Cronaca

Omicidio Bellini, Halan condannato a 30 anni di carcere | Il pm aveva chiesto l’ergastolo

Handriy Halan è stato condannato 30 anni di carcere per aver ucciso Sandro Bellini, l’operaio di 53 anni assassinato nel maggio del 2016.

È quanto stabilito dal giudice del Tribunale di Terni, Massimo Zanetti che, nel primo pomeriggio di oggi ha letto il dispositivo in aula, dopo il processo che si è svolto con rito abbreviato a carico del cittadino di nazionalità ucraina che, oggi, ha 44 anni. Il presidente del Tribunale ha riconosciuto nei suoi confronti i reati di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, danneggiamento e occultamento di cadavere; nel dispositivo è specificato inoltre che il colpevole dovrà versare la somma di 100mila euro alla sorella della vittima che si è costituita parte civile e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

L’accusa, sostenuta dal Pm titolare del fascicolo d’inchiesta, Tullio Cicoria, aveva chiesto la condanna all’ergastolo, ma alcuni capi d’accusa nei confronti dell’imputato, sono stati revisionati così come richiesto dai legali difensori Mattiangeli e Capaldini:  le accuse di omicidio premeditato e di incendio doloso sono state derubricate in omicidio aggravato (da futili motivi, ma non dalla crudeltà e dalla premeditazione) volontario, e in danneggiamento. Inoltre sono state riconosciute le attenuanti generiche per lo status di incensuratezza di Halan e per il comportamento mantenuto per la durata della vicenda giuridica.

Gli avvocati del cittadino ucraino sono pronti a ricorrere in appello, dove cercheranno di giocare il ‘jolly’ di una nuova perizia sul cellulare del loro assistito, che ha sempre sostenuto di non essere l’esecutore materiale dell’assassinio, ma solo il mandante. Halan, infatti, secondo la sua verità, avrebbe voluto ‘soltanto’ dare una lezione al Bellini (reo di aver avuto una storia sentimentale con la donna amata da Halan) per spaventarlo e di aver ingaggiato a questo scopo due cittadini stranieri conosciuti in un bar della città, ritenuti da Halan i veri responsabili dell’omicidio. Halan, però, non avrebbe mai fornito elementi utili agli inquirenti per identificare i due presunti aguzzini spediti per la ‘lezione punitiva’ che si è trasformata poi in tragedia.

Anche secondo la ricostruzione dei fatti da parte degli inquirenti ci sarebbero dei complici ancora da individuare, ma non ci sarebbero dubbi, dopo i riscontri ottenuti sui campioni del dna esaminati in laboratorio, che Halan, dopo aver attirato in un luogo isolato la vittima,  sia il principale responsabile dell’efferato delitto e che sia stato lui ad infliggere i 9 colpi mortali che hanno causato “lo sfacelo cranio-encefalico”, così come evidenziato dalla perizia autoptica eseguita sul cadavere di Bellini. Sempre secondo la ricostruzione degli agenti, l’omicida avrebbe poi incendiato l’auto dell’operaio per farne perdere le tracce e avrebbe cercato di occultarne il cadavere gettandolo nel fiume, forse, con l’aiuto di complici.