Cronaca

Minorenne morta dopo fuga da comunità, Piccolo Carro “la verità su Daniela”

L’indagine è ancora in corso ma le accuse più o meno velate già rimbalzano tra quelle che sembrano due parti contrapposte in una stessa vicenda che riguarda la scomparsa da una comunità di Bettona e la successiva morte di una ragazzina avvenuta ben 13 anni fa tra i boschi umbri. Solo pochi mesi fa la madre di Daniela Snajuan ha saputo che i resti trovati nel bosco nel 2013 erano di sua figlia. Elemento che ha riaperto la vicenda e anche il fascicolo sul tavolo del magistrato della procura perugina. Ma ad occuparsi della storia di questa 14enne è anche la trasmissione Chi l’ha Visto?, che nelle recenti puntate ha mostrato documenti che secondo il programma Rai dimostrerebbero irregolarità nella struttura ai tempi in cui ospitava Daniela.

Daniela Sanjuan, la struttura per minori di Bettona “non era autorizzata”

Piccolo carro respinge accuse. “Daniela Emilia Sanjuan è stata ospite, durante tutta la sua permanenza al Piccolo Carro, in strutture residenziali per minori sempre dotate di regolare autorizzazione al funzionamento”, così la Società Cooperativa Sociale Piccolo Carro, con sede legale in Bastia Umbra (PG), replica alle accuse. La verità è un’altra”, dicono dalla comunità, “innanzitutto, i documenti mostrati in diretta sono relativi ad una struttura sita in Bettona (PG) risalenti all’anno 2002 quindi antecedenti all’ingresso di Daniela al Piccolo Carro, avvenuto in data 27 gennaio 2003. Daniela venne dimessa da un’altra struttura del territorio campano il 27 gennaio 2003 e lo stesso giorno fu collocata al Piccolo Carro su provvedimento del Tribunale per i Minorenni di Napoli. La mamma, Anna Malvone, purtroppo, non fu ritenuta idonea a svolgere le funzioni genitoriali e la mancanza della figura paterna rese necessario un ingresso in ambiente comunitario. La scelta della struttura fu demandata ai Servizi Sociali del Comune di Sant’Agnello con tanto di regolare delibera dirigenziale”.

L’odissea di Daniela. La Cooperativa Piccolo Carro, che gestiva e gestisce tuttora diverse case di accoglienza, inserì Daniela presso la struttura denominata “L’isola che non c’è” sita in Ripa (PG), titolare di regolare autorizzazione al funzionamento rilasciata dal Comune di Perugia in data 3 aprile 2000 e a tutt’oggi autorizzata. “La signora Malvone – scrivono dal Piccolo Carro –  dopo alcuni mesi di permanenza della figlia, chiese che Daniela potesse fare un breve rientro temporaneo a casa, il quale venne concordato per il periodo 25 agosto – 1 settembre 2003. Anticipando ogni previsione, solo dopo 3 giorni, decise di riportarla in comunità per i continui diverbi fra madre e figlia che la stessa non riusciva a gestire. Dalla data del rientro al Piccolo Carro, avvenuto il 28 agosto 2003, la madre non ha più cercato la figlia per oltre un mese. Nella prima settimana del mese di ottobre 2003, Daniela fu trasferita presso la struttura residenziale denominata “La Ghianda” sita in Bettona (PG), anche questa regolarmente autorizzata al funzionamento dal Comune di Bettona in data 14 luglio 2003 e a tutt’oggi autorizzata”.

La sera della scomparsa. Ma ecco il racconto della Comunità sulla notte in cui Daniela scappò: La sera del 23 ottobre 2003, appena fu dato l’allarme della scomparsa di Daniela, furono immediatamente avvisati i Carabinieri, la Polizia Ferroviaria e le autorità competenti, come previsto dalla legge, mentre tutto il personale disponibile della Cooperativa (oltre 15 persone) si mise volontariamente alla sua ricerca. La signora Malvone fu avvisata della fuga di Daniela la mattina del 24 ottobre 2003, ma si presentò presso la comunità solo 3 giorni dopo, non partecipando alle ricerche nella zona che si protrassero per diverso tempo”.

Il Piccolo Carro replica anche in merito all’allontanamento volontario di Daniela dalla comunità “La Ghianda”. La Cooperativa scrive che “Le comunità non possono essere delle carceri e, per quanto opportunamente presidiate, possono occasionalmente presentarsi degli allontanamenti. Sin dal 1996, la Cooperativa Piccolo Carro gestisce diverse strutture residenziali adibite all’accoglienza (attualmente sono 5, tutte situate nel territorio perugino), nelle quali vengono collocati ragazzi in difficoltà su individuazione dei Servizi Sociali territoriali e su provvedimento dei vari Tribunali per i Minorenni dislocati nel territorio nazionale. In questi 20 anni di attività, la Cooperativa ha ospitato circa 700 ragazzi dagli 8 ai 21 anni, provenienti da tutta l’Italia, i quali hanno completato il percorso educativo e psicologico con pieno soddisfacimento da parte degli Enti committenti. La stessa ha all’attivo oltre 80 dipendenti e 20 collaborazioni con professionisti esterni; la retta pertanto è adeguata anche in funzione dei numerosi servizi offerti e della qualità delle strutture ospitanti”.

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