Minimetro, lascia o raddoppia? Magari cambia pelle - Tuttoggi.info

Minimetro, lascia o raddoppia? Magari cambia pelle

Massimo Sbardella

Minimetro, lascia o raddoppia? Magari cambia pelle

Italia Nostra insiste: sostituiamolo col tram-treno. Intanto, un socio presenta il conto per uscire: 5,7 milioni di euro. Tegola sulla vendita
Mer, 28/03/2018 - 17:01

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Il brucomela cambia pelle e diventa tram-treno. Un mezzo, cioè, capace di camminare indistintamente sui 250 km della rete ferroviaria umbra (compresi quelli dell’ex Fcu) e sui 5 km di binari tramviari di Perugia. Da costruire, questi ultimi, con una spesa stimata di 150 milioni di euro, attraverso un prolungamento dei binari della stazione S. Anna sino a Piazza Partigiani, per proseguire verso Porta Conca (zona universitaria) e scendere alla stazione di Fontivegge. Un percorso nel cuore di Perugia che, appunto, potrebbe compiere il tram-treno. Passando sotto i rossi binari del Minimetro che, suggeriscono gli ambientalisti, potrebbe diventare una via pedonale per passeggiate e jogging tra moderne opere d’arte e fiori, come la newyorkese High Line.

Una soluzione da libro dei sogni? Italia Nostra Perugia e Comitato ultimo treno ritengono di no ed in un convegno alla Stranieri hanno presentato il progetto alla città (presente il sindaco Romizi). Portando gli esempi delle realizzazioni di tram-treno più interessanti in Europa (da Karlruhe ad Aarhus), ma anche ipotizzando tempi e costi di realizzazione e sostenibilità economica futura di un progetto calato a Perugia e in Umbria. Perché il tram-treno viene presentato come metropolitana regionale, non solo come una questione solo perugina. E per questo, accanto al patrocinio del Comune di Perugia, i promotori del convegno hanno chiesto e ottenuto anche quello della città di Assisi.

Del resto, fu così anche per il Minimetro, per il quale, ancora oggi, si chiede che la comunità regionale contribuisca ai suoi costi, visto che tanti umbri, per ragioni professionali o per sbrigare incombenze burocratiche, sono costretti ogni giorno ad arrampicarsi sull’acropoli del capoluogo regionale. E anche quando fu presentato il progetto del Minimetrò qualcuno ne mise in dubbio la realizzazione effettiva.

Poi, con il sottosuolo perugino già abbondantemente sventrato ed i rossi binari installati, il Comitato del no puntò tutto sul rumore che, si diceva, avrebbe fatto diventare pazzi, causa ultrasuoni, i residenti lungo il percorso.

“Se vuoi conoscere la verità, segui i soldi” è una delle più efficaci regole investigative. E allora, più che il fischio sottile, per fermare il “Brucomela” si doveva cercare di prevedere quanti soldi, in entrata e in uscita, avrebbe trasportato sulle spalle dei perugini quest’opera avvenieristica e impegnativa. I soldi, appunto. Quelli che hanno spinto Palazzo dei Priori a mettere in vendita il proprio 70% di quote della Minimetro, destinate, salvo sorprese, a Busitalia, che da queste parti ha già fatto spesa.

Ma mentre Italia Nostra e Comitato ultimo treno proponevano di cambiar pelle al Brucomela, trasformandolo appunto nella verde farfalla tram-treno, ecco che una mela, avvelenata stavolta, è stata lanciata all’interno della compagine societaria della Minimetro. Umbria Domani soc. coop. a r.l., che detiene il 14,5% della Metro Perugia soc. coop. a r.l. proprietaria del 30% della Minimetro (il resto, appunto, è ancora in mano del Comune di Perugia) vuole uscire dalla partita e presenta il conto del mancato decollo del business previsto quando si partì, nel 2007: 5 milioni e 700mila euro.

Nel contratto con il quale si concedeva a Umbria Domani la costruzione, gestione e manutenzione delle aree direzionali e commerciali del terminal di Pian di Massiano era infatti allegato un piano economico finanziario che, a distanza di dieci anni, si dimostra ben lontano dall’essere raggiunto, a causa di un effettivo flusso di passeggeri notevolmente inferiore. Per i legali di Umbria Domani, la causa del flop va ricercata nella mutata strategia di Palazzo dei Priori, che ha relegato il terminal di Pian di Massiano in un ruolo marginale rispetto a quello inizialmente ipotizzato.

L’amministrazione Romizi si trova a doversi difendere da una posizione in cui l’hanno messa i suoi predecessori. Da una parte, dunque, ammette che i numeri sono inferiori rispetto al flusso prospettato e sottolinea che quel progetto non s’aveva da fare. Ma allo stesso tempo si è premunita di un parere legale per evitare di dover sborsare la propria consistente fetta dei 5,7 milioni richiesti da Umbria Domani.

La società cooperativa non ha trascinato la Minimetro in giudizio, ma all’assemblea dei soci di lunedì ha chiesto che il contenzioso venisse risolto con un ricorso all’arbitrato, previsto nella convenzione. Insomma, ha provato la via breve, per incassare una cifra, anche minore (ma comunque importante), prima che il pacchetto di maggioranza passi di mano. Ma i soci hanno detto no, gettando la palla nel campo avversario. E il Comune, per ora, si è salvato.

Certo, qualora venisse aperto un formale contenzioso (per una cifra che, a quel punto, tra interessi e spese legali supererebbe i 6 milioni di euro), se ne dovrebbe necessariamente tener conto nella trattativa per la vendita del 70% della Minimetro in mano al Comune. Understand, torzone?”.

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