Distribuire e accogliere i migranti, in maniera ‘equa e sostenibile’, su tutti gli 8mila comuni italiani, compresi i 92 umbri. È questo, in sintesi, l’obiettivo del Piano nazionale di riparto dei migranti, che prevede l’adesione volontaria da parte dei Comuni, lanciato d’intesa da Ministero dell’interno e Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) e presentato a Terni, nel corso del convegno ‘Accoglienza diffusa modello di governance locale’.
Nel corso dell’incontro, a cui hanno preso parte numerosi soggetti coinvolti nel Piano, sono stati forniti i dati dell’accoglienza in Umbria, con la provincia di Perugia che ospita 2.365 immigrati, 240 con i progetti Sprar e gli altri 2.125 in centri di assistenza temporanea, e quella di Terni che ne ospita 819, di cui 204 con il sistema Sprar e 615 in strutture temporanee. Nella regione, progetti Sprar sono stati attivati da 11 Comuni (Perugia, Gubbio, Panicale, Foligno, Todi-Marsciano, Castel Ritaldi, Spoleto, Massa Martana, Terni, Montefranco e Narni) e interessano 444 persone di cui 29 minori non accompagnati e 11 con disagio mentale o disabilità.
“L’obiettivo – ha ricordati De Rebotti – è di trasformare tutta l’accoglienza in Sprar. Questo sistema, infatti, prevede convenzioni ben precise e con una durata e, soprattutto, riesce a integrare le persone e a non lasciarle sole. È, senza dubbio, una risposta più efficiente alla situazione emergenziale che c’è adesso”.
“Grazie al Piano – ha affermato il prefetto Cannizzaro – riusciremo a ripartire tra più soggetti, e in maniera più sostenibile, un carico che oggettivamente può essere pesante. L’Umbria ha retto splendidamente all’emergenza di questi anni grazie al suo sistema di ospitalità diffusa e ciò ha consentito di conservare i territori da ogni impatto negativo. Bisogna proseguire su questo percorso vincente, superare qualche perplessità ed estenderlo”.
Sacrifici umani, stati di schiavitù, persecuzioni
Ma le storie dei migranti meritano di essere raccontate. L’unica speranza per ottenere lo status di rifugiati e soggiornare regolarmente in Italia è che la propria versione venga creduta. Omosessualità, religione, politica. Sono i tre filoni maggiormente invocati nelle audizioni che decidono il loro destino e parlano di oppressione e per i quali il tribunale civile deve stabilire l’ammissibilità. Un ragazzo di 25 anni arrivato dalla Nigeria riferisce una storia agghiacciante.
“Mio padre era un capo villaggio che svolgeva riti satanici Juju. Dopo la sua morte avrei dovuto prendere il suo posto – si legge nel verbale – svolgendo riti religiosi inumani ed orribili. Io sono cristiano. Avrei dovuto eseguire il sacrificio di un neonato una volta all’anno. Essendomi rifiutato la comunità riteneva di essere stata oggetto di maleficio e mi dissero che avrebbero dovuto sacrificarmi. Mi hanno rapito e portato nel luogo di culto e mi hanno legato mani e piedi. Mio cugino mi ha liberato di nascosto e sono fuggito. In seguito alla mia fuga mia madre e mia sorella hanno dovuto lasciare la loro casa e trasferirsi”.
Così come la storia del figlio di un contadino con i raccolti martoriati dalle alluvioni, arrestati perchè non riuscivano a pagare i debiti fatti per acquistare le sementi, “pagando una somma di denaro alla polizia, il nostro creditore ci ha condotto via e ci ha portato a casa sua. Qui abbiamo lavorato per circa tre mesi mangiando poco e lavorando tanto. Una sera sono scappato. Se torno indietro le autorità mi consegneranno di nuovo ha lui. Lo hanno già fatto una volta”.
C’è anche un insegnante che racconta di aver subito tre giorni di maltrattamenti in carcere dopo uno scontro tra forze dell’ordine e studenti a Brikama in Gambia, inoltre suo padre era già stato arrestato per cospirazione, “è stato lui – racconta – a farmi lasciare il paese perchè sia io che lui ci eravamo messi contemporaneamente nei guai contro il governo”.
Non tutte queste storie vengono credute. Altre si. Ce ne sono alcune tra le istanze accolte che portano a prova di quanto subìto le fotografie delle cicatrici delle frustate ricevute, della violenza da cui si è fuggiti. Ci sono i racconti delle persecuzioni politiche e religiose.