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Morte Simone Scerna, inchiesta archiviata | L’amarezza del padre

Redazione

Morte Simone Scerna, inchiesta archiviata | L’amarezza del padre

Famiglia e studio legale pensano a citare in giudizio civilmente la Provincia di Perugia per la sicurezza della Tuderte a Spoleto
Ven, 21/07/2017 - 10:22

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Archiviata l’inchiesta sulle responsabilità penali per la morte di Simone Scerna, il 25enne morto due anni fa sulla Tuderte, a Spoleto.

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Spoleto, dott.ssa Daniela Caramico D’Auria, accogliendo la richiesta del Pubblico Ministero titolare del caso, dott.ssa Michela Petrini, ha disposto l’archiviazione del fascicolo per omicidio colposo per la morte di Simone Scerna, non ravvisando profili di responsabilità penale in capo alla Provincia di Perugia e mettendo la parola fine al procedimento. Profonda amarezza e contrarietà viene espressa dai familiari del giovane spoletino, che confidavano in un epilogo ben diverso dopo l’argomentata istanza di opposizione proposta dal loro legale e la riserva sulla decisione formulata dal Gip nell’udienza del 6 giugno.

Simone, che aveva solo 25 anni ed ha lasciato anche una figlioletta, il 21 aprile 2015 stava rincasando sulla sua Audi A3 e procedeva sulla Provinciale 451 di Bruna, la Tuderte, quando, a pochi chilometri da casa, a Spoleto, ha perso il controllo dell’auto schiantandosi contro uno dei platani a bordo strada, che ha fatto anche da perno, provocando il ribaltamento della vettura nel fossato: una carambola fatale. Quella di Scerna però, è stata solo una delle tante tragedie consumatesi su quell’arteria, tristemente nota per la pericolosità e i tanti incidenti concausati dal manto stradale sconnesso – il 25enne potrebbe essere stato tradito da uno dei tanti avvallamenti – e dalla presenza ai lati della carreggiata di due filari di alti platani a breve distanza l’uno dall’altro, senza contare i due profondi fossati che scorrono poco più in là: un mix letale per chi sbanda.

La famiglia, per fare luce sui fatti e ottenere giustizia, tramite la consulente personale Daniela Vivian, si è rivolta a Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni genere di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini, che segue diversi sinistri simili ed ha anche studiato una causa pilota contro Friuli Venezia Giulia Strade, ente gestore di quella strada, per rendere giustizia a una giovane friulana, Alessandra Clama, in stato vegetativo dopo uno schianto contro un platano non protetto e a ridosso dal ciglio stradale: nel 2015 in Italia 127 persone hanno perso la vita in seguito a impatti contro un albero e 255 sono rimaste ferite.

Il collaborazione con Studio 3A, il penalista della famiglia ha presentato una memoria ex. art 90 cpp presso la Procura di Spoleto per chiedere al Pm di effettuare specifiche indagini, anche con una consulenza tecnica, per valutare eventuali responsabilità degli organi preposti della Provincia di Perugia, ente proprietario della Tuderte e dunque tenuto alla sua cura e manutenzione, e poi ha proposto opposizione alla richiesta di archiviazione del Pm. Nell’atto si dissentiva dalle conclusioni del magistrato, che non ravvisava “elementi di responsabilità, colposa o dolosa, in capo a terzi nella causazione del sinistro”, sostenendo invece che si potevano desumere le prove “di tale responsabilità, per il fatto di non aver correttamente manutentato la strada e non aver approntato tutti i sistemi di sicurezza che avrebbero potuto evitare, o ridurre, gli esiti letali della fuoriuscita di strada di Simone Scerna”. Due, in particolare, gli elementi di rischio evidenziati, determinanti nel decesso: il manto stradale dissestato e i filari di platani senza protezione. Nell’opposizione si ricordavano anche le norme che vietano di piantare alberature lateralmente alle strade o impongono distanze minime, sei metri, nella fattispecie non osservate, prescrivendo anche la protezione e la messa in sicurezza degli ostacoli fissi, tra cui gli alberi. Norme che dovevano conoscere anche gli uffici preposti della Provincia, se è vero che a solo un paio di km dal luogo del sinistro, in direzione Castel Ritardi-Spoleto, sono stati installati una serie di guardrail a protezione dei platani e diversi cartelli stradali di avvertimento della pericolosità della strada per l’alberatura sul ciglio. Presidi che invece mancavano dove Simone è deceduto: una lacuna che acuisce la rabbia dei familiari per una tragedia evitabile.

Ma secondo il Gip, per citare l’ordinanza, “la Provincia aveva predisposto la segnaletica verticale ed orizzontale indicando il limite di velocità di 70; il segnale di pericolo di strada dissestata; il segnale di pericolo di incrocio con pannello aggiuntivo “serie”. Me consegue che la posizione di garanzia da parte dell’ente proprietario deve ritenersi assolta, non potendosi ravvisare in capo allo stesso alcun profilo di colpa”: nessun accenno ai platani a ridosso della strada e alla mancanza dei guardrail.

Non c’è solo amarezza ma totale rigetto morale per queste conclusioni” commenta il papà, Massimo Scerna, che ha sempre chiarito di aver intrapreso questa battaglia non solo per rendere giustizia al figlio ma anche per sollecitare la messa in sicurezza della Tuderte ed evitare altre tragedie. “Su questa strada maledetta ci sono state decine di vittime, non si contano i mazzi di fiori attaccati ai suoi alberi. Non si capisce perché la Provincia ha messo i guardrail in alcuni punti e in altri no” continua il papà di Simone, evidenziando anche come l’Ente provinciale abbia implicitamente ammesso le gravi lacune “visto che dopo che li abbiamo chiamati in causa hanno iniziato alcuni interventi di messa in sicurezza, per quanto limitati alla ri-asfaltatura di alcune curve e al posizionamento di alcuni semafori, che peraltro non funzionano”. “Purtroppo – conclude amaro il genitore – questa è l’Italia: la giustizia italiana non ha gli attributi per fare luce sulle cose serie e nessun giudice ha il coraggio di andare contro l’Amministrazione Pubblica”.

Non è però detto che la battaglia finisca qui: Studio 3A e il legale della famiglia stanno valutando l’opportunità di chiamare in causa la Provincia anche in sede civile.

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