Migranti, in Umbria sono 1.515 | Barberini, "in linea con la media nazionale" - Tuttoggi.info

Migranti, in Umbria sono 1.515 | Barberini, “in linea con la media nazionale”

Alessia Chiriatti

Migranti, in Umbria sono 1.515 | Barberini, “in linea con la media nazionale”

906 a Perugia, 245 a Terni | 18 le richieste di asilo accettate | Tutti i numeri dell'accoglienza profughi
Mer, 16/09/2015 - 18:42

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Sono 1.515 i migranti in Umbria registrati all’8 settembre scorso: i profughi richiedenti asilo, per la precisione, ammontano a 906 nella provincia di Perugia e 245 a Terni, da sommare ai 364 ospitati in strutture Sprar (Sistemi di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). E’ quanto ha riferito l’assessore regionale alla Coesione sociale e Welfare della Regione Umbria, Luca Barberini, questa mattina nel corso di una riunione congiunta, a Palazzo Cesaroni, della prima e terza commissione, presiedute da Andrea Smacchi ed Attilio Solinas. Numeri che non hanno nulla di allarmante, se si pensa che si configurano in linea, a livello percentuale, con la media nazionale, e che la potenzialità di accoglienza assegnata dal ministero per il cuore verde d’Italia è di un massimo di 1.932 persone (1,65 per cento della quota nazionale). Un altro dato interessante emerso durante la seduta riguarda la provenienza dei profughi presenti un Umbria, che, censiti, provengono principalmente dal centro Africa e dai paesi dell’Asia mediorientale.

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Sul tavolo si è discusso dell’accoglienza dei profughi, delle politiche e degli strumenti di gestione dei flussi dei migranti a livello regionale. L’assessore Barberini ha comunque rimarcato come i numeri siano estremamente fluttuanti, in considerazione che arrivi e partenze dalle strutture Sprar, decisi dalle prefetture, sono continui.
Nell’ultimo periodo, l’apposita commissione interregionale (Umbria e provincia di Arezzo) formata dalle rispettive prefetture, questure ed organizzazioni internazionali che si occupano di rifugiati politici, su 469 domande di asilo politico ne ha accettate 18, mentre 16 richiedenti hanno visto riconosciuta la protezione sussidiaria. Per 100 domande è stata riconosciuta la protezione umanitaria. Il resto delle istanze è stato rigettato (42 per irreperibilità).
L’assessore Barberini – prosegue la nota – ha spiegato che la governance dell’operazione accoglienza è affidata al ministero dell’Interno che si avvale, territorialmente, delle prefetture, della Regione, dei Comuni, quindi dell’Anci, del Terzo settore.
La Regione svolge il suo ruolo politico coinvolgendo nelle scelte le amministrazioni locali con l’obiettivo di coniugare l’accoglienza con l’integrazione.
La nostra scelta – ha detto Barberini – è di evitare grandi hub. Su piccoli numeri si può agire con più facilità. L’integrazione viene perseguita attraverso un protocollo condiviso con l’Anci, Comuni, Regione che prevede, per i profughi ospitati, la possibilità di mettersi a disposizione attraverso un volontariato sociale che prevede attività inerenti la manutenzione del verde, dei parchi pubblici, cimiteri, piccole opere pubbliche in genere. Per questo sono stati necessari strumenti assicurativi definiti con Inail”.
Il riconoscimento di rifugiato politico viene deciso a livello regionale o extraregionale da una commissione formata dalle prefetture, questure ed organizzazioni internazionali che si occupano di rifugiati politici. Quella per l’Umbria e la provincia di Arezzo si riunisce due volte la settimana. Alle associazioni che gestiscono l’attività rispetto alla seconda fase dell’accoglienza (Sprar), selezionate dalle prefetture, viene riconosciuta una retta giornaliera per profugo (circa 35 euro) che va a coprire le spese per il vitto e l’alloggio, visite mediche (ticket sanitari), altri servizi tra cui l’insegnamento della lingua italiana.
Il profugo dispone direttamente di 2,5 euro giornalieri. La spesa per la seconda accoglienza (Spra) è coperta per l’80 per cento da fondi extraregionali, per il 20 per cento da fondi derivanti da enti locali e da altri soggetti attuatori (Fondazioni, ecc.) Per quanto attiene all’uso di strutture da adibire a Sprar, quelle attualmente utilizzate sono di proprietà delle stesse associazioni o degli enti locali. La Regione sta valutando la possibilità di mettere a disposizione una parte del proprio patrimonio immobiliare (quello non inserito nel piano di valorizzazione e non oggetto di vendita), già idoneo a questo uso senza spese aggiuntive. Rispondendo alle domande dei commissari presenti alla riunione, che hanno toccato vari ambiti del fenomeno, tra i quali, soprattutto, quello legato alla sanità, Barberini ha precisato che “il profugo viene visitato per la prima volta subito dopo l’arrivo in Italia. Un secondo controllo viene poi effettuato a livello regionale. Il profugo viene iscritto al sistema sanitario regionale ed in caso di necessità di visite specialistiche, oltre a rispettare le liste di attesa (in base alla gravità della patologia) come ogni altro cittadino paga regolarmente i ticket previsti”.

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