire ‘spinto’, intendendo dalle situazioni pregresse”, ma parla di nuovo il giudice Mautone che chiude l’argomento: “Istigato significa un’altra cosa”.

L’INTERROGATORIO DI RICCARDO MENENTI

Poi di nuovo, come è stato per il padre che lo ha preceduto, l’argomento è caduto sugli spostamenti della notte dell’omicidio. Riccardo prima di lui aveva detto di aver spiegato alla moglie e al figlio di dire che sia lui che la moglie avevano dormito nel casale di Todi: Mio padre deve essersi sbagliato. A me non ha mai detto che dovevo dire che era stato a dormire a Todi”. “Allora perchè lei in interviste ai giornalisti disse esattamente quello?” Chiede il pm. “Non so rispondere alla domanda su chi mi disse ciò. Di certo era molto più ragionevole il fatto che mia madre avesse dormito a Ponte San Giovanni, con mia nonna invalida al cento per cento”. “Allora a maggior ragione – insiste il pm – perché disse Todi nell’intervista?”, e Valerio risponde: Forse feci di tutta un’erba un fascio e ho risposto per sentito dire”.

Ma Valerio quando ha saputo che il padre era coinvolto nell’omicidio?

Valerio (V) – “Mi dissero il legali che avevano trovato delle tracce di dna di mio padre nella scena del delitto e a me prese un colpo, mi sentii male e mi riportarono in cella. Quando sono tornato in cella ho guardato mio padre incredulo, avrei immaginato qualsiasi cosa tranne che mio padre potesse essere coinvolto in questa tragedia”. E poi ancora una volta Valerio smentisce il padre:

V- “Avevo le chiavi di entrambi i portoni a differenza di quanto detto da mio padre che sicuramente si è confuso, poi la riprese Julia e quella del portone sotto non l’avevo più”.

Lei ha mai picchiato Julia Tosti?

V- “No, litigi molti ma ho sentito usare termini come massacrata di botte e non è vero” A sentire Valerio problemi grossi nella relazione almeno fino a dicembre non c’erano.

V-  “Da dicembre dopo un grosso litigio per un mio tradimento non abitavamo più insieme però ci sentivamo e ci vedevamo quasi quotidianamente”. Nega anche di averla colpita al volto nel famoso episodio di “Piscille”, ammette però di avergli rotto il retrovisore della Smart.

V- “Quando Julia rimane senza benzina io le chiedo di seguirmi a studio dove trovare 20 euro per rimetterla. Poi lei sbrocca di nuovo e va va via a piedi a Ponte San Giovanni. La nostra storia è stata da aprile a dicembre, in seguito abbiamo anche dormito insieme ci vedevamo ma il rapporto non è mai più stato tranquillo”.

V- “Per Julia si vede che era normale raccontare che gli ex ragazzi erano sempre cattivi e le mettevano le mani addosso. Julia mi diceva di non voler dire al suo ex che ci eravamo messi insieme e mi disse che il suo ex le aveva fatto dei dispetti, delle ripicche”.

Lei ha mai detto a suo padre pensaci tu?

V- No

L’accusa a Julia. Poi Valerio nel rispondere alle domande della difesa dice: “L’unica cosa che mi è venuta in mente è che Julia abbia organizzato l’aggressione (riferendosi all’episodio in cui Alessandro lo ha picchiato sotto casa della ragazza) prima mi ha fatto andare li e poi ha chiamato Alessandro”.

Interrogato sui rapporti con Alessandro Polizzi:

“Ho conosciuto Alessandro a fine 2009 credo sia stato uno dei miei primi clienti (al negozio di tatuaggi, ndr). Era un ragazzo tranquillissimo. Veniva a trovarmi a studio e stava con una ragazza forse Lucia. Un grosso cambiamento lo vidi in lui più avanti dopo qualche mese, però mi ricordo che fece con la ragazza un viaggio in thailandia, quando tornò si lasciarono e dopo, da quello che so io tornò a frequentare persone di Ponte San Giovanni, faceva tatuaggi. Notai quel cambiamento anche nei tatuaggi che sceglieva, il primo era un piccolo squalo su petto, dopo tatuaggio con un tirapugni, poi ‘All cops are bastards’, non ero contento di fargli determinati tatuaggi. L’unico episodio che mi lasciò molto scosso è stato dopo la crociera con Julia, poco prima che io e lei andassimo a convivere, stavo disegnando e ho sentito il campanello. Era Alessandro, veniva spesso a trovarmi, però era molto sudato, agitato, rosso. Non capivo. Lui mi disse ‘non te lo posso dire, è successo un casino stanotte…’, mi disse se andavo dai cc con lui perché doveva sporgere denuncia per una macchina e se potevo dire che aveva dormito da me. A suo dire aveva avuto problemi con la macchina che aveva usato per andare in Spagna e ci aveva portato droga in Italia. Ale mi disse che Ardit (amico della vittima, ndr) prese la macchina, fece finta che gliel’avessero rubata allo scopo di tenere la droga e non dare merce a chi aveva finanziato questo viaggio. Tutto questo me lo disse Alessandro”.

La ferita alla testa. E rispetto alla ferita che Riccardo Menenti presentava sulla fronte il giorno seguente l’omicidio il pm chiede a Valerio cosa avesse pensato il giorno dopo quando il padre è arrivato con la fronte tagliata. Valerio risponde di essersi affidato a quello che il padre gli aveva detto e cioè che si era ferito con un ramo di ulivo. E il pm chiede quando come avesse lui pensato che il padre potesse essersi ferito potando ulivi: “Ma quando le avrebbe potate queste piante, di notte?”. 

In aula si tornerà il 19 gennaio, per un verdetto che dovrebbe arrivare nel mese di marzo.

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