C’è una lucina in fondo al tetro tunnel che attanaglia il fallimento della ex Industrie Minerva. Con la prima gara andata deserta e la seconda (prevista per il prossimo 18 ottobre) che dovrebbe avere egual sorte, è arrivata una proposta da una azienda di Milano che ieri ha chiesto e ottenuto di incontrare le parti sociali. Con le categorie metalmeccaniche c’era anche il curatore fallimentare, il ragionier D’Agata, la cui presenza ha lasciato qualche dubbio fra i rappresentanti dei lavoratori. Non trapela molto sull’incontro anche se è certo che l’azienda lombarda ha lasciato una copia della proposta di Piano Industriale alla triplice. Documento che ora è al vaglio di Adolfo Pierotti (Film Cisl), Francesco Giannini (Fiom) e Umbro Conti (Uilm).
Intanto in redazione è arrivata la critica di alcuni operai che prendono le distanze dal collega che in questi giorni era intervenuto sulle colonne di un quotidiano locale parlando a nome dei dipendenti della Minerva. L’uomo avrebbe in sintesi approvato l’operato del curatore. “Innanzitutto non è assolutamente vero che ci rappresenta – dicono i colletti blu di Santo Chiodo – e poi, per quel che ci riguarda, non siamo affatto soddisfatti di come stanno andando le cose. Qui è in gioco il nostro posto di lavoro e la nostra stessa vita”.
Nel frattempo, dopo l’entrata in scenda della azienda milanese, si è rimesso in moto anche qualche altro industriale del comprensorio che avrebbe ripreso dei contatti con i sindacati. Ma ancora una volta è troppo presto per sapere se qualcuno riuscirà davvero a salvare la storica azienda spoletina.