Circa 60mila euro. A tanto ammontano i crediti relativi al servizio di mensa scolastica per l’anno appena trascorso vantati dal consorzio Abn, concessionario per conto del comune di Spoleto. Un dato importante non solo dal punto di vista finanziario ma anche da quello più prettamente didattico perché per la prima volta dopo l’adozione del nuovo regolamento, approvato dal consiglio comunale nel febbraio 2013, chi non sarà in regola con il pagamento non potrà iscrivere i figli al tempo pieno nell’anno scolastico successivo.
“Incontro” alle famiglie – A meno che non abbia regolarizzato la propria posizione entro il 15 di luglio, come indicato nella lettera inviata i primi del mese direttamente dall’Abn. Non è dato sapere al momento quanti abbiano rispettato le disposizioni e quanti, ad oggi, risultino invece ancora nell’elenco dei morosi. Fonti non ufficiali affermano comunque che solo una piccola parte del debito è stata saldata. L’amministrazione comunale, molto sensibile ai bisogni dei più deboli, sembrerebbe comunque intenzionata a venire incontro alle famiglie che hanno delle difficoltà oggettive a sostenere i costi, sia consentendo la rateizzazione dei debiti sia concedendo una ulteriore proroga, probabilmente fino al 31 luglio. Non è escluso però che tra i non paganti si nasconda qualche furbetto, magari della cosiddetta “Spoleto bene”.
Passaggio di consegne – Non va dimenticato, inoltre, che l’amministrazione comunale paga già in toto i pasti di coloro che abbiano un indicatore Isee inferiore ai 3mila euro, oltre a garantire contributi in misura variabile per tutti gli utenti paganti, anche per la tariffa massima. Fino all’anno scorso era lei stessa a farsi carico di saldare ad Abn i debiti degli utenti morosi, con perdite di decine di migliaia di euro, con questo nuovo sistema invece è il consorzio ad assumersi il rischio d’impresa.
Riscossione coattiva – Logico che in uno scenario simile la riscossione coattiva dei crediti diventi imprescindibile per in consorzio di cooperative che non può permettersi di “rimettere” 60mila euro in un solo anno scolastico. Un simile ammanco rischierebbe di far impantanare l’intero progetto o, peggio ancora, di compromettere dei posti di lavoro.
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(Ha collaborato Carlo Ceraso)