La Corte d’appello di Perugia ha assolto il somalo Hasci Omar Hassan dall’accusa di avere partecipato all’omicidio della giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin, a Mogadiscio nel marzo ’94. La sentenza “per non aver commesso il fatto” è arrivata al termine del processo di revisione. Omar Hassan si è sempre proclamato innocente, oggi è sancito che ha scontato in carcere ingiustamente 16 dei 26 anni che gli erano stati inflitti (attualmente era affidato ai servizi sociali). Oggi Hassan era in aula insieme alla madre di Ilaria Alpi, Luciana, che ha sempre sostenuto la sua estraneità al duplice delitto. In questi anni è sempre emersa con forza la determinazione di una madre che ha urlato l’innocenza dell’unico condannato per l’omicidio di Ilaria e Miran. Luciana e Hassan si sono abbracciati e hanno gioito insieme al pronunciamento della sentenza. Perchè i genitori di Ilaria hanno sempre dimostrato di volere trovare “il” colpevole e non “un” colpevole.
Ma il responsabile di quei delitti non è evidentemente mai stato individuato. Chi accusava Hassan (il teste Jelle, che ha dichiarato di aver parlato solo per poter lasciare il paese) lo ha poi indicato come innocente (e completamente estraneo ai fatti) e quelle morti rimangono dunque senza colpevole. “Se è vero che Hassan è stato condannato dobbiamo avere anche il coraggio di ammettere che possa essere innocente” e anche “Il quadro che si prospetta è sconvolgente. Serve verità, anche per rispetto delle vittime”, con queste parole il sostituto procuratore generale di Perugia Dario Razzi ha introdotto la sua richiesta di scarcerazione dell’imputato.
Il collegio presieduto dal giudice Giancarlo Massei ha dunque deciso di annullare la sentenza della corte d’Assise d’Appello di Roma, divenuta definitiva nel 2002 e nella quale Hassan era stato condannato a 26 anni per la morte della giornalista Rai e del suo operatore che insieme stavano raccontando la Somalia sconvolta da guerre civili e traffici illeciti, fino alla loro morte avvenuta a Mogadisco il 20 marzo del 1994.
Il deputato Walter Verini, capogruppo Pd in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati e amico della famiglia Alpi, oggi presente in aula ha così commentato: “Con la sentenza della Corte d’Appello di Perugia sul caso Ilaria Alpi viene fatta un po’ di luce confermando come dietro l’assassinio di Ilaria e Miran Hrovatin e in questi ventidue anni vi siano stati traffici loschi all’ombra della cooperazione internazionale, depistaggi e manovre di connivenza con questi traffici da parte di pezzi dello stesso Stato italiano. Hasci si è fatto sedici anni di galera per una falsa testimonianza manovrata da quegli stessi ambienti poi è stato riconosciuto innocente, come la famiglia Alpi aveva sempre pensato e saputo. Questo risultato è stato raggiunto innanzitutto grazie alla tenacia di Luciana e Giorgio Alpi (che ora purtroppo non c’è più) e all’impegno coraggioso della trasmissione “Chi l’ha visto” e della giornalista Chiara Cazzaniga che ha fatto luce sulla falsa testimonianza e sul depistaggio che ha portato finalmente a questo esito processuale. Oggi ho voluto essere a Perugia, insieme a Luciana Alpi. Per una vicinanza umana consolidata in tanti anni innanzitutto, ma anche per riaffermare un impegno: questa sentenza deve ora dare nuovo impulso alle indagini della Procura di Roma sul caso Alpi-Hrovatin. Vanno squarciati i troppi veli dì opacità, complicità, connivenze che stettero dietro i traffici illeciti di armi e rifiuti e che in questi anni hanno impedito quello che un Paese civile deve ottenere, per rispetto di Ilaria e Miran e per rispetto di se stesso: verità e giustizia”.