Mama boys, 13 arresti a Perugia / Il supermercato della droga e dello spaccio - Tuttoggi.info

Mama boys, 13 arresti a Perugia / Il supermercato della droga e dello spaccio

Alessia Chiriatti

Mama boys, 13 arresti a Perugia / Il supermercato della droga e dello spaccio

Guerra tra spacciatori per il controllo della piazza / Eroina, cocaina, hashish e marijuana vendute anche a minorenni
Mer, 25/02/2015 - 15:16

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Lo spaccio a Perugia migra e cambia forma: il fatto arriva con la conferma dell’ultima operazione della Polizia di Perugia, denominata “Mama Boys”. La droga dunque continua a scorrere per le strade del capoluogo umbro, ma non si tratta di quella “parlata” e richiesta al pusher al telefono: parliamo della droga filmata, spacciata per strada, a ogni ora del giorno e della notte, anche ai minorenni. A tenere in piedi le fila dello spaccio erano nigeriani, perlopiù richiedenti asilo, che vendevano cocaina, marijuana, hashish ed eroina sia all’ingrosso che al dettaglio, nella zona della stazione Fontivegge, usando come copertura l’African shop mama, un locale di prodotti etnici trasformatosi in un vero e proprio supermercato di stupefacenti. Al termine dell’indagine, che ha preso il via ad ottobre dello scorso anno, effettuata tramite intercettazioni, pedinamenti e telecamere di videosorveglianza, sono state emesse 24 ordinanze di custodia cautelare.
La copertura – I pusher si sentivano sicuri di loro, e non si erano resi conto di essere filmati o controllati: solo a volte volgevano il proprio volto verso il muro, facendo attenzione a non esser fotografati. Ad occuparsi dello spaccio erano dunque non più solo i maghrebini, ma anche nigeriani. La piazza antistante al locale era così finita in un degrado allucinante: ai più, tanto che se ne parlava anche sui social network, non sarà sfuggito come ultimamente la droga non fosse più di tanto spacciata in centro storico “dai maghrebini sulle scalette del Duomo”. E invece, lo spaccio, come detto, aveva cambiato forma, migrando dalla Canapina alla Verbanella, verso altre zone di Perugia. Sono stati, inoltre, gli stessi commercianti e cittadini a denunciare quanto stesse accadendo.
I richiedenti asilo – Se dunque i nigeriani erano famosi a Perugia, per ciò che riguarda la droga naturalmente, per vendere gli stupefacenti all’ingrosso, ora si occupavano anche dello spaccio al dettaglio, scegliendo come luoghi sottopassi e piazze famosi per i fatti di cronaca nel capoluogo umbro. Pusher, ganci e sodali erano arrivati a Perugia da poco, dall’Africa centrale, ed erano in Italia come richiedenti asilo. Di certo avevano avuto anche la possibilità di arrivare nel capoluogo grazie ad un gancio, attraverso una sorta di mutuo soccorso e di reciproca sussitenza tra loro. Ad esser fermati, arrestati e ricercati erano soggetti conosciuti alle forze dell’ordine non solo per questa operazione, ma anche per altri fatti di cronaca. Si camuffavano indossando un vestito sempre diverso, cappucci e cappelli per la testa, sciarpe. Il tutto rendeva molto più difficile l’identificazione.

Una grande squadra mobile – Per l’operazione è stata messa in piedi una “grande squadra mobile”, grazie alla sinergia tra la polizia scientifica di Roma e di Perugia, che si sono occupate anche dell’installazione delle telecamere in zone sensibili, gli agenti delle squadre mobili di Viterbo e Ancona, il reparto prevenzione e crimine, in particolare per ciò che riguarda gli arresti di oggi. Attività ibrida, non solo intercettazioni, ma anche più invasiva con telecamere. La difficoltà era attuare l’ambientale all’interno del supermercato. Fondamentale l’installazione delle telecamere per portare a buon fine gli arresti.

Le intercettazioni – Importantissime ai fini dell’operazione anche le intercettazioni:

“quando vengono i magrebini a prendere la roba, se vi fanno vedere un coltellino o una bottiglia voi scappate e gli lasciate tutto senza sapervi difendere..”
“e ora che è morto Peter noi siamo tutti finiti in vergogna. Lui si sapeva difendere”.

Così gli agenti hanno potuto comprendere il legame tra la proprietaria del locale, unica italiana, e i nigeriani che campeggiavano fuori. Tra loro c’era un importante sodalizio: la donna si lamentava della presenza di altri spacciatori, magari sul resto del suolo perugino, che minacciavano di “rubare” lo spaccio al loro supermercato della droga. Inoltre, erano gli stessi “acquirenti” ad entrare all’interno del negozio e ad acquistare la droga, nascosta nel locale.
Gli arresti – Le indagini hanno interessato una 30ina di indagati, poi diventati 24, destinatari ora di custodia cautelare in carcere. Delle ordinanze ne sono state concesse 13 tra carcere e obblighi di espulsione, anche se per ora sono dietro la sbarre solo in 10. Gli espulsi sono già in viaggio verso il centro identificazione di Bari, in attesa della convalida del giudice: solo a quel punto prenderanno il via verso i loro paesi di origine.

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