Omicidio Bellocchio, legale famiglia Presta "premeditazione e violenza sistematica" - Tuttoggi.info

Omicidio Bellocchio, legale famiglia Presta “premeditazione e violenza sistematica”

Sara Minciaroni

Omicidio Bellocchio, legale famiglia Presta “premeditazione e violenza sistematica”

Per il Riesame il test sul minore "illegittimo e inutilizzabile", "l'omicida non poteva conoscerlo"
Dom, 27/12/2015 - 20:27

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Il Tribunale del Riesame lo scorso 15 dicembre si è pronunciato in merito alla richiesta di scarcerazione di Francesco Rosi, reo confesso per l’omicidio della moglie Raffaella Presta avvenuto il 25 novembre. I giudici hanno deciso che l’uxoricida deve rimanere in cella in quanto considerato “eccezionalmente pericoloso e può tornare ad uccidere, ammazzando persone che lo oltraggiano pesantemente o lo feriscono verbalmente”. “L’indagato – così si è pronunciato il Riesame– considera le persone a lui vicine oggetti di sua proprietà, oggetti di cui servirsi ed abusare e infine, se del caso, sbarazzarsi”. Pericolo di reiterazione del reato quindi ma non solo.

A parlare oggi, commentando le motivazioni del Riesame è l’avvocato Marco Brusco, componente del collegio di legali che tutela la famiglia di Raffaella Presta (insieme a Carlo Federico Grosso e Galasso). Brusco ha espresso “piena soddisfazione” per la decisione “il delitto si inserisce in un contesto di violenza sistematica perpetrata dal Rosi, di guisa che la premeditazione dell’omicidio appare altamente probabile”, spiega e poi affronta il tema tanto dibattuto dell’esame del Dna svolto sul minore, figlio della coppia, portato in aula dalla difesa di Rosi e del quale Tuttoggi ha scelto di non dare conto ai suoi lettori per non divulgare elementi che non fossero parte dirimente della connessa vicenda giudiziaria. Gli stessi giudici Narducci, Semeraro e Verola hanno motivato spiegando che quel test è stato eseguito in violazione di norme procedurali e che anche se fosse avvenuto nel rispetto di queste ultime l’esito dell’esame non avrebbe rilevanza nelle motivazioni che hanno portato al compimento del delitto, in quanto l’omicida non poteva conoscerlo.

E Brusco commenta così questa decisione: “Tranciante – ha aggiunto – è stata altresì la motivazione, in ordine all’acquisizione del Dna del minore, illegittima oltre che inutilizzabile da un punto di vista processuale (e in ordine alla quale stiamo valutando attentamente le iniziative da intraprendere a tutela del minore e della memoria della povera Raffaella ). Attendiamo serenamente, in ogni caso – conclude l’avvocato Brusco -, la fine delle indagini sebbene il quadro indiziario appaia già in questa fase granitico”.

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